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mannino-calogero-web0La testimonianza dell'ispettore di polizia penitenziaria Nicola Cristella
di AMDuemila - 3 aprile 2012
Sarebbero state le rivelazioni dell'ispettore di polizia penitenziaria, Nicola Cristella, a far scattare lo scorso febbraio l'avviso di garanzia, nell'ambito dell'indagine sulla trattativa tra Stato e Mafia, in cui si ipotizza il reato di “violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario” per Calogero Mannino.



Secondo quanto riportato oggi dall'edizione locale di Palermo del quotidiano La Repubblica, Cristella, nel '93 caposcorta del vice direttore del Dap Di Maggio, avrebbe raccontato ai sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido, Lia Sava e al procuratore aggiunto Antonio Ingroia: “Eravamo in macchina, il dottore Di Maggio ricevette la telefonata di un politico siciliano – il politico in questione sarebbe, secondo il testimone, proprio Calogero Mannino - che gli chiese esplicito se poteva attendere prima dell'applicazione del 41 bis. E Di Maggio chiuse la conversazione e si arrabbiò”.
Una telefonata che Cristella colloca tra l'estate e il settembre 1993, alla vigilia della mancata proroga di trecento 41 bis disposta dal ministro della Giustizia, Giovanni Conso.
Inoltre l'ex caposcorta del magistrato ha aggiunto che Di Maggio avrebbe telefonato immediatamente al maggiore Bonaventura, dei servizi segreti civili, e due ufficiali del Ros, Mario Mori e Gianpaolo Ganzer.
Un altro episodio si sarebbe verificato a casa: “Una sera, mentre eravamo a casa io e lui, Di Maggio andò su tutte le furie. Diceva: 'Non possono chiedere a un figlio di un carabiniere di andare a patti con qualcosa che comunque era dall'altra parte'. Ripeteva: 'Un figlio di carabiniere non può subire queste cose'”. L'ex ministro, oggi deputato, convocato in Procura si è avvalso della facoltà di non rispondere, smentendo comunque ai giornalisti ogni tipo di coinvolgimento nella trattativa.

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