di Francesco Ferrigno
Quando il boss uscì dal carcere nel 2014 scoprì che una parte dei suoi uomini avevano cominciato a gestire alcune piazze di spaccio in provincia di Napoli senza il suo permesso. Il capoclan vietò loro di proseguire, ma gli ex fedelissimi non avevano alcuna intenzione di rinunciare ai traffici di droga. Cominciò così una faida interna che portò ad omicidi e agguati.
È la storia recente del clan Mallardo ricostruita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna che questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) partenopea.
A finire in manette sono stati 8 uomini appartenenti al gruppo criminale Catuogno-Di Biase, scissionisti del clan Mallardo. La cosca è attiva specialmente a Giugliano in Campania e nei Comuni confinanti. L’indagine ha fatto luce su come il gruppo criminale traesse profitti illeciti dalla gestione di piazze di spaccio. Affari che erano iniziati senza il placet del capoclan Francesco Mallardo e che andarono avanti fino a quando il boss uscì dal carcere nel 2014 e impose il divieto di proseguire.
Il mancato rispetto del divieto portò allo scontro armato tra le 2 famiglie nel corso del quale vennero assassinati Michele Di Biase, detto paparella, e uno spacciatore di origini algerine rimasto ucciso durante l’agguato ad Aniello Di Biase, figlio di Michele.
Vendevano droga senza il permesso del boss: arrestati 8 scissionisti del clan Mallardo
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