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frasca matteo c emanuele di stefanoDomani l’apertura dell’anno giudiziario a Palermo
di Aaron Pettinari
E’ una mafia che resta pienamente e costantemente “operativa” quella descritta dal presidente della Corte d’appello di Palermo Matteo Frasca (in foto) nella relazione di inaugurazione dell'anno giudiziario che domani verrà illustrata nel corso della cerimonia consueta prevista a Palermo. "L'esito delle recenti indagini - è scritto nel documento - ha, ancora una volta, comprovato la piena e costante operatività dell'organizzazione cosa nostra nell'ambito dei settori illeciti che appartengono alla sua tradizionale e sedimentata attività criminale: le estorsioni, il traffico (in significative quantità) di sostanze stupefacenti, il condizionamento degli appalti, nonché l'attività di impresa (non soltanto nel campo 'elettivo' dell'edilizia), secondo formule eterogenee, di volta in volta selezionate, dal turbamento della libera concorrenza, fino allo svolgimento, diretto e occulto, di attività economiche di per sé lecite, ma con la sempre più frequente creazione di vere e proprie 'società occulte' con imprenditori disponibili anche se formalmente estranei alla struttura dell'organizzazione criminale".
Il presidente della corte d’Appello sottolinea come “la pressione costante, esercitata dall'attività giudiziaria sull'organizzazione mafiosa ha progressivamente provocato nel tempo alcune significative conseguenze, di cui si ritrova una dimostrazione sempre più frequente in gran parte delle attività di indagine dell'ultimo periodo: sono state infatti numerose le intercettazioni di conversazioni che hanno consentito di verificare significativi sintomi di malcontento (a volte anche di difficoltà) da parte di esponenti di rilievo del sodalizio mafioso, costretti a fronteggiare il problema, che sta divenendo strutturale, della carenza di 'risorse umane' nello svolgimento delle tradizionali attività criminali fondamentali per il controllo del territorio”.

Il rischio del ritorno alla violenza
Dato allarmante è il rischio ravvisato di un possibile ritorno alla violenza da parte della consorteria criminale. “Quale necessaria conseguenza logica dell'elevata resilienza sin qui manifestata dall'associazione Cosa nostra - si legge nella relazione - si può affermare che sarebbero sufficienti un paio di anni di 'minore attenzione' nei confronti del fenomeno da parte dello Stato per consentire all'associazione medesima di ripristinare l'inaudita forza criminale manifestata sino agli anni 90, con la consapevolezza che, sebbene non siano mancati e non manchino, nell'ambito del sodalizio, atteggiamenti di fastidio o, addirittura, di rifiuto nei confronti di una politica di aggressione esplicita agli organi dello Stato, non sarebbe, in tal caso, possibile escludere una nuova stagione di inaudita violenza". Frasca ha anche ricordato il pericolo rappresentato dal ritorno in libertà di "diverse figure storiche o, in ogni caso, di sicuro prestigio criminale nell'ambito associativo", fenomeno che riguarda diversi "mandamenti" di Palermo e la scelta di diversi clan di "accordarsi" tra loro per la gestione di singoli problemi: come quelli relativi ai traffici di droga.

La riorganizzazione di Cosa nostra
Le inchieste, sottolinea Frasca, confermano “il dato del tendenziale superamento – maturato già negli ultimi anni, soprattutto a causa della detenzione e della scomparsa di molti degli esponenti storici dell’associazione – delle strutture provinciali e regionali deputate al coordinamento stabile e gerarchico dell’intera organizzazione” che di fatto incrementa “lo spessore decisionale di ogni singolo mandamento”. Tuttavia si evidenziano “accordi tra territori e mandamenti diversi per la risoluzione di esigenze specifiche e contingenti (come, ad esempio, la carenza di manodopera criminale nell’esecuzione delle attività illecite tipiche di controllo del territorio, di cui si dirà in seguito), anche da riunioni e incontri tra esponenti di vertice (o che godono di indiscusso prestigio nell’ambito di Cosa Nostra) appartenenti a diversi territori e mandamenti (e, talora, addirittura a diverse province mafiose) anche territorialmente non contigui”.
Secondo il presidente della corte d'appello di Palermo c’è da comprendere se “tali momenti di peculiare raccordo strategico derivino dalla necessità di far fronte ad esigenze particolari e specifiche quale può essere, a titolo esemplificativo, l’approvvigionamento di importanti quantità di sostanza stupefacente da mercati esterni o la partecipazione ad appalti di interesse economico diffuso, o se – in alternativa o congiuntamente – i predetti e ripetuti momenti di raccordo possano costituire espressione del tentativo dell’organizzazione di ricreare strutture gerarchicamente orientate, in grado di coordinare stabilmente le principali attività e decisioni strategiche dell’intera associazione”.

Gli investimenti in “Continente”
Un spunto investigativo della relazione è anche dedicato alla destinazione geografica delle attività di riciclaggio poste in essere fuori dalla Sicilia. “Sussistono, allo stato - ha spiegato Frasca - concreti elementi per ritenere ragionevolmente che, oltre a quelle tradizionalmente ramificate all’estero, la destinazione privilegiata delle somme da ripulire in Italia non sia costituita dalle regioni del nord, bensì da quelle centrali, con particolare riferimento alla Regione Lazio”.

