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saguto silvanaL'ex presidente della sezione Misure di Prevenzione cercava più appoggi
di AMDuemila
“Tu mi avevi detto che Caltanissetta e lo vuoi sapere... ho mosso delicatamente una pedina... non una più perché è una questione delicata, infatti mi devono far sapere... strano però perché con chi ho parlato mi ha detto molto strano, cioè”. Così il funzionario della Dia Rosolino Nasca parlava il 29 giugno 2015 con Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di Prevenzione, rispetto ad una richiesta che la stessa donna aveva espresso pochi giorni prima. Entrambi sono indagati assieme ad altre diciotto persone dalla Procura di Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dei beni confiscati a Palermo. La donna aveva già appreso che il fascicolo a carico di Walter Virga (figlio di Tommaso, ex componente del Csm, allora presidente di una sezione del Tribunale di Palermo e trasferito dal Csm alla Corte d'appello di Roma in seguito all'inchiesta) era stato trasferito a Caltanissetta.

La Saguto si interrogava, quindi, sui possibili profili di competenza della Procura nissena e chiedeva informazioni in merito ("tu ti puoi informare che cosa è successo?[...] perché lo vorrei sapere, qual è l'ipotesi possibile, riesci a trovare un modo...per capire da che cosa ci dobbiamo guardare").
Il particolare viene descritto all'interno del decreto di sequestro con cui, nei giorni scorsi, i magistrati hanno ottenuto il sequestro preventivo di beni nei confronti degli indagati. Ma Nasca non sarebbe stato l'unico “canale” scelto dalla Saguto. Per lei si era mosso il docente universitario, Costantino Visconti, braccio destro del professore Giovanni Fiandaca, che al telefono con la donna
diceva “Mi devo fare la faccia di culo per parlarne con Dino Petralia (procuratore aggiunto, ndr)”. Lo stesso Tommaso Virga, anch'egli indagato, nell'aprile 2015 si era recato in Procura, a Palermo, per “ottenere chiarimenti” su una notifica ricevuta da suo figlio Walter. E per farlo non si reca da uno qualunque ma dal Procuratore capo Francesco Lo Voi. Dopo averlo ricevuto il magistrato si informa con il pm Gaspare Spedale, congeda Virga e poi chiede alla sua segreteria di non farlo più entrare nell'ufficio. Lo Voi, interrogato per tre volte dai pm nisseni, ha spiegato il fatto dicendo di essere stato “disturbato” da quella visita. Ed anche Spedale ha confermato i fatti.
Da parte sua il procuratore aggiunto Dino Petralia ha invece negato di aver mai ricevuto Visconti nel suo ufficio. “Non appartiene, come dire, al novero delle mie amicizie –ha detto ai pm nisseni - ma che stimo, con stima derivata, che viene dalla stima che ho nei confronti di Fiandaca. Mai si presentò al mio cospetto... semmai si fosse presentato il dottore Costantino Visconti, io l'avrei messo alla porta e sarei passato dal tu al lei e nemmeno più a un saluto”. Petralia aveva informato del fascicolo trasferito a Caltanissetta il pm Dario Scaletta, assegnatario del procedimento di prevenzione nei confronti della famiglia Rappa. La posizione del sostituto procuratore di Palermo è stata stralciata e su di lui pesa l'accusa di aver rivelato la trasmissione di atti al collega Fabio Licata.
Le intercettazioni del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, presenti nel decreto di sequestro, svelano la fitta rete su cui la Saguto ed il suo “cerchio magico” pensava di poter fare affidamento.
L'ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, prevedendo conseguenze disciplinari, aveva persino chiesto un consiglio al Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, per la nomina di un difensore al Csm. “Ci devi pensare – diceva - sei il mio referente, mi devi dire chi devo prendere, che devo fare, tutto tu mi devi dire”. Inoltre chiedeva di indicargli un difensore "un poco carismatico", perché, in occasione del procedimento per i ritardi nei depositi delle sentenze, Francesco Lo Voi le aveva suggerito un collega "che era un poco moscio" ("quando non ci fu il procedimento disciplinare, ma io avevo i ritardi, mi diedero quello... Franco Lo Voi mi diede quello che non mi ricordo manco come si chiamava di M.I. che era un poco moscio, poi andò bene perché andò bene, ma mi sono autodifesa praticamente").
E tra i contatti di peso che il magistrato cerca di attivare vi è anche il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Alla fine arriva anche un incontro nel luglio 2015 (mese in cui infuriavano le polemiche seguite al servizio de Le Iene sulla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo).
“E' andata bene - diceva l’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione al figlio Elio –gli ho detto tutte cose, vuole mandato pure tutto lui, dice che dobbiamo organizzare...vediamo che fa Natoli...poi vediamo di organizzare una intervista, però non con me, dice: deve essere qualcun altro che parla, non tu che già sei abbastanza esposta”.
Ma nel decreto si parla anche del ruolo avuto da Pino Maniaci nell'inchiesta. Uno dei filoni, infatti, nasce proprio da una conversazione intercettata tra il giornalista di Telejato e Antonio Ingroia, non ancora suo difensore, nell'ambito dell'indagine nei suoi confronti. La stessa viene trasmessa dalla Procura di Palermo a Caltanissetta nell'aprile 2015. In quella conversazione, ed anche in un altra con la giornalista Federica Delogu, Maniaci “denunciava la circostanza che Silvana Saguto sarebbe stata sottoposta ad un procedimento disciplinare e che Tommaso Virga, padre dell'amministratore giudiziario Walter Virga, membro della sezione disciplinare presso il CSM, aveva determinato l'archiviazione del procedimento a carico della Saguto. Il giorno dopo l'archiviazione, secondo Maniaci, Silvana Saguto avrebbe nominato Walter Virga come amministratore giudiziario del sequestro Rappa, e Mariangela Pantò, fidanzata di uno dei figli della Saguto, avrebbe ricevuto incarichi nell'ambito della medesima amministrazione”.
La procura scrive che “le conversazioni di Maniaci si collocavano in un contesto caratterizzato dalla pubblicazione di alcuni servizi e articoli di stampa comparsi su Telejato e su La Repubblica (quest'ultimo a firma di Alessandra Ziniti)”. Servizi, relativi alla gestione dei beni sottoposti a sequestro di prevenzione, poi acquisiti nel corso delle indagini. Servizi fastidiosi. Per questo la donna si informava anche sullo stato delle indagini contro il direttore di Telejato. Ed è sempre Rosolino Nasca, l'informatore. E dalle intercettazioni emerge che la notizia dell'indagine su Maniaci non sarebbe stata nota solo a loro, ma anche all'interno della Commissione parlamentare Antimafia. “Ieri ho visto la Bindi e Claudio Fava – diceva la Saguto al funzionario della Dia – e Fava mi ha detto: ma Maniaci non è pronto per… lasciando puntini, quindi lo sanno pure loro”.

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