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scajola matacena 610L'arroganza dell'ex ministro al processo di Reggio Calabria 
di AMDuemila
“Con Matacena non ho mai avuto contatti”, ha giurato l'ex ministro Claudio Scajola, recentemente interrogato una seconda volta al processo “Breakfast” dal pm di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Scajola è tra gli imputati al dibattimento insieme a Chiara Rizzo - moglie dell'ex esponente FI Amedeo Matacena, condannato a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e latitante a Dubai - Martino Politi e Mariagrazia Fiordelisi, dipendente e segretaria di lunga data di Matacena e della Rizzo. I quattro, secondo la pubblica accusa, avrebbero pianificato lo spostamento di Matacena dagli Emirati Arabi al Libano, nello specifico a Beirut (progetto mai realmente portato a termine).
“Questo processo si basa su una serie di informative depistanti”, ha ribattuto Scajola in aula, provocando la reazione dell'accusa e portando ad un momento di tensione poi smorzato dal presidente Natina Pratticò. “Io con Matacena non ho mai avuto contatti - ha ribadito ancora l'ex ministro - fui io a non permettere la sua candidatura in seguito al suo coinvolgimento in un processo per mafia”.

scajola lombardo udienza

Secondo il capo di imputazione, invece, Scajola, insieme agli altri imputati, “manteneva inalterate le capacità operative in campo economico-imprenditoriale di Matacena, costituiva le provviste finanziare necessarie al Matacena per proseguire" la sua latitanza, "operazione resa più agevole dai contatti privilegiati, garantiti dallo Scajola alla Rizzo, con altri soggetti operanti, in Italia e all'estero, all'interno dei circuiti bancari e finanziari di riferimento di Matacena, e rendeva attuabile il pianificato spostamento del Matacena dall'Emirato di Dubai alla Repubblica del Libano, individuato dallo Scajola per la possibilità di sfruttare le proprie relazioni personali (tra le quali quella con Vincenzo Speziali) al fine di far riconoscere il diritto di asilo politico a favore del condannato Matacena; fatto commesso consapevolmente al fine di proteggere economicamente Amedeo Matacena, quale soggetto in grado di fornire un determinante è consapevole apporto causale alla 'ndrangheta reggina attraverso lo sfruttamento del suo rilevantissimo ruolo politico ed imprenditoriale, e per questa via agevolare il più ampio sistema criminale, imprenditoriale ed economico, riferibile all'organizzazione di tipo mafioso", a cui Matacena doveva "il proprio e costante contributo”.
In udienza, però, l'ex ministro ha detto di non aver avuto con Matacena alcun “rapporto, soprattutto economico. Non ho idea della sua attività a livello imprenditoriale né ho mai avuto alcun interesse nelle sue società né nei suoi affari di cui non conosco l'oggetto”. “Se avessi voluto chiedere al presidente libanese Gemayel per l'asilo politico del Matacena - ha detto ancora Scajola - l'avrei potuto fare e lui avrebbe risposto, ma non l'ho fatto. E ribadisco, ancora un volta, che informarsi in merito alla procedura necessaria per la richiesta di asilo politico, che è un diritto, non è reato”.
Nella prossima udienza, fissata per il 27 novembre, i pm chiameranno Chiara Rizzo e Martino Politi, i quali dovranno decidere se rispondere alle domande dell'accusa e, di conseguenza, a quelle delle altre parti processuali.

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