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lauretta venerandoIl giornalista: "Oggi una bellissima giornata per la libertà di stampa"
di AMDuemila
Il tribunale di Ragusa ha condannato il boss Venerando Lauretta a un anno e sei mesi per minacce, con l'aggravante del metodo mafioso, nei confronti del giornalista Paolo Borrometi. E' stata dunque accolta la richiesta della pm della Direzione distrettuale antimafia di Catania, Valentina Sincero. Contestualmente la Corte ha disposti risarcimenti da liquidarsi in separata sede per le parti civili, e pagamento delle spese per ogni patrocinatore per 1.500 euro ciascuna oltre accessori.
Durante la requisitoria il pm aveva sottolineato come "nei testi dei messaggi ci sono riferimenti individualizzanti dell'imputato". "Se il Lauretta avesse voluto dimostrare la sua estraneità - ha aggiunto il pm prima di chiedere la condanna - avrebbe potuto farlo attraverso gli strumenti di legge per disconoscerli o segnalare un utilizzo anomalo o non autorizzato del suo profilo". Le minacce, secondo il pm avrebbero avuto una chiara connotazione riferibile all'aggravante contestata, quella del metodo mafioso: "Per numerosa giurisprudenza l'aggravante non risiede nella prova dell'appartenenza ad un clan ma rileva il fatto che comunque la condotta si sia esercitata in contesto tradizionalmente interessato da organizzazioni di stampo mafioso e Vittoria lo e' storicamente". Il magistrato ha anche ricordato che Venerando Lauretta ha una condanna per 416 bis divenuta irrevocabile e che "attesta l'inserimento in una organizzazione stiddara facente capo ai Carbonaro Dominante, il che e' ulteriore tassello per aggravante contestata".
Borrometi ha commentato così la sentenza: "Oggi penso che sia una bellissima giornata per la libertà di stampa. La condanna del boss Lauretta che segue quella di Francesco De Carolis e di Giambattista Ventura, rappresenta la testimonianza che nessun clan e nessun boss mafioso può rimanere impunito quando minaccia un giornalista. Ritengo che la condanna, riconosciuta anche l'aggravante mafiosa, così come era accaduto per il siracusano De Carolis, sia un precedente importante e che costituisca la vera vittoria non tanto mia ma di tutti i cittadini che tramite i miei articoli e quelli dei tanti colleghi che vengono minacciati ogni giorno, hanno la libertà di essere informati". "Un ultimo pensiero - ha concluso Borrometi - lo voglio rivolgere grato alle forze dell'ordine che mi sono state sempre accanto e alla Procura distrettuale antimafia di Catania che, lo voglio ricordare, appena qualche mese fa ha scoperto l'attentato che stavano organizzando con una autobomba contro me e la mia scorta". Alla lettura della sentenza erano presenti anche le parti civili: l'avvocato Vincenzo Ragazzi per Borrometi e in sostituzione di Nino Caleca per l'Ordine regionale dei giornalisti, Roberto Lobelli per la Federazione nazionale della Stampa, Fabrizio Cavallo ed Enrico Trantino per l'Ordine nazionale dei giornalisti e l'avvocato Sidoti in sostituzione di Vito Cultrera per il Comune di Vittoria.

Fonte: ANSA

Foto tratta da La Spia

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