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di AMDuemila
Un nuovo clan camorristico è stato scoperto nel napoletano. I carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata e i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno in un'operazione coordinata dalla Dda hanno arrestato 11 persone (per nove di loro il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, per gli altri due i domiciliari) ritenute promotori o affiliati o agevolatori di una nuova associazione mafiosa armata, quella della famiglia Batti. Gli 11 risultano indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di arma da fuoco, estorsione e violenza privata, aggravate dal metodo mafioso e dallo scopo di favorire il clan Batti. Il clan, dedito, prevalentemente, al commercio di droga (cocaina, marijuana e hashish) è risultato costituito dai fratelli Alfredo, Luigi e Alan Cristian Batti, detti 'i milanesi', la cui storica estrazione criminale, spiegano i militari, deriva dal padre Salvatore Batti, ucciso in un agguato di stampo mafioso nel dicembre 1990. Alfredo Batti, in particolare, secondo gli inquirenti sarebbe a capo dell’organizzazione, riconosciuto per la sua caratteristica ferocia anche con i suoi sodali.
Le indagini sono sortite dai tentati omicidi di Luigi Avino (avvenuto a Terzigno il 28 aprile 2013) e di Mario Nunzio Fabbrocini (avvenuto a San Giuseppe Vesuviano il 27 settembre 2013), in un'area tradizionalmente controllata dal clan Fabbrocino, inducendo a ritenere che fosse in atto una fase di alterazione degli equilibri criminali su quel territorio. Riguardo ciò, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia avevano rivelato che già nel 2008 i Batti erano stati avallati dal clan Fabbrocino a spacciare droga a San Giuseppe Vesuviano, previo versamento di una quota di proventi allo stesso clan Fabbrocino. Solo in una fase successiva, come hanno appurato le indagini, la nuova compagine criminale era riuscita ad affrancarsi dall'obbligo di versare una quota dei proventi delle attività di spaccio, acquisendo autonomi, a tutti gli effetti, spazi di operatività. Mentre il contrasto alle forze dell'ordine da parte del clan era attuato attraverso il monitoraggio del territorio (così da scongiurarne l'eventuale intervento), l'utilizzo di canali di comunicazione dedicati (i cd. "telefoni della fatica"), la realizzazione di appositi locali ove nascondere armi e stupefacenti. Infine, contestualmente all'esecuzione delle misure cautelari i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata, si apprende, hanno provveduto nelle provincie di Napoli, Roma e a Montesarchio, nel Beneventano, all'esecuzione di un decreto di sequestro preventivo d'urgenza relativo a beni mobili, immobili, società e rapporti finanziari per un valore complessivo pari a 7,5 milioni. Sigilli a 5 società (una ditta di facchinaggio, 3 rivendite di autoveicoli, 1 cartoleria) per un valore pari a 6 mln; un immobile per un valore pari a 700mila euro; 4 quote relative a terreni per 300mila euro; 2 vigneti per 200mila euro; 2 moto e 3 auto per un valore complessivo di 150mila euro; vari rapporti finanziari per 150mila euro.

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