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dia bigTra gli arrestati anche il cugino di 'o Ninno, storico boss del clan dei Casalesi.
di Emiliano Federico Caruso
Nel corso della mattina, al termine di una vasta e articolata indagine guidata dal sostituto procuratore antimafia Annamaria Lucchetta, la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli ha arrestato sette persone responsabili, a vario titolo, di reati come abuso d'ufficio, trasferimento fraudolento di valori e corruzione.
L'indagine, durata due anni, è in verità soltanto l'ultimo capitolo di una storia iniziata nel 2013, che riguardava in particolare un intero sottobosco di corruzione, gestione di appalti pubblici e infiltrazioni mafiose all'interno dell'azienda ospedaliera “Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta”, sciolta poi per infiltrazione mafiosa nell'aprile del 2015 da Angelino Alfano, allora Ministro dell'Interno.
Infiltrazioni che invece sono continuate negli anni successivi, dal momento che la gestione all'interno della struttura medica ha continuato per quasi un ventennio a svolgersi in un clima di corruzione, scarsi controlli sulla qualità dei servizi e turbative per le gare di appalto, che venivano dirottate a favore di aziende vicine al responsabile della struttura.
La mensa, la camera mortuaria, la lavanderia, le forniture delle pulizie, l'assegnazione dei posti di lavoro, la sterilizzazione degli ambienti, lo smaltimento dei rifiuti speciali, insomma l'intera gestione dell'ospedale (ma anche della ASL di Caserta) veniva infatti personalmente interpretata a proprio favore dal responsabile Carmine Iovine, già Direttore sanitario (dal primo gennaio 1995 al primo dicembre 2000) e Direttore medico di presidio (dal 16 ottobre 2003 al 27 gennaio 2014) all'interno della stessa struttura, padrone finora incontrastato di tutto quel che avveniva intorno a lui. 
Secondo l'accusa, Iovine ha orientato tutte le scelte di gestione degli impianti a favore di sodali e in cambio di favori, falsificando nello stesso tempo qualsiasi controllo sulla qualità dei servizi. Controlli che in verità avvenivano, ma puntualmente Iovine ordinava di falsificare le carte e i documenti relativi, come anche le fatturazioni per milioni di euro. 
Anche se non gli è stata attribuita l'aggravante dell'associazione mafiosa del 416 bis perché, come scrive il Gip (Giudice per le indagini preliminari) Federica Villano, “...ha agito nel suo personale interesse, non per quello dei Casalesi”, Carmine Iovine si porta dietro un cognome importante negli ambienti della Camorra. Suo cugino è infatti Antonio “'o NinnoIovine, storico e potente boss del clan dei Casalesi, primo fra tutti a promuovere la svolta imprenditoriale della camorra, poi arrestato il 17 dicembre del 2010 dopo ben 14 anni di latitanza. 'O Ninno, caso rarissimo nella Camorra (prima di lui ci furono Pasquale Galasso e Carmine Schiavone), forse ammorbidito dal 41 bis, divenne a maggio del 2014  un pentito di quelli decisivi, in grado di rivelare nei dettagli le meccaniche e i traffici della Camorra.
Quello di Carmine Iovine era un giro di corruzione e favoritismi in grado di muovere decine di milioni: dagli 830.478 euro dello smaltimento rifiuti affidato alla DES srl di Michele Tarabuso, ai 141.416.000 dell'affidamento delle pulizie dell'ospedale alla GE.S.A.P srl di Marco Napolitano, fino ai 14.500.000 euro per aggiudicare l'appalto per la gestione degli edifici e degli impianti alla Manutencoop Facility Management di Maximilien Frank Eusepi, anche lui raggiunto dal provvedimento di arresto, ma deceduto il primo giugno scorso. Tutte aziende favorite direttamente dal dottor Carmine Iovine nella sua clientelare gestione della struttura medica.
Oltre a lui, detenