La Cassazione conferma il 41-bis per il capo dei capi
di AMDuemila
Respinto il reclamo del capo dei capi, che a 23 anni dal suo arresto resta ancora al 41-bis. Secondo la Cassazione il boss corleonese Totò Riina ha ancora una "elevatissima pericolosità sociale” riuscendo a conservare la "capacità" di "mantenere i contatti con la cosca mafiosa di appartenenza". E’ quanto si apprende dalle motivazioni della sentenza (depositate oggi dalla Suprema Corte) che ha confermato il carcere duro per l'ex capo di Cosa Nostra.
Riina infatti presentato reclamo contro l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma, che il 18 aprile 2014 aveva convalidato il decreto del carcere duro emesso dal Guardasigilli il 26 novembre 2013, con la proroga dell'applicazione del 41-bis. Ma il ricorso è stato dichiarato “inammissibile”, e il capomafia di Corleone è stato condannato a pagare mille euro alla Cassa delle Ammende.
Secondo i supremi giudici la ratifica del decreto "dà conto, esponendo una copiosa serie di precisi riferimenti ai dati desumibili da tutti gli atti disponibili, della specifica valutazione circa la elevatissima pericolosità sociale del Riina e, con un ragionamento adeguato, perviene, in considerazione della mancanza di elementi significativi atti a denotare il venir meno della capacità del detenuto di mantenere i contatti con la cosca mafiosa di appartenenza, alla conclusione del carattere attuale di tale capacità e quindi della permanenza dei presupposti per l'applicazione" del carcere duro.