Non correranno più rischi negli uffici romani della regione Sicilia
di Francesca Mondin
Dopo più di un anno dalla firma dei contratti i 16 testimoni di giustizia assunti dalla Regione Siciliana ma costretti a lavorare tutti a Roma, mettendo a rischio ogni giorno la loro incolumità, sono stati trasferiti a inizio mese.
Ora potranno lavorare in uffici della Pubblica amministrazione più vicini a dove vivono, in località segreta sottoposti a programmi di protezione, evitando lunghi tragitti senza tutela fino a Roma ed evitando di trascorrere molto tempo negli uffici della regione Siciliana romani il cui indirizzo era stato reso pubblico poco dopo la loro assunzione. Anche se dopo una lunga attesa è stato data attuazione all'emendamento previsto dal ddl omnibus approvato in aprile dalla Regione Siciliana che ha previsto il distacco di queste persone in sedi a loro più vicine, per motivi di sicurezza.
"Si è ridata dignità a questi uomini e donne - spiega soddisfatto Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia - che tanti sacrifici hanno dovuto fare, in questi mesi, per andare a lavorare a Roma”. Cutrò dopo aver ringraziato il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta e il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico per “questa soluzione giusta e dignitosa” ha sottolineato che “tuttavia serve fare ancora tanto per testimoni”. Ad esempio “Attuando in tutta Italia la legge sul lavoro ai tdg nella Pubblica amministrazione, ancora in gran parte inapplicata".
Nei mesi scorsi scoppiò la situazione della congestione della sede romana della Regione Siciliana: i testimoni di giustizia siciliani chiesero di non lavorare nella sede romana della Regione, in via Marghera, a Roma, e di essere distaccati nelle regioni in cui vivono sotto protezione, anche per i costi che comportava loro lo spostamento a Roma. Anche gli stessi colleghi di lavoro non avevano mancato di esprimere perplessità e timori, legati a ragioni di sicurezza. Il problema era scaturito dal fatto che sebbene i testimoni di giustizia erano assunti dalla Regione siciliana, se sottoposti al programma di protezione non potevano lavorare in Sicilia e l'unico ufficio fuori dall'Isola, scartata la sede di Bruxelles per ovvie ragioni di costo, era nella Capitale. In queste settimane è stata quindi trovata la soluzione, come ha confermato all'Ansa anche la dirigente degli Affari extraregionali della Sicilia, la dottoressa Maria Cristina Stimolo.
ARTICOLI CORRELATI
Le Iene - Pecoraro: Testimoni di ingiustizia