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borsellino-salvatore-web10di Lorenzo Lamperti - 25 settembre 2014
"Era quello che mi aspettavo ed era ineludibile". Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ucciso il 19 luglio 1992, commenta con Affaritaliani.it la decisione della Corte d'Assise di Palermo di sentire Giorgio Napolitano come testimone nel processo sulla trattativa Stato-mafia. "Il presidente Napolitano è un testimone privilegiato di quello che è successo in quel drammatico momento di 20 anni fa", continua Borsellino. "Di cose da dire certamente ne ha, sempre che vorrà farlo. Spero che non si trinceri, come tanti altri rappresentanti delle istituzioni coinvolti nel processo di Palermo, dietro una serie di 'non ricordo'".

Secondo Salvatore Borsellino, la testimonianza di Napolitano potrebbe essere utile soprattutto in relazione "al passo della lettera di D'Ambrosio dove diceva di sentirsi utilizzato come uno scriba per indicibili accordi. Purtroppo io in quel processo non ho ottenuto di essere ammesso come parte civile", si rammarica Borsellino. "Non potrò quindi partecipare a quell'audizione, peccato perché avrei voluto guardare negli occhi Napolitano. Questo era un processo che sentivo in qualche maniera mio".

A proposito dell'audizione al Quirinale e a porte chiuse, Salvatore Borsellino attacca: "Il Presidente della Repubblica dovrebbe pretendere che l'audizione si tenga a porte aperte così che i cittadini da lui rappresentati possano ascoltarlo e rendersi conto che aspira alla verità e alla giustizia". Tornando sulle celebri intercettazioni con Mancino ormai distrutte, Borsellino conclude: "Anche qui il Colle avrebbe dovuto pretendere che fossero rese pubbliche per fugare ogni minimo dubbio sulla rettitudine della persona che rappresenta il nostro Stato".

Tratto da: affaritaliani.it

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