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ganzer-giampaolo-webdi Lorenzo Baldo - 23 marzo 2012
Palermo. Al di là della sua recente condanna in I° grado a 14 anni per “aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati” il generale Giampaolo Ganzer resta a tutt’oggi al comando del Ros e in tale veste è stato chiamato oggi dalla difesa a deporre al processo contro il gen. Mori e il col. Obinu per la mancata cattura di Provenzano. Senza alcun tentennamento l’ufficiale dei carabinieri ha risposto negativamente alla domanda sulla sua eventuale conoscenza di una possibile trattativa tra mafia e Stato. L’avvocato di Mori ha quindi introdotto la questione dell’applicazione del 41 bis nei mesi del ’93 chiedendo a Ganzer dettagli sul suo rapporto con l’ex vicedirettore del Dap, Francesco Di Maggio (deceduto nel ’96). Nel riferire di diversi “incontri informali” e di alcuni “incontri formali” avuti con Di Maggio il generale Ganzer ha ricordato alla IV sezione del Tribunale gli incontri del ‘93 nei quali discutevano di quegli “attacchi alle istituzioni” nei confronti dei quali “non bisognava dare segnali di cedimento”. Di fatto una parte di quei “segnali” sarebbero invece arrivati con un vero e proprio “alleggerimento” del 41 bis perpetrato attraverso le mancate proroghe di centinaia di provvedimenti di regime di carcere duro nell’arco del 1993. Secondo Ganzer però in quegli “incontri informali” non si sarebbe parlato di questi mancati rinnovi, ma solo di come avvicinare detenuti al 41 bis che avevano manifestato “segni di cedimento” per verificare la possibilità di nuove collaborazioni. E soprattutto in quegli appuntamenti non sarebbe stato presente il generale Mori, ma solamente il colonnello del Sismi Umberto Bonaventura (deceduto nel 2002), Francesco Di Maggio e Giampaolo Ganzer. Peccato che lo stesso responsabile della sicurezza di Francesco di Maggio abbia smentito il ricordo del gen. Ganzer dichiarando invece ai magistrati che a quegli incontri erano in quattro: Ganzer, Bonaventura, Di Maggio e Mori. Per l’ennesima volta è tornata sotto i riflettori la figura del “dominus” Francesco Di Maggio, da sempre uomo molto vicino ai Servizi; un punto di riferimento degli ufficiali del Ros che, invece di dialogare con il dirigente del Dap dell’epoca, Adalberto Capriotti, avevano scelto lui come interlocutore. Un’ulteriore prova della presenza di Mori a quegli incontri è racchiusa nell’agenda dello stesso generale oggi sotto processo. In quelle pagine è appuntato tra l’altro l’incontro del 22 ottobre 1993 al quale, oltre a lui, parteciparono Ganzer, Di Maggio e Bonaventura. E’ un dato di fatto che dopo solo 8 giorni da quell’appuntamento il Dap manda una lettera alla procura di Palermo anticipando decisioni importanti. Che si sarebbero concretizzate il 5 novembre 1993 con la mancata proroga del 41 bis a 334 detenuti. Eppure, sempre secondo la ricostruzione di Ganzer, della questione delle mancate proroghe del 41 bis in quell’incontro del 22 ottobre (di cui per altro non ricorda bene la data) non se ne parlò. Le evidenti incongruenze nelle dichiarazioni di Ganzer si appalesano con tutta la loro sostanza anche quando l’ufficiale dei carabinieri ribadisce di non aver mai chiesto a Di Maggio chi lo avesse favorito nel suo incarico di vice del Dap attraverso una procedura che definire “irrituale” è alquanto eufemistico. Alla prossima udienza del 30 marzo verrà ascoltato l’ex premier Giuliano Amato. L’audizione dell’ex direttore del Dap Nicolò Amato dovrà invece essere fissata prossimamente in un’apposita udienza a Roma (per motivi di salute dello stesso Amato) nella quale verranno sentiti ugualmente l’ex ministro della giustizia Giovanni Conso e l’ex dirigente del Dap Adalberto Capriotti.

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