L’asse Trapani-Palermo
Si parla, poi, anche di Matteo Messina Denaro, il superlatitante di Castelvetrano, riconosciuto come il rappresentante provinciale di Trapani che è anche saldamente legato con la provincia di Palermo.
“La ferrea alleanza della ‘cosa nostra’ trapanese con esponenti delle famiglie mafiose della provincia di Palermo - scrive Frasca - presso le quali è stata accreditata da Totò Riina, è stata tale da ricondurre i due sodalizi criminosi quasi sotto un’unica realtà criminale. Detta vicinanza si è rafforzata soprattutto dopo l’assunzione da parte di Matteo Messina Denaro del ruolo di rappresentante dell’intera provincia di Trapani, atteso che in territorio palermitano il Messina Denaro ha avuto da sempre solidi rapporti e precisi punti di riferimento, anche nella pericolosa cosca di Brancaccio, già retta da Guttadauro Giuseppe, fratello di Filippo, il quale ultimo proprio del latitante è cognato, per averne sposato la sorella Messina Denaro Rosalia.

Bilancio positivo
Secondo il presidente della corte d’appello del capoluogo siciliano è complessivamente positivo il bilancio del funzionamento dell'amministrazione della giustizia nel distretto di corte d'appello di Palermo nell'ultimo anno. Nel documento è evidenziato che “lo scorso anno nel settore civile, in presenza di un aumento del 3,2% delle sopravvenienze e di una modesta flessione delle definizioni pari al 2,3%, la pendenza finale era cresciuta di pochissimo, essendo aumentata di appena lo 0,2%; nell'anno giudiziario in esame, in presenza di un aumento del 3,1% delle sopravvenienze e di un incremento delle definizioni pari al 3,8%, la pendenza finale è lievemente diminuita (- 0,2%)". "Nel settore penale giudicante - ha spiegato Frasca - nell'anno giudiziario in esame, sono diminuite le sopravvenienze rispetto al periodo pregresso (-3,89%) e sono diminuite anche le definizioni (-16,19%), cosicché la pendenza finale complessiva è aumentata dell'11,23%. Mentre nel settore requirente, la diminuzione del 16,82% della sopravvenienza di procedimenti noti e la contestuale diminuzione del 13,64% delle definizioni hanno determinato una contrazione della pendenza finale del 17,97%".

Triplicati i reati di terrorismo
Proseguendo nell’analisi Frasca ha sottolineato come nell’ultimo anno risultano triplicati i reati in materia di terrorismo nel distretto della Corte d'appello di Palermo. Sono state 25 le denunce contro le 8 dell'anno precedente. "A fronte della notoria vastità del fenomeno e della complessità delle indagini - ha puntualizzato Frasca - va comunque sottolineato che i dati statistici non possono rappresentare la mole del lavoro effettivamente svolto in tale ambito. Particolare attenzione, data l'evoluzione a livello globale, viene rivolta al fenomeno dal gruppo di lavoro che opera con competenza distrettuale". Il gruppo di lavoro "non ha evidenziato - si legge nella relazione - episodi eclatanti o eccessivamente preoccupanti. Tuttavia, trattandosi di un tema che, a livello globale, ha manifestato una certa preoccupante evoluzione e, per di più, con tempi e modalità quasi del tutto imprevedibili, è stata data la massima attenzione a tutti i segnali di attività riconducibili, anche solo astrattamente, a forme di eversione, dando luogo, a seconda dei casi, all'iscrizione di procedimenti penali a carico di persone note o ignote". Sono stati svolti approfondimenti investigativi su possibili condotte di adesione, seppure soltanto nominale, a formazioni combattenti di matrice integralista islamica, ovvero di proselitismo, propaganda e collaborazione, sotto ogni forma, a tali organizzazioni. Monitorato anche lo sbarco di profughi, nelle coste del distretto, provenienti da zone di guerra, trovati talvolta in possesso di apparati cellulari in cui sono stati trovati video e foto propagandistiche.

In crescita i femminicidi
Rispetto al 2017 è raddoppiato anche il numero di omicidi nel distretto della Corte d'appello di Palermo. Sono cento quelli commessi rispetto ai 44 dell'anno precedente, mentre quelli tentati, sempre in aumento, subiscono un incremento più moderato (+30%). "L'incremento - ha sostenuto Frasca - si fa ancora più rilevante se si concentra l'attenzione sul femminicidio: 11 i casi di omicidio consumato (3 nel 2016) e 19 i casi di omicidio tentato (7 nel 2016) nel distretto". Sono raddoppiate anche le denunce per omicidi colposi per violazione delle norme antinfortunistiche (+112%), mentre risultano diminuite quelle riguardanti gli omicidi colposi per violazione delle norme sulla circolazione stradale (-19%) e quelli di lesioni colpose (-16%); analogamente sono diminuite le denuncie per lesioni colpose per infortuni sul lavoro (-15%) e per violazione delle norme sulla circolazione stradale. Scende, invece, il dato dei reati di violenza sessuale giunti a 394 (-16%), mentre crescono lievemente le denunce di stalking, passando da 847 a 888, ed allo stesso modo sono in crescita i reati di pedofilia e pedopornografia che dagli 84 dello scorso anno sono divenuti 90 (+7%).
Per Frasca altro dato grave è quello della disuguaglianza sociale “che fatica a trovare tutela con gli strumenti tradizionali dell'autonomia contrattuale e che neppure il diritto penale riesce a proteggere efficacemente e in modo diretto per la inadeguatezza delle figure di reato astrattamente ipotizzabili, come la truffa, che per i limiti edittali di pena non consentono l'impiego di efficaci mezzi di ricerca della prova né spesso forme di tutela patrimoniale preventiva". "D'altra parte, - conclude - anche le più efficaci misure previste per la repressione dei reati nel mercato finanziario, al di là della complessità delle indagini e dell'elevato tecnicismo che non agevolano la sollecita definizione dei procedimenti, finiscono per divenire strumenti di tutela indiretta e posticipata".

Foto © Emanuele Di Stefano

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