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ciotti luigi c sf 0Alla conferenza del centro Pio La Torre su mafia e Chiesa
di AMDuemila
"Ci sono delle parole che ci hanno rubato e che in questo senso vanno bonificate, come la parola antimafia, che mi sta stretta. Ormai c'è tanta retorica, la legalità non può essere una carta di identità, è un problema di responsabilità delle coscienze e anche nel mondo della scuola dobbiamo riflettere e dire che la legalità è un mezzo per raggiungere un obiettivo che è la giustizia". A dirlo è stato don Luigi Ciotti, intervenuto a Palermo alla conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal centro Pio La Torre su "La Chiesa Cattolica e la mafia: dal silenzio all'antimafia attiva” con Alessandra Dino, sociologa dell'Università di Palermo, don Cosimo Scordato, teologo rettore della chiesa di S. Francesco Saverio di Palermo, e Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre che modera il dibattito.
"In questi anni in cui abbiamo parlato di più di legalità è cresciuta la corruzione nel nostro Paese - ha continuato don Ciotti - allora perché la legalità non diventi un idolo, una maschera, dato che molti hanno scelto una legalità malleabile e sostenibile, dobbiamo saldarla alla responsabilità, anche in politica". Il fondatore di Libera ha poi ricordato le battaglie dell'associazione che hanno portato a una legge sul riutilizzo dei beni confiscati: "Quel milione di firme per avere una legge sul riuso sociale porta la firma anche di un palermitano, Di Lello - ha aggiunto Ciotti - Con la confisca dei beni si è calpestato i piedi ai poteri forti e ai centri di interesse, la nostra denuncia è stata sofferta, ognuno è chiamato a guardarsi dentro ad assumersi le proprie responsabilità, con la coscienza dei propri limiti".
Commentando poi l’istituzione, da parte della Camera, della giornata in memoria delle vittime di mafia, don Ciotti ha ribadito che “abbiamo un debito con chi è stato assassinato dalle mafie e dal terrorismo e ci fa piacere che il 21 marzo dopo 22 anni sia ora riconosciuta come giornata della memoria, abbiamo costruito un percorso per una memoria responsabile. Va detto però che queste persone non sono morte per essere ricordate con una lapide o un discorso di occasione, ma per un sogno di democrazia che sta a tutti noi realizzare”. "Chiedo che ora si approvino in fretta quei meccanismi - ha aggiunto il fondatore di Libera - che permetterebbero una gestione delle confische più efficace e tutti quei nuovi provvedimenti sui testimoni di giustizia, insieme al nuovo Codice antimafia".
"Ieri - ha detto ancora - un magistrato (il giudice Catello Maresca, ndr) ha chiesto ufficialmente scusa per un'intervista su Libera rilasciata a Panorama, purtroppo il danno che è stato creato non è indifferente perché poi in tanti hanno cavalcato questa polemica. Le critiche sono necessarie perché aiutano a prendere coscienza delle proprie fragilità e dei propri limiti, ma non ci può essere una manipolazione della verità. Il rischio c'è anche nelle associazioni, perché i mafiosi cercano di penetrare in tutte le realtà che non sono perfette ma sono pulite, e ma questi segnali sono sempre stati respinti anche perché si fanno delle verifiche quotidiane e si lavora molto con le prefetture e le questure”.
Poi, parlando del rapporto tra mafia e Chiesa, don Ciotti ha aggiunto: "Tanti hanno scelto il padrino al posto del padre, in una religiosità capovolta, ma non ci possono essere mezze misure o scorciatoie, la Chiesa deve essere molto chiara e ferma e non può permettersi di semplificare" le polemiche esplose soprattutto dopo il caso di Riina junior padrino di battesimo. "Il rapporto tra Chiesa e mafia è un problema che non riguarda solo la Sicilia - ha proseguito - non posso dimenticare Francesco Marino Mannoia quando all'FBI disse che i preti non devono interferire, invece la Chiesa deve portare fino in fondo la sua missione, e i cristiani devono scegliere di stare dalla parte della giustizia, della dignità e libertà, ci sono segnali molto positivi ma ci sono anche tante contraddizioni. Bisogna ancora alzare la voce, soprattutto quando molti scelgono un prudente silenzio". Il fondatore di Libera ha poi ricordato i sacerdoti uccisi dalla mafia, come don Peppino Diana e padre Pino Puglisi e il "rischio di trasformarli in santini". "Don Puglisi non si è chinato di fronte a nessuno - ha detto - al di là di tutte quelle etichette che ci appiccicano, come prete antimafia, prete antidroga e che impoveriscono la complessità di una vita e la normalità di un'azione pastorale. Storie come la sua fanno onore alla Sicilia e ai siciliani”. Quindi, il presidente di Libera ha ribadito come il Vangelo sia incompatibile con la mentalità mafiosa: "I mafiosi pensano di essere dalla parte di Dio e questo toglie loro anche il senso di colpa, ma il Vangelo è incompatibile con le mafie. La conferenza episcopale italiana, senza chiasso, sta investendo molto per dare una mano a tante donne che vogliono fare uscire i loro figli dai circuiti mafiosi. Sono segni di un lento cambiamento”.
Numerose le domande da parte degli studenti che hanno seguito il dibattito, di cui alcune sulle inchieste aperte sullo Ior: "Ci sono inchieste e dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che mostrano tante fragilità ed errori della Chiesa - è stata la risposta di don Ciotti - ma Papa Francesco, con la sua sobrietà sta facendo pulizia, senza esitare dal mandare in carcere chi ha commesso dei reati e riformando la curia romana”.
"La Chiesa non può aspettare l'ultimo momento per decidere se dare o no la cresima al nipote del boss Graviano - ha detto di seguito la Dino - Perché aspettare il momento della celebrazione? E perché su questo non c'è stata una posizione univoca da parte della Chiesa? La difficoltà di trovare una linea unitaria genera confusione". La studiosa ha poi chiesto che “a 25 anni dalle stragi la Chiesa si faccia promotrice di una richiesta ufficiale di verità anche se questa può riguardare uomini di chiesa e politici, indebolendo così il suo stesso potere". "Serve un'interazione tra istituzioni e comunità locali per combattere la mafia e la disuguaglianza sociale - ha poi dichiarato padre Cosimo Scordato - a viso aperto e a testa alta, contro ogni padrone, perché la libertà non si può barattare". "Quest'anno la giornata della memoria sarà a Locri, terra di 'ndrangheta - ha quindi concluso don Ciotti, a pochi giorni dalla mobilitazione di Libera il prossimo 21 marzo - tutti i vescovi della Locride hanno aderito, pochi anni fa non sarebbe successo. Ci saranno iniziative in tutta Italia, in Sicilia, in particolare, a Trapani”.

Fonte ANSA

Foto © S. F.

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