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giuliano-amatoI Pm chiedono nuovi testi, c'è anche la vedova Borsellino
di AMDuemila - 30 marzo 2012
"Se c'è stata trattativa, ammesso che ci sia stata, io di certo non ne ho saputo niente".Con queste parole l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, sentito in qualità di testimone al processo Mori in corso al tribunale di Palermo, ha ribadito di essere all'oscuro della presunta trattativa fra Stato e mafia.

Amato, citato dalla difesa di Mori, sotto processo per favoreggiamento alla mafia, è stato premier nell'anno della strage di Capaci, proprio quando secondo le accuse cominciarono i contatti fra alcuni pezzi di Stato e Cosa Nostra per fermare la deriva stragista. Rispondendo alle domande del legale del militare, l'avvocato Basilio Milio, l'ex presidente ha smentito di avere mai saputo della trattativa. “Ne ho letto sui giornali - ha detto - E comunque non so se perche» non è esistita o se perche« tutti sapevano che era una pessima idea venire a parlarne a me”.
“Sicuramente l'impegno di Falcone spinse l'organizzazione ad adottare una strategia diversa culminata con le stragi del '92 - ha continuato Amato - Ma non penso che fosse legato all'alleggerimento del 41 bis, perché ancora all'epoca non se ne parlava. Successivamente alle stragi di Firenze, invece, ricordo che scrissi un articolo in cui consideravo quegli episodi legati alla volontà di alleggerire il 41 bis”. L'ex presidente ha quindi ribadito la sua convinzione che sul carcere duro occorresse non cedere, tesi, a suo dire, condivisa dall'allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. Il teste ha poi sostenuto di avere saputo da Fernanda Contri, all'epoca segretario generale della Presidenza del Consiglio, dei contatti che Mori aveva instaurato con l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. “Fu lei, dopo la morte di Borsellino - ha spiegato - a chiedere a Mori lo stato delle indagini e Mori le disse che riteneva utile stabilire contatti con Ciancimino visto il suo ruolo in Cosa nostra”. Amato, però, non è riuscito a rammentare se il suo ricordo sulle rivelazioni della Contri sia stato sollecitato da recenti incontri con l'ex magistrato o se risalga al '92. Infine l'ex presidente, smentendo quanto dichiarato dal Guardasigilli dell'epoca, Claudio Martelli, ha negato di avere avuto difficoltà a mantenere lo stesso Martelli alla Giustizia. “Si dimise - ha concluso - perché ricevette un avviso di garanzia e io, d'accordo con Scalfaro, lo sostituii con Giovanni Conso”. Inoltre Amato ha ricordato anche l'avvicendamento al Viminale tra Enzo Scotti e Nicola Mancino.
L'ex presidente ha negato che la sostituzione del democristiano Scotti col collega di partito Mancino alla guida del ministero dell'Interno, da lui disposta a giugno del 1992, quando ebbe l'incarico di premier, fosse dettata da motivi diversi da quelli politici. “Come era prassi allora - ha spiegato - i ministri li decidevano i partiti. Il segretario della Dc Forlani mi diede una lista di nomi con le relative collocazioni nel governo. So che la decisione di nominare Mancino al Viminale nacque dall'esigenza di trovargli una collocazione visto che il suo posto a capo dei senatori dc doveva andare ad Antonio Gava che, a causa di una malattia, doveva avere un ruolo compatibile con le sue condizioni di salute e non poteva certo fare il ministro”. “Mentre su altri nomi mi posi problemi - ha poi aggiunto - visto che eravamo in era Tangentopoli e volevo evitare che i miei ministri potessero essere raggiunti da iniziative giudiziari, su Scotti e Mancino non dissi nulla. Mancino aveva esperienza di diritto pubblico interno e Scotti era molto versatile e si poteva utilizzare tranquillamente in diversi ruoli ministeriali”.
Per quanto riguarda il processo, rinviato al prossimo 20 aprile, i pm che sostengono l’accusa, Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, hanno chiesto nuove citazioni testimoniali. Sul banco dei testi, se i giudici della quarta sezione del tribunale li ammetteranno, dovranno salire la vedova del giudice Paolo Borsellino, Agnese Piraino, il magistrato Alessandra Camassa, che fu sostituto procuratore a Marsala quando Borsellino era procuratore, il pentito Gaspare Mutolo, il tenente colonnello Domenico Di Petrillo, il figlio del maresciallo Antonio Guazzelli, Riccardo, il generale Antonio Subranni, ex capo del Ros, l’ex capo scorta del numero due del Dap Francesco Di Maggio, Nicola Cristella, e la giornalista del “Fatto quotidiano” Sandra Amurri. I pm hanno chiesto anche due confronti: tra l’ex Guardasigilli Claudio Martelli e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e tra l’ex ministro degli Esteri Enzo Scotti e lo stesso Mancino. Sulle richieste istruttorie il legale di Mori, Basilio Milio, si pronuncerà dopo i depositi dei verbali di interrogatorio resi dai potenziali testi. L'ultima parola spetterà comunque al tribunale che dovrà decidere sulle ammissioni.

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