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corteo striscione mafia ostiadi Emiliano Federico Caruso
La manifestazione in piazza Anco Marzio ha visto la partecipazione di migliaia di persone e di numerosi personaggi della politica, dell'informazione e delle istituzioni

Ostia è una graziosa cittadina che si affaccia sul litorale del Lazio. Una terra che viene da dieci difficili anni fatti di traffico di droga, violenze, estorsioni, usura, gioco d'azzardo, commissariamenti e mafie.

Al plurale, perché a dividersi il controllo del territorio sono clan come i Fasciani, i Triassi, i Silvio-Casamonica, i Guarnera (in verità presenti soprattutto ad Acilia, dove controllano l'intera cittadina come una sorta di confine tra la Mafia Capitale di Roma e i clan di Ostia) e soprattutto gli Spada, probabilmente il clan più potente e radicato nel territorio del litorale dopo la parziale diminuzione del potere dei Fasciani.

In questo scenario, martedì 7 novembre, l'inviato di “NemoDaniele Piervincenzi viene aggredito insieme al suo collega cameraman da Roberto Spada nella palestra “Femus” in via Antonio Forni 43. Da lì parte quasi immediata la reazione dell'opinione pubblica, del mondo dell'informazione e delle istituzioni: inizialmente impossibilitati a fare arrestare Spada, i magistrati troveranno infatti un appiglio legale nell'associazione mafiosa causata dalle minacce di Spada, che verrà prima rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli, poi trasferito a Udine nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, più attrezzato per gestire i responsabili di reati mafiosi.

Una reazione iniziata proprio a Ostia, prima con la marcia di sabato scorso (duemila partecipanti, grande assente il PD), poi con la manifestazione del 16 novembre in piazza Anco Marzio, a pochi chilometri da piazza Gasparri, considerata ormai il feudo del clan Spada.


Come se l'aggressione a Piervincenzi avesse costituito la miccia che ha fatto finalmente scattare le coscienze (fatta eccezione per gli abitanti del quartiere dove il giornalista di “Nemo” è stato aggredito, che continuano ad affermare che “La mafia a Ostia non esiste” e che “Spada ha fatto bene (ad aggredire Piervincenzi, ndr)”, la manifestazione, perfettamente sorvegliata da Carabinieri e Polizia, ha visto la partecipazione di migliaia di persone, oltre a numerosi giornalisti e personaggi delle istituzioni.

Una lunga lista di personalità, tra Laura Boldrini, Virginia Raggi, Nicola Zingaretti, Sandro Ruotolo, Michele Albanese, Carla Nespolo, Giuseppe Giulietti, Raffaele Lo Russo, Federica Angeli, Carlo Verna, Paolo Borrometi, Vittorio di Trapani, Luciana Esposito, Marilena Natale, Antonello Di Pierro, Luigi Ciotti e lo stesso Daniele Piervincenzi, che da parte sua ha ammesso di aver forse utilizzato con Spada, quell'ormai famoso martedì 7 novembre, un atteggiamento forse sbagliato, là dove sarebbe stato probabilmente più utile un linguaggio più “da strada”.

Presenti anche numerose associazioni, tra cui FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Libera, CGIL CISL UIL, Legambiente, USIGRai (Unione Sindacale Giornalisti Rai) e l'Associazione Ossigeno.

Gli interventi, con una scaletta in gran parte decisa sul momento, hanno attraversato praticamente qualsiasi tematica legata ai problemi causati dalle mafie: dagli affidi delle case popolari (di cui il clan Spada detiene il monopolio nel territorio di Ostia ponente) fino al commissariamento, senza dimenticare la lettura di una missiva del presidente del Senato Pietro Grasso e argomenti come la povertà, la disoccupazione e i doveri/diritti dei giornalisti. Discorso, quest'ultimo sui giornalisti, trattato in modo particolare da Sandro Ruotolo.

Don Ciotti, il cui discorso (il più lungo e articolato) ha chiuso la manifestazione, ha sottolineato l'importanza del problema della povertà, delle periferie trascurate e degradate, e della necessità di un corretto atteggiamento da parte dei giornalisti, che devono munirsi, in particolare in questi tempi, di una forte etica in grado di portarli a una sorta di “dieta delle parole”, che siano non solo di denuncia ma anche costruttive.

Al termine della manifestazione, tra la voce di don Ciotti e la partecipe reazione del folto pubblico, si è sottolineata l'importanza di far rimanere sotto i riflettori il problema della mafia in generale e dei clan di Ostia in particolare, senza mai abbassare la guardia. Quasi a voler sperare che, tra un mese o due, non ci siamo già dimenticati di tutto questo.

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