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alpi ilaria spiaggia effConcessi altri 180 giorni per nuovi accertamenti
di AMDuemila
Il Gip di Roma, Andrea Fanelli, ha rigettato la richiesta di archiviazione delle indagini sul duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi il 20 marzo di 24 anni fa a Mogadiscio. Decisione che arriva a pochi giorni dalla morte della madre di Ilaria, Luciana che ha tanto lottato per rendere giustizia a sua figlia.
Il giudice delle indagini preliminari ha disposto 180 giorni per proseguire gli accertamenti. Meritano un approfondimento le intercettazioni dei due somali - ha motivato il gip - realizzate nell’ambito di un procedimento della Dda di Firenze, dove un titolare di un money transfer sosteneva che gli autori dell’agguato fossero 'militari italiani'. Intercettazioni, che secondo la pm Elisabetta Ceniccola non avrebbero alcuna rilevanza, non rappresentando “uno spunto solido per avviare nuovi accertamenti”. Diversamente la pensavano i legali della famiglia Alpi, l'avvocato Giovanni D'Amati e l'avvocato Carlo Palermo, che hanno chiesto invece al giudice di disporre nuovi accertamenti.
Oltre a questo, il gip ha chiesto di verificare se il contingente italiano fosse ancora presente a Mogadiscio il giorno dell’agguato. Il giudice ha poi disposto l’interrogatorio di una fonte, citata in un rapporto del Sisde, che aveva indicato alcuni dettagli sui mandanti, sul movente dell’omicidio e il traffico di armi. Ad oggi quel nome è rimasto in completo riserbo, con l'opposizione alla desecretazione dell’identità del testimone da parte dei diversi direttori del servizio dal 1995 in poi.
Per il caso Alpi-Hrovatin sono stati fatti ben tre processi e una Commissione d'inchiesta parlamentare per cercare di accertare la verità su quel terribile duplice omicidio.
Il somalo Hashi Omar Hassan è stato arrestato e condannato a 26 anni di carcere, ma già nella sentenza del processo di primo grado, che chiedeva l'assoluzione, veniva indicato come un capro espiatorio. Ad ottobre 2016 infatti, dopo l'ammissione di falsa testimonianza del suo accusatore “Gelle”, Hashi Omar Hassan è stato liberato, riconoscendo la sua innocenza. La tesi che si è fatta strada in questi anni è quella di un attentato premeditato per bloccare le inchieste che la giornalista del Tg3 stava conducendo su un coacervo di traffici illeciti di armi e rifiuti, scomode anche per l’Italia. Una tesi però che sembra difficile indagare.
Adesso, sarà la procura romana che, nei prossimi sei mesi, dovrà cercare nuove risposte ai numerosi interrogativi, ad oggi irrisolti.

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