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roma veduta aerea bndi Emiliano Federico Caruso
Arrestate 15 persone per un traffico di droga che coinvolgeva le zone più in vista della Capitale e raggiungeva personaggi della borghesia romana. Tra gli arrestati figura anche il figlio di un esponente della Banda della Magliana.

Partendo da via Veneto, simbolo storico della Dolce vita romana, fino all’intera zona dei Parioli e di corso Francia, passando per san Giovanni fino alla centralissima via del Corso, in un traffico di droga che muoveva in giro d’affari da 100 mila euro ogni settimana.
Un traffico che da alcuni nomi, piccoli e grandi, della criminalità capitolina arrivava alla clientela dei migliori ambienti della società, tra imprenditori, avvocati, professionisti e vip. Le indagini dei carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria di Roma, coordinate dal pm Barbara Zuin, sono partite due anni fa da alcune intercettazioni telefoniche in cui i pusher utilizzavano un fantasioso codice fatto di “Ti riporto il libro che mi hai prestato” per annunciare una consegna di droga, “Cappuccino, crodino o caffè” per il tipo di droga da smerciare, e “Numero di invitati a cena” per indicare la quantità delle relative dosi.
In questi due anni, durante i quali il giro di droga ha fruttato agli spacciatori qualcosa come due milioni di euro, sono state eseguite anche 18 perquisizioni domiciliari, con il sequestro finale di 58 mila euro, 38 mila dei quali depositati in vari conti correnti e gli altri 20 mila in contanti nascosti all’interno delle abitazioni, e di circa tre kg di hashish, ma il giro dei pusher comprendeva anche cocaina e marijuana.
Cocaina e hashish partivano dalla Spagna (la rotta Spagna-Calabria è da sempre controllata dalla ’ndrangheta, la mafia più pericolosa e potente d’Italia e una delle più potenti del mondo, oltre che tra i maggiori padroni del traffico di droga mondiale) mentre le partite di marijuana provenivano dall’Albania (la rotta Albania-Puglia è invece controllata dalla Sacra corona unita) per poi finire in un appartamento nel quartiere romano del Trullo, una sorta di quartier generale degli spacciatori, da dove venivano distribuiti negli ambienti della Dolce vita romana.
Un giro di droga che si è concluso con 18 indagati e con l’arresto, con 73 capi di imputazione in seguito all’ordinanza del gip Massimo di Lauro, di 15 persone tra carcere e domiciliari: da Rigers “Richie” Durici, spacciatore albanese esperto dei traffici tra i Balcani e l’Italia, a Manuel Zumpano, considerati i vertici dell’organizzazione in quanto gestivano personalmente i traffici dalla Spagna e dall’Albania. Fino a Roberto Nicoletti (non imparentato con il ben più famoso Enrico, usuraio e cassiere della storica Banda della Magliana), dai cui movimenti è partita l’intera indagine, e la sua compagna Gaia Mogherini, figlia del fratellastro di Federica Mogherini, rappresentante degli Affari esteri per l’UE, passando infine per Deborah de Dominicis, fidanzata di Zumpano. Proprio nel corso delle indagini, lo scorso anno, vennero trovati 27 kg di marijuana nascosti nel bagagliaio della Mercedes della donna.
Ma tra arrestati e indagati, il nome che colpisce di più nell’intera organizzazione è proprio quello di uno dei suoi vertici: Manuel Zumpano. Rampollo d’arte, per così dire, Manuel è figlio di Francesco “Franco” Zumpano e nipote di Domenico “Mimmo il biondo” Zumpano, storico spacciatore e ricettatore nella Capitale degli Anni di piombo e morto nel 1997 nell’ospedale sant’Eugenio di Roma in seguito a una violenta caduta causata da una crisi epilettica.
Quelli dei fratelli Francesco e “Mimmo il biondo” non sono nomi comuni nell’ambiente della malavita capitolina degli anni ’70 e ’80: amici del boss Franco Giuseppucci, nel 1977 vennero da lui introdotti nel giro grosso della Banda della Magliana e incaricati di gestire il traffico di droga nelle zone romane di Testaccio e Marconi, mantenendo anche i contatti con fornitori sudamericani. Nel caso di Francesco, la fiducia di Giuseppucci era tale che il boss gli affidò anche la gestione del deposito di armi della Banda.
Ma quello di Zumpano non è l’unico legame con la Banda della Magliana. Tra i locali in cui veniva spacciata la droga, oltre a ristoranti di un certo livello come “Il Caminetto”, lo “Chez Coco” e il “Duke”, figura anche lo storico “Jackie’O”, dal 1972 ritrovo serale della meglio vita mondana della Capitale, ma anche uno dei locali che erano di proprietà di Enrico “Renatino” de Pedis, boss dei Testaccini, la batteria più potente della Banda.
Proprio all’esterno dello storico locale (all’insaputa dei proprietari, confermano le indagini) si svolgevano i traffici più importanti della squadra di Zumpano, traffici che partivano dalla Spagna, dall’Albania, venivano smistati da appartamenti del Trullo e di Monteverde, fino a raggiungere, a prezzi che arrivavano fino a 100 euro al grammo, insospettabili imprenditori, avvocati, vip e personaggi della borghesia romana.

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