Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

cavallaro maniaci corriereVideo
di AMDuemila

“Mi perseguita chi mi arrestò 30 anni fa”
“La verità del complotto emergerà. L’obiettivo è fare chiudere Telejato, come chiedeva l’anno scorso la presidente delle Misure di prevenzione Silvana Saguto da me colpita con la sua cricca”. E’ così che Pino Maniaci, intervistato dal corriere.it nella località segreta di un B&B in provincia di Agrigento, torna a chiedere tempo a tutti quelli che, come Claudio Fava e Salvatore Borsellino, si sono sentiti traditi nel sentire quelle sue parole registrate dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Palermo dove è accusato di estorsione. Secondo il direttore di Telejato dietro alla “trappola” vi sarebbe la stessa persona, “un maresciallo che mi perseguita e che mi fece arrestare 30 anni fa”.
Secondo il giornalista il Nucleo dell’Arma di Partinico sarebbe responsabile di questa inchiesta malfatta, e al corriere conferma di fatto quelle parole che emergevano anche nell’inchiesta quando definiva lo stesso come “il nucleo aperitivo”: “Usano il tesserino per fare assumere nei centri commerciali mogli e figli, come ripeto da tempo in Tv”.
Poi Maniaci torna a difendersi su quel video diffuso dai carabinieri sulla morte dei suoi cani dove emergerebbe la consapevolezza che ad ucciderli non fu la mafia ma il marito della sua presunta amante. “Lo dicevo per vantarmi in una conversazione privata - ribadisce - I cani li ha ammazzati la mafia. La Scientifica sui tubi usati per impiccarli non ha trovato impronte. Non è roba di un marito cornuto”. E sull’inserimento della frase su Renzi è convinto che vi sia una strumentalizzazione volta a distruggere la propria immagine.

Maniaci è sicuro che si potrà chiarire tutto, anche rispetto a quella che gli inquirenti ritengono essere prova dell’estorsione. Per lui anche quel video è “un montaggio cinematografico”. “Il mio avvocato Antonio Ingroia - aggiunge -, ha chiesto gli originali. Si capisce che il sindaco era d’accordo con i carabinieri. Si mette in piedi, guarda la telecamera mentre io prendo i soldi. Ma quella era la mia spettanza per la pubblicità fatta in Tv al negozio della moglie. Le fatture? Le ho. Ma la Procura non le ha chieste”.
L’istrionico direttore di Telejato attacca nuovamente la Procura accusandola di essere autrice di “una vendetta per il mio attacco a magistrati e avvocati coinvolti nello scandalo per i beni confiscati”.
All’intervistatore, Felice Cavallaro, ammette “di essere un coglione” per quel suo modo di fare (“So di essere sboccato, boccaccesco, che per dire ‘ti voglio bene’ dico ‘vaffanculo’, o che a chiunque telefona rispondo ‘dimmi gioia mia’. Ma questo è Pino Maniaci”) ma allontana ogni sospetto sulla sua volontà di entrare in politica ““per guadagnare 22 mila euro al mese”. Quelle “sono minchiate dette in privato. I fatti sono che me lo hanno chiesto tanti dal 2008, da quando fui aggredito dai boss Vitale. E ho sempre rifiutato. Chiesto dal Pd di Veltroni a una cordata di Tv private da me ripudiata perché c’era dietro Angelino Alfano”.