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tribunale-palermo-bigdi AMDuemila - 22 giugno 2012
E' ripreso quest'oggi a Palermo il processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano. Il primo ad essere sentito è stato Diego Cavaliero, magistrato che lavoro' con Paolo Borsellino alla Procura di Marsala e che sempre intrattenne con il giudice un rapporto di amicizia. Questi ha confermato che Paolo Borsellino non si separava mai dalla sua agenda rossa, la stessa che il giorno della strage di via D'Amelio sparì dalla borsa del magistrato e che e' oggetto di tanti misteri ancora irrisolti. Successivamente ha raccontato un aneddoto che risale all'11 luglio 1992, pochi giorni prima di morire. Borsellino era in Campania per battezzare il figlio dell'amico pm.

“Ricordo che andammo da mia madre a Salerno - dice Cavaliero -andando via si rese conto di non avere la sua agenda rossa con se. Ricordo che mi fece smontare completamente la mia Peugeot. Solo dopo si rese conto di averla dimenticata in albergo”. Secondo Cavaliero “Borsellino annotava tutti gli avvenimenti della giornata sulla sua agenda rossa. Lui a casa aveva una collezione di agende, era una sorta di archivio. Anche quando venne a Salerno la teneva sempre con se. Aveva un modo particolare di appuntare le cose. Utilizzava dei simboli particolari, in uno, simile a una chiocciola, era indicata la casa della madre”.
Inoltre Cavaliero ha confermato un altro episodio, in merito ad un racconto di Agnese Piraino Leto, la moglie di Borsellino, che si era tenuto nella casa della stessa: “Eravamo in cucina e mi turbo' molto, fu una sorta di sfogo da parte della signora Agnese Piraino Leto. Mi raccontò che Paolo prima di morire un giorno torno' a casa e dopo aver vomitato ed essere stato molto male e disse 'Agnese, il generale Subranni è punciutu' (affiliato alla mafia, ndr). Me lo disse nel 2004 quando venni a Palermo". In base alla sua versione dopo lo sfogo della vedova di Borsellino non ebbe mai piu' occasione di parlare dell'argomento.
Cavaliero ha poi raccontato un altro episodio: “Dopo i funerali del giudice Falcone, Paolo Borsellino mi disse: 'quando vai a un funerale piangi non solo per la morte di un amico ma perche' hai la consapevolezza che la tua fine è più vicina'. Ebbi la sensazione che volesse dirmi che dopo la morte di Falcone 'ora tocca a me'”. “Ricordo che Paolo mi raccontava sempre tutto, come quando morì Salvo Lima, mi disse quali erano gli scenari possibili, ma dopo la morte di Falcone, non disse più nulla. Era come se volesse escludere ogni persona a lui vicina affettivamente. Non c'era più il 'babbio' (lo scherzo ndr) di sempre – ha racconta emozionato - da quando fu ucciso Falcone l'atteggiamento di Paolo cambiò radicalmente".
Successivamente al processo ha deposto anche il tenente dei carabinieri Carmelo Canale che ha dichiarato che Borsellino era in ottimi rapporti con Subranni e ha smentito tutte le dichiarazioni fatte dalla dottoressa Camassa riguardo al fatto che lui le avrebbe detto di dire a Borsellino “di non fidarsi troppo del Ros”. “Io non ho mai detto niente del genere – ha detto – e non avevo nessun motivo per dirglielo”.
Poi è stato il turno dell'agente della Dia Bonferraro che ha deposto in merito ad un fatto poco chiaro avvenuto in una precedente udienza dello stesso processo Mori. Era il 18 maggio scorso quando era prevista la deposizione di Riccardo Guazzelli, figlio del maresciallo Giuliano Guazzelli, ucciso da Cosa Nostra vent’anni fa. Questi aveva visto lo stesso Guazzelli appartarsi con il maresciallo Scibilia, con il Colonnello Obinu ed il generale Mori. Successivamente, quando il teste è stato chiamato a testimoniare l'agente della Dia ha sentito Scibilia rivolgersi allo stesso Guazzelli dicendogli in modo autoritario: “Mi raccomando”.
E proprio in merito a questo fatto è salito oggi sul banco dei testimoni proprio Scibilia. Questi, oltre a confermare la propria conoscenza con il generale Mori, rispondendo alle domande della difesa ha spiegato di essere stato presente a queste udienze del generale Mori per una questione di affetto. Non sapeva che avrebbe visto anche Guazzelli e quello che avrebbe detto. Aveva deciso di essere presente alle udienze per dare il proprio sostegno al generale Mori e una volta visto Guazzelli (aveva lavorato con il padre ai tempi del maresciallo Russo), gli è andato sì incontro ma per parlare del più e del meno. E se ha detto “mi raccomando” lo avrebbe detto “nella maniera di come quando qualcuno va a sostenere un esame”.

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