Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

ciliberto gennarodi Francesca Mondin
Una vigilia da incubo quella del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto (in foto), che nella giornata di ieri ha passato ore di angoscia e timore per la sua compagna e i due bambini piccoli, rimasti inaspettatamente senza alcuna protezione mentre scendevano nella propria terra d'origine, in cui neanche due mesi fa, Ciliberto ha subito pesanti minacce di morte. Sì perchè Ciliberto è un testimone oculare scomodo che nel 2010, quando era responsabile sicurezza nei cantieri di una ditta impegnata nella costruzione e manutenzione di opere autostradali, ha denunciato infiltrazioni dei clan camorristici negli appalti e anomalie nelle costruzioni. I processi avviati grazie anche alle sue denunce ed in cui lui è un importante testimone, non sono ancora conclusi.
“Stamattina la scorta della località segreta ha accompagnato la mia compagna con i due bambini di tre mesi e 4 anni alla stazione - ha raccontato ieri Gennaro - e l’accordo era che alla stazione di Afragola ci sarebbe stata la scorta della località d'origine ad attenderli, invece a metà mattina mi ha chiamato un maggiore dei carabinieri dicendomi che gli era arrivato nella mattinata un avviso della prefettura che mi declassavano la protezione, da scorta di terzo livello rafforzato a quarto livello, e che veniva tolta la tutela alla mia famiglia perciò non c'era nessuna blindata che sarebbe andata a prenderla alla stazione”. Una notizia che ha mandato nel panico e nel terrore il testimone di giustizia che ha iniziato una corsa contro il tempo per provare ad arrivare prima del treno alla stazione cercando di contattare le forze dell'ordine e la prefettura affinchè qualcuno andasse a prendere la donna con i due bambini. Dopo ripetute chiamate e nessuna risposta il testimone di giustizia non ha retto, è svenuto ed è stato ricoverato all'ospedale per principio d'infarto. “Non ce la faccio più, non ci possono trattare così - ha detto Gennaro mentre riprendeva il viaggio verso la sua terra, dopo essere uscito dall'ospedale - mi sento veramente abbandonato, è gravissimo quello che hanno fatto, non possono togliere la scorta senza nemmeno mandarmi un dispositivo scritto, se io sapevo che mi era stata declassata la scorta non avrei mai mandato giù la mia famiglia, sono stati loro a dirmi di fare due tragitti separati altrimenti io sarei sceso in auto con loro, tutti assieme”.
Stretto dalla insostenibile vita sotto copertura in località segreta il 4 dicembre Ciliberto, ha deciso di chiedere la fuoriuscita dallo speciale programma di protezione in località protetta “le cose amministrative ma non per la sicurezza e infatti non mi è scaduto il programma di protezione”. Ciliberto infatti ora vive ancora in località segreta e lì è destinatario di una scorta di terzo livello rafforzato con cinque uomini di scorta e autoblindata mentre nella sua terra d'origine dove si sa, la Camorra ha il grilletto facile, non solo ora sarebbe stato declassato al 4 livello ma secondo il testimone di giustizia “il prefetto Pagano non ha convocato il tavolo di sicurezza pubblica e non ha adoperato alcuna tutela nei miei confronti nonostante l'autorizzazione del magistrato a scendere”
La trasferta di tutta la famiglia nel napoletano era stata organizzata già da tempo per il battesimo della figlia: “Erano da sette anni che non passavo le festività nella mia terra - ha spiegato Gennaro che vive ancora in località segreta - quest'anno abbiamo chiesto al magistrato l'autorizzazione per scendere in località d'origine per battezzare anche la bambina di tre mesi”. Sì perché il testimone in località segreta per potersi spostare in località d'origine deve seguire una prassi precisa per non mettere a rischio se stesso, le forze dell'ordine e la famiglia. “Il magistrato aveva autorizzato la permanenza nel territorio napoletano concordata con il servizio di tutela e con la messa a conoscenza del SCP Roma - ha precisato Gennaro Ciliberto - ma il 22 dicembre, chiamo il nucleo scorta per assicurarmi che sia tutto a posto e mi dicono che non gliè arrivato nessun dispositivo, allora ho chiamato alla Prefettura di Napoli e mi dicono che io sono fuori dal programma, ma nessuno mi aveva avvisato”. Così Ciliberto è sceso davanti la prefettura di Napoli per protestare e chiedere di essere ricevuto: “Hanno cercato di farmi andare via ma alla fine sono stato ricevuto dalla dottoressa Iovino, il funzionario di turno, nel giro di dieci minuti arriva il Nucleo magistratura scorte e andiamo dai carabinieri per stendere tutto il programma delle blindate per i giorni di permanenza e mi garantiscono il ripristino della scorta di terzo livello per me e la famiglia”. Il giorno dopo invece, dopo aver accompagnato al treno la famiglia, il totale cambio di programma inaspettato.
“Così ci ammazzano! - ha dichiarato il presidente dell'Associazione testimoni di giustizia Ignazio Cutrò - Se questa è la lotta alla mafia allora diciamo chiaramente che i testimoni di giustizia non devono denunciare, perché quando usciamo dalla località segreta veniamo abbandonati”.
E questo accade proprio pochi giorni dopo l'approvazione della legge di riforma in materia di testimoni di giustizia che dovrebbe garantire maggiori tutele proprio ai testimoni che decidono di rimanere in località d'origine. 
“Siamo pronti a salire tutti davanti alla prefettura di Napoli - ha concluso Cutrò - non ci possono ignorare solo perchè non siamo un bacino di voti, se succedeva qualcosa alla compagna o ai bambini di Ciliberto chi ne rispondeva?”
Il testimone di giustizia napoletano ha infatti deciso di andare per vie legali: “Ora ferò un esposto alla Procura della repubblica per omissione di atto d'ufficio e poi pretenderò spiegazioni dal Prefetto. Visto poi che è passata la legge tanto voluta dalla nostra associazione ora resto nella mia terra e non scappo più - ha concluso Ciliberto - e continuerò ad andare ai processi perchè è un impegno morale e etico, ma così ci distruggono”.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos