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di AMDuemila
Svelate "cointeressenze" con mondo politico e imprenditoriale

Da questa mattina i carabinieri del Ros stanno eseguendo una misura cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura distrettuale, a carico di 59 indagati accusati di numerosi reati, tra i quali associazione mafiosa, concorso esterno, corruzione elettorale, estorsione e turbata libertà degli incanti. L'operazione colpisce i clan "Puca", "Verde" e "Ranucci" operanti a Sant'Antimo (Napoli) e comuni limitrofi, svelando - secondo gli investigatori - una fitta rete di 'cointeressenze' sia in ambito politico sia imprenditoriale. Contestualmente è in fase di notifica anche un sequestro di beni per un valore di oltre 80 milioni di euro. Sotto sequestro anche la società "Il Molino". L'inchiesta è condotta dai pm Giuseppina Loreto e Antonella Serio e le ordinanze sono firmate dal gip Tommaso Miranda. La misura degli arresti domiciliari è stata eseguita nei confronti di Aniello e Raffaele entrambi già coinvolti in un'altra inchiesta su presunte collusioni con la camorra. In carcere invece va un terzo fratello, Antimo, patron del centro di analisi 'Igea' di Sant'Antimo. I dettagli dell'operazione saranno illustrati nel corso dell'incontro con i giornalisti che si terrà alle ore 11 presso la Procura della Repubblica di Napoli, al quale parteciperanno il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, e il comandante del Ros, generale di divisione Pasquale Angelosanto.

Rappresaglie
Le indagini sono state avviate nell'ottobre 2016 in ordine a un datato rapporto tra la famiglia Cesaro, noti imprenditori di Sant’Antimo, e il clan Puca, riscontrando, in tal senso, il narrato di numerosi collaboratori di giustizia, con riferimento a interessi e a partecipazioni del sodalizio mafioso nel centro polidiagnostico “Igea” e nella galleria commerciale “Il Molino”, entrambi con sede a Sant’Antimo, risultate essere società di fatto tra i Cesaro (formali titolari) e il capoclan Puca Pasquale, detto Pasqualino ‘o minorenne.
I membri del clan, al venir meno dei pregressi accordi, avrebbero reagito compiendo un attentato dinamitardo al centro Igea nel giugno del 2014. Inoltre avrebbero fatto fuoco, con una pistola, contro l'auto di Aniello Cesaro, in sosta presso un autolavaggio nell'ottobre del 2015. Episodi, questi, sui quali gli inquirenti hanno fatto piena chiarezza. Emblematica, in tal senso, l'imputazione riconosciuta dal Gip per l'anziana madre del capo clan Puca Pasquale, la quale, destinataria della misura della presentazione alla Polizia giudiziaria, è chiamata a rispondere del reato di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa perché avrebbe ricevuto somme di denaro provenienti dai fratelli Cesaro, "frutto delle società di fatto esistenti tra gli imprenditori e il figlio".

Condizionamenti nelle elezioni comunali

Dalle indagini sarebbe stato inoltre accertato il condizionamento delle elezioni comunali del Comune di Sant'Antimo (sciolto il 20 marzo per infiltrazioni mafiose) tenutesi nel giugno 2017, "attraverso una capillare campagna di voto di scambio”. In questo senso è stata fatta luce su un'incalzante opera di compravendita di preferenze, con una tariffa di 50 euro per ogni voto, a favore di candidati del centrodestra, soccombente al ballottaggio dopo un primo turno favorevole. Il controllo del Comune di Sant'Antimo da parte della locale criminalità organizzata risulterebbe proseguito anche a elezioni concluse, come documentato dallo sviluppo delle investigazioni. Infatti, dopo la mancata affermazione elettorale, "la strategia criminosa è stata finalizzata da un lato a far decadere quanto prima la maggioranza consiliare e dall'altro a mantenere il controllo sul locale Ufficio tecnico attraverso la conferma nel ruolo di responsabile di Claudio Valentino", hanno fatto sapere gli investigatori. Tornando alle attività criminose e violente dei sodalizi le indagini hanno fatto luce su due attentati dinamitardi del 20 novembre 2018 e del 4 dicembre 2018, indirizzati alle abitazioni di consiglieri comunali di maggioranza per farli dimettere dalla loro carica e così far venir meno il numero legale per il funzionamento del Consiglio e quindi determinarne lo scioglimento. Inoltre, sarebbero stati individuati gli autori di un terzo attentato esplosivo del 6 gennaio 2018, in danno dell'abitazione dei familiari del collaboratore di giustizia Lamino Claudio. Disvelato scopo e mandanti di atti intimidatori condotti con la minaccia di arminei confronti di alcuni funzionari del locale Utc, al fine di dissuaderli dall'accettare l'incarico di dirigente del settore urbanistica del Comune di Sant'Antimo. Permesso di ricostruire un collaudato sistema di illecita gestione dell'Utc nell'interesse delle tre consorterie camorristiche locali, avente a capo Valentino, indagato sia per l'ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa (clan Puca), sia per episodi di corruzione e di turbata libertà degli incanti relativi a 4 gare a evidenza pubblica, del complessivo valore di oltre 15 milioni di euro.

I rapporti e i contatti del clan
Le investigazioni infine hanno fatto luce sulle recenti evoluzioni interne al clan Puca e sulle interazioni con gli altri due sodalizi, i Verde e i Ranucci, di cui il Gip ha confermato esistenza e operatività. Di queste tre consorterie criminali, il Gip ha riconosciuto l'esistenza di un quadro gravemente indiziario circa le loro cointeressenze politiche, imprenditoriali ed economiche, nonché la gestione in una cassa comune (cosiddetto cappello) dei proventi illeciti, per il pagamento di mesate ad affiliati e familiari dei detenuti. In conclusione le indagini avrebbero consentito di raccogliere indizi anche su illeciti rapporti tra due marescialli dei Carabinieri, già effettivi alla tenenza carabinieri di Sant'Antimo, e alcuni indagati. Il Gip ha disposto per un militare (già sospeso dal servizio all'esito di altra recente indagine) la misura della custodia in carcere e per l'altro, ora in servizio fuori provincia, la misura dell'interdizione dal pubblico ufficio. Il primo è accusato di rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento, mentre il secondo di favoreggiamento, aggravati dall'aver agevolato le attività illecite dei clan Puca e Verde. Contestualmente ai provvedimenti restrittivi, è stato notificato anche un decreto di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore stimato di 80 milioni di euro. Si tratta di 194 unita', tra civili abitazioni, uffici, magazzini, autorimesse, nonché di 27 terreni (tutti ubicati tra le province di Napoli, Caserta, Frosinone e Cosenza), 9 societa' e 3 quote societarie, 10 autoveicoli e 44 rapporti finanziari. Tra i beni immobili spicca la galleria commerciale di Sant'Antimo Il Molino, con oltre 90 locali adibiti ad esercizi commerciali e uffici.

Scardinato un sistema mafioso
"Grazie al grande lavoro dell'Arma dei Carabinieri sono stati colpiti i clan Puca, Verde e Ranucci, ed è stato scardinato un sistema di collusione affaristico mafioso portando alla luce una fitta rete di cointeressenze in ambito politico e imprenditoriale". Lo scrive in una nota il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo. "Lo Stato continua a dimostrare ogni giorno di essere più forte di ogni organizzazione criminale - ha continuato -. Operazioni come questa, da un lato dimostrano come la mafia tenti di riorganizzarsi sul territorio, dall'altro sono la conferma che le istituzioni non indietreggiano di un solo millimetro nella lotta alla criminalità”.

Foto © Imagoeconomica

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