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lombardo-giuseppe-c-paolo-bassanidi AMDuemila - 28 novembre 2014
“Dite a Peppe Lombardo che se non la smette lo ammazziamo. Diteglielo che lo facciamo saltare per aria sul serio, i 200 chili di esplosivo sono sempre pronti” a dirlo è una voce al telefono della Guardia di finanza.
Il clima di tensione attorno ai pm impegnati in inchieste delicate continua a salire, questa volta il destinatario delle minacce è il pm della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che sta conducendo le indagini sulla latitanza dell’ex deputato Fi Amedeo Matacena (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ndr). Un fatto grave e inquietante tanto più che l’interlocutore anonimo si dimostra essere ben informato sugli spostamenti del magistrato perché fornisce anche una serie di punti della città nei quali il pm passa quotidianamente per tornare a casa accompagnato dalla sua scorta.
La procura di Catanzaro, competente per i magistrati reggini, ha subito aperto un fascicolo per fare chiarezza sul fatto avvenuto nei giorni scorsi.

Il riferimento ai 200 chili di esplosivo non è però nuovo, già l’anno scorso il pm era stato destinatario di un pacco contenente 50 gr di esplosivo ed un biglietto in cui si parlava per la prima volta dei “200 chili” pronti ad esplodere se non si fosse fermato. Giuseppe Lombardo, titolare di delicate inchieste contro le principali cosche piu’ potenti dell’intera Calabria invece di fermarsi ha continuato imperterrito, aggredendo anche quel terzo livello fatto di connivenze politiche e istituzionali, di lobby mafio-massoniche e di loschi intrecci.
Proprio nei giorni scorsi, il magistrato reggino, ha depositato agli atti del processo contro l’ex ministro Claudio Scajola, e la moglie dell’ex deputato di Fi Chiara Rizzo, che si sta svolgendo sia in abbreviato che con rito ordinario, un’informativa della Dia nella quale si sosterrebbe che dietro una serie di appalti pubblici milionari si nasconda proprio Matacena. Al processo sono imputati oltre che Scajola e la Rizzo, anche Martino Politi (factotum di Matacena) e le segretarie dei due ex politici Roberta Sacco e Mariagrazia Fiordelisi, con l’accusa di aver favorito la latitanza di dell’ex deputato di Fi e di intestazione fittizia del patrimonio dello stesso. Alla luce di queste nuove informazioni, l’accusa sostiene che alcuni grandi appalti di Reggio Calabria erano controllati dal Matacena, attraverso una società schermata da fiduciarie nazionali ed esterne. Difatti molti lavori milionari come il Tapis roulant, il Palazzetto dello Sport, il Lungomare, la pista dell’aeroporto, la palestra della caserma dei vigili del fuoco e persino la Questura di Reggio Calabria, sono stati realizzati dalla Cogem, gruppo controllato dalla “A&A”, società nelle mani del ex politico di Fi e della moglie Chiara Rizzo. Ora la procura sta cercando di acquisire la documentazione sulle opere indicate dalla Dia, per capire a chi sono stati subappaltate le opere.
Il magistrato, fin dall’inizio in prima linea contro la criminalità organizzata, è sempre stato un personaggio scomodo per mafia e poteri connessi difatti negli ultimi anni è stato più volte destinatario di minacce e intimidazioni.
E’ del 2010, ad esempio, la lettera anonima indirizzata al pm contenente un proiettile. Un anno dopo, nel 2011 si verificarono numerosi episodi inquietanti, come quello di marzo quando venne intercettato un plico contenente un altro proiettile di Kalashnikov, così come l’allarmante segnale lanciato ad ottobre quando, nei parcheggi della Cedir, anonimi lasciarono una bomba di carta con sopra una sua foto. Nel 2013 invece emersero vere e proprie condanne a morte per il pm, in alcune intercettazioni di famigliari di esponenti di vertice del clan Labata si sentono gli interlocutori che parlano di Lombardo dicendo: “A quello prima lo spariamo è meglio”.

Foto © Paolo Bassani

La redazione ANTIMAFIADuemila esprime tutta la propria vicinanza e solidarietà al magistrato Giuseppe Lombardo augurandoci che presto si faccia chiarezza su questo fatto e che le Autorità competenti predispongano tutto il necessario per la sicurezza e protezione del pm e degli agenti di scorta.