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bologna 2agosto bigdi Antonella Beccaria
No alla riproposizione della pista palestinese e all'audizione di Carlos, il terrorista Ilich Ramírez Sánchez al momento detenuto in Francia. Sono due delle decisioni prese dalla Corte d'assise presieduta da Michele Leoni a conclusione della seconda udienza nel processo a Gilberto Cavallini, l'ex neofascista accusato di concorso nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Sì invece ai testi dei pubblici ministeri e delle parti civili, con l'esclusione dei neri Fabrizio Zani e Roberto Fiore, attuale leader di Forza Nuova.
Partendo dalla cosiddetta "pista palestinese", l'indagine, archiviata nel 2015, è stata "esaustiva", ha detto il presidente Leoni dando lettura all'ordinanza scaturita dalla seconda camera di consiglio. Una "indagine che non ha trascurato nulla" e per questo "non ci sono elementi per assumere altre prove istruttore o sentire testimoni". Comprese presunte conoscenze del venezuelano Carlos, già condannato all'ergastolo e sotto processo d'appello per un attentato avvenuto a Parigi nel 1974.
Sulla sua presenza avevano insistito i legali della difesa di Cavallini, gli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini. Il motivo: Carlos, militante palestinese, aveva detto di avere informazioni sul massacro di Bologna (85 morti e oltre 200 feriti), ma aveva aggiunto di temere per la propria incolumità. Dunque chiedeva di essere sentito in sicurezza in Italia. "La pista palestinese l'avevo bocciata anche io", ha detto l'avvocato Bordoni a fine udienza, "ma valeva la pena di sentire il capo del terrorismo internazionale". Secca la risposta di Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione tra i familiari delle vittime: "La Corte d'assise ha deciso di non perdere altro tempo".
Soddisfatto l'avvocato di parte civile Andrea Speranzoni per l'ampio accoglimento della propria lista testi. Partiamo dagli esclusi. Oltre a Zani e a Fiore, non saranno sentiti i feriti e i familiari dei deceduti nell'attentato del 2 agosto 1980, "ma per loro parleranno le perizie medico-legali e i certificati sanitari. Per il resto ci concentreremo su conoscenze acquisite negli ultimi 15 anni anche in altri procedimenti". C'è invece attesa per i testimoni ammessi.
Tra questi ci sono i tre condannati in via definitiva per la strage alla stazione, Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, tutti appartenenti alla formazione di estrema destra dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari). Per l'accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Enrico Cieri, Antonello Gustapane e Antonella Scandellari, Cavallini avrebbe fornito loro supporto logistica a Villorba di Treviso e una patente di guida falsa a Fioravanti come copertura per allontanarli da Bologna, il sabato mattina in cui la bomba esplose.
Ma tra i testi ammessi compare anche un personaggio rilevante. Si tratta di uno dei vertici di Ordine Nuovo, il medico veneto Carlo Maria Maggi, condannato in via definitiva il 20 giugno 2017 per la strage di Brescia, quella avvenuta in piazza della Loggia il 28 maggio 1974, perché riconosciuto come uno dei mandanti di quell'attentato. Ma sul banco dei testimoni siederanno anche ufficiali dei carabinieri come Mario Mori e Giorgio Tesser, che condussero i primi accertamenti sui Nar.
Sì della corte inoltre all'acquisizione dei verbali sottoscritti dai neofascisti Sergio Calore e Carlo Digilio. Quest'ultimo è il pentito nero che consentì di istruire l'ultimo processo per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, quello che nel 2005 ha portato al riconoscimento incontrovertibile delle responsabilità degli ordinovisti Franco Freda e Giovanni Ventura (non più processabili però per l'attentato alla Banca Nazionale del Lavoro dato che erano salti assolti per lo stesso fatto in procedimenti precedenti).
Entrambi sono morti. Digilio, malato da tempo, morì il 12 dicembre 2005 per cause naturali mentre Sergio Calore è stato ucciso il 6 ottobre 2010 con 30 picconate e la gola recisa senza che a oggi ci sia un colpevole. È morto anche il terzo personaggio di cui sono stati ammessi i verbali. Si tratta di Massimo Sparti, pregiudicato romano con simpatie neonaziste e vicino a Nar che accusò Mambro e Fioravanti di avergli chiesto documenti falsi nei giorni successivi al 2 agosto 1980.
Al momento, però, si inizia con i testi dei pubblici ministeri. Mercoledì prossimo, 11 aprile, deporranno il dirigente della Digos di Bologna Antonio Marotta e il maggiore Goffredo Rossi del Ros dei carabinieri. Sono loro, infatti, che hanno condotto le indagini dopo la seconda iscrizione nel registro degli indagati di Gilberto Cavallini, la cui posizione per la strage di Bologna era stata archiviata una prima volta nel 2008 e poi è tornata al centro delle indagini a fine 2014, dopo un esposto dell'associazione dei familiari delle vittime.