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caselli dallachiesa contromafie 1 2018Seminario con Dalla Chiesa e Caselli a Contromafie e corruzione
di Aaron Pettinari
Nell’era della globalizzazione economica, sociale e culturale, anche il fenomeno della criminalità organizzata va guardato con una prospettiva internazionale. E’ partendo da questo presupposto che tra i seminari organizzati in occasione della quarta edizione di Contromafie e corruzione è stato organizzato un tavolo di confronto sul punto. Titolo dell’incontro era “Organizzazioni e traffici criminali: una prospettiva internazionale”. Un appuntamento che aveva tra i relatori Gian Carlo Caselli e come tutor Nando dalla Chiesa. E’ stato proprio quest’ultimo ad effettuare una sintesi di tutti i punti affrontati nel corso della giornata e che verranno inseriti nel documento finale che sarà firmato e presentato nella giornata conclusiva della tre giorni. “Ci sono degli aspetti importanti ed inquietanti che sono emersi nel dibattito - ha detto Dalla Chiesa - La Comunità ha molte volte il limite di affrontare il problema delle organizzazioni criminali cercando di intervenire sull’offerta che queste ultime presentano (ad esempio con il traffico di stupefacenti) ma nessuno si pone mai il problema di un intervento sulla domanda. Perché esiste? Cosa è accaduto nel corso del tempo? Perché il mondo occidentale ha bisogno di droga? Perché a Milano la domanda è così grande che nessuna organizzazione criminale è in grado di saturarla da sola? A mio avviso bisogna pensare ad una campagna che intervenga su questo e può essere anche giusto osservare ciò che avviene in Portogallo ed in Uruguay ma credo che questo sia il primo punto da proporre”.
Altro elemento evidenziato dal presidente onorario di Libera è quello dei Paesi “catturati”. “Sono governi criminali, con guerra fatte proprio per costruire quegli Stati - ha aggiunto - Così la criminalità è arrivata ai vertici dello Stato, addirittura fondando lo Stato. E noi abbiamo un panorama geopolitico su questo che ci impedisce di avere un livello di fiducia alto. Perché ognuno di questi Stati contribuisce a prendere decisioni che riguardano anche la lotta alla criminalità. C’è una situazione internazionale grave perché poi ci sono anche Stati che per ottenere le risorse naturali, gas e petrolio, rinunciano a discutere di diritti imani. Con queste basi come si può combattere le criminalità organizzate globalizzate? E’ necessario che anche la lotta alla criminalità lo diventi e non solo con un mandato di arresto europeo ma anche politiche internazionali con gli Stati. Per questo l’impegno di partenza deve essere allearci in modo più esteso e consapevole, partendo dai diritti umani, con quegli Stati che sono frenati dal loro interno. Voglio ricordare che anche l’Italia ci ha messo del tempo prima di ratificare la convenzione di Palermo”.
Altri punti riguardano la presenza di “soggetti esterni” che spesso collaborano con le organizzazioni criminali, “persone di sostegno alla criminalità mafiosa”. “Gli elementi che abbiamo raccolto oggi sono di un multipolarismo criminale - ha proseguito Dalla Chiesa - Ci sono più Stato con organizzazioni criminali potente il baricentro criminale si sta spostando ad Est, dopo lo sfaldamento dell’Unione Sovietica. Con la nascita di organizzazioni che prima non c’erano.
Oggi abbiamo una mafia albanese che si sviluppa come un arcipelago con uno schema che unisce i modelli della Camorra e della ‘Ndrangheta. Mafie che lavorano in network. E così dovrebbe lavorare anche la lotta alla mafia, anche se in questo momento l’Italia vive un isolamento rispetto altri Stati”.

caselli dallachiesa contromafie 2 2018

In precedenza era stato Gian Carlo Caselli ad intervenire con una relazione sulle Agromafie. Secondo l’ex Procuratore capo di Torino in questo campo ci sono “margini di crescita impressionanti per le organizzazioni criminali e che attira anche soggetti, borderline, opachi ed illegali”.
I mafiosi in doppio petto sfrutta le nuove tecnologie e la globalizzazione - ha aggiunto Caselli - E’ la mafia 2.0.
E la corruzione, insieme alla violenza, diventa la scorciatoia per ottenere i risultati ed evolversi. La mafia si evolve ed in alcuni casi riesce anche ad essere silente rimanendo efficace e temibile”. Poi parlando delle agrumarie ha evidenziato che si tratta di un business in crescita, per oltre 21 miliardi di euro l’anno. “Siamo al +30% rispetto all’anno precedente. Le mafie si inseriscono in tutti i segmenti della filiera agroalimentare, dalla terra allo scaffale alla tavola. Si va dall’acquisizione dei terreni per produrre in proprio o mediante prestanome. Si gestisce l’acqua, la cessione di attrezzature e mezzi agricoli. Si inserisce nel settore del trasporto per un giro dell’oca che serve per moltiplicare intermediazioni e aumentare prezzi. Sono stati registrati numeri importanti sui commercianti che vendono sacchetti di imposizione mafiosa. Tanto nella piccola quanto nella grande distribuzione viene dimostrato dalle inchieste. Le organizzazioni cercano di rallestrare i finanziamenti pubblici, in particolare quelli europei”.
Tra le questioni affrontate dall’ex magistrato anche la questione del “falso made in Italy”, con prodotti che vengono considerati italiani quando sono coltivati e prodotti all’estero. Particolarmente grave, infine, lo sviluppo del brand mafia. “Stiamo assistendo al dilagare di questo fenomeno - ha detto Caselli nel concludere il suo intervento - Uno sfruttamento infame e vergognoso. Ristoranti, pizzerie, prodotti che aprono addirittura senza che le ambasciate protestano”.
Nel corso della giornata diversi sono stati gli interventi di interesse. Del traffico internazionale di armi ha parlato Monica Massari (Università Federico II di Napoli). Del traffico di droga ha parlato la giornalista Lucia Capuzzi (Avvenire). Quindi è stato fatto il punto sulle mafie internazionali come quella Albanese, con la relazione di Ombretta Ingrascì (Università Studi Milano), e quella nigeriana, con l’intervento di Federica Cabras (Università Studi Milano). Altri contributi importanti quelli di Antonio Pergolizzi (Legambiente) sulle ecomafie, di Claudio Clemente (Banca d’Italia), di Ciro Troiano (LAV) e di Sandro Mattioli (Mafia? Nein Danke!).
Ognuno ha portato un pezzo del puzzle che forma il quadro di un sistema criminale nazionale ed internazionale. Da questa analisi si cercherà di partire oggi, con la chiusura dell’intera manifestazione.