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Riceviamo e pubblichiamo la risposta del procuratore aggiunto di Caltanissetta, Nico Gozzo, all'articolo di Sandra Rizza "Ciancimino jr: testimone o gran depistatore?".
di Nico Gozzo - 15 dicembre 2010
Caro Direttore,
Mi preme rispondere ad alcuni "dubbi"...


...rappresentati da Sandra Rizza nel suo pezzo "Ciancimino jr: testimone o gran depistatore?" riportato anche sul sito antimafiaduemila.com.
Parto dicendo che escludo che i colleghi palermitani, che conosco personalmente da anni e con cui ho condiviso lunga parte della mia carriera, affiderebbero ad anonime "voci" il loro pensiero sull'azione della Procura di Caltanissetta. Sono, del resto, abituato a discutere apertamente con i colleghi di Palermo, ed a confrontarmi con loro sempre e comunque, come abbiamo fatto in questi oltre due anni di indagini nascenti dalle nuove rivelazioni del figlio di Vito Ciancimino. Indagini che abbiamo svolto in collegamento con la Procura di Palermo, incontrandoci almeno due volte al mese, e discutendo preventivamente (o comunicando successivamente) tutte le scelte da compiere, e che, spesso, abbiamo compiuto
Ritengo,comunque, che le opinioni riportate dell'articolista meritino una risposta, perché il giudizio ed il controllo della gente sull'operato della magistratura, se non e' mosso da evidenti pregiudizi, e' il sale della mia professione ed uno dei fondamenti della stessa vita democratica di questo paese:
1) si sostiene nell'articolo che solo all'apparire del nome di Gianni De Gennaro nelle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino, la Procura di Caltanissetta avrebbe cambiato atteggiamento nei confronti del dichiarante. Ciò e' evidentemente ed assolùtamente falso, come anche un disattento lettore di giornali può desumere da una rassegna stampa dell'ultimo anno.
2) rappresentare i miei colleghi della DDA di Caltanissetta, più volte minacciati dalla mafia, e che hanno condotto indagini rilevantissime nei confronti di molti "potenti", come dei tremebondi magistrati  che, appena sentito il nome di De Gennaro dalla voce di Massimo Ciancimino, avrebbero cambiato atteggiamento processuale, e' una diffamazione tanto gratuita quanto infondata. Un po' di rispetto per le nostre storie personali non guasterebbe.
3) non e' serio parlare di "sparate" di Ciancimino. Come non e' serio credere - come hanno fatto altri giornalisti - che questa "sparata" sia avvenuta in un Bar, quasi a voler svilire una accusa cosi' grave che colpisce un alto funzionario dello Stato. Non e' serio dire questo, ma soprattutto non e' vero. E chi ha sostenuto queste cose false dovrebbe interrogarsi sulla serietà, questa si, delle proprie fonti.
4) Mi pare evidente, poi, che le dichiarazioni rese alla Polizia giudiziaria, come alla magistratura, non dovrebbero essere "sparate", e, soprattutto, qualsiasi accusa da chiunque mossa dovrebbe avere una sua intrinseca serietà, perché ciascuno di noi, ove chiamato in causa da dichiarazioni, ha diritto che queste siano serie e circostanziate, tanto da poter essere sottoposte a verifiche e riscontri.
5) Non risponde neanche al vero che una qualsiasi iscrizione di questa Procura (di Ciancimino come di Tizio o Filano) possa avvenire "per fede", senza che siano state svolte indagini sulle sue dichiarazioni. Le indagini si possono svolgere non solo a seguito delle dichiarazioni, ma possono anche averle precedute: se si sono svolte indagini su di un dato fatto, nel momento in cui un teste rende nuove dichiarazioni sul medesimo fatto si puo' essere in grado, immediatamente, di stabilire se quanto dichiarato sia fondato o infondato, ed anche se meriti una indagine per calunnia o meno.
6) Parlando in generale di titubanza accettabile di un qualsiasi teste quando deve parlare di "potenti", se la titubanza dura non pochi giorni o mesi, ma piu' anni, ed e' unita ad una serie di attività potenzialmente calunniatorie, può certamente in astratto divenire favoreggiamento della persona di cui si tace volontariamente il nome.
7) Non puo', poi, interessarci se le nostre posizioni abbiano scatenato posizioni politiche preconcette, che hanno abbracciato i risultati delle nostre indagini solo perche'  apparentemente favorevoli alle tesi di una determinata parte politica. La stessa cosa, del resto, e' avvenuta sulle ultime indagini sulla "trattativa" condotte dalla Procura di Palermo. La verità non ha colore. E la nostra necessaria autonomia di magistrati ci deve sempre spingere a fare quanto necessario all'accertamento della verità processuale. Qualunque essa sia.
Per il resto, siamo sempre disponibili ad accettare qualsiasi critica, ma nel rispetto del nostro lavoro e della nostra buona fede, che nessuno può mettere in dubbio gratuitamente. Le nostre sono indagini senza paraocchi e senza paure, ma anche senza pregiudizi, positivi o negativi che siano.
Cordiali saluti.

Nico Gozzo


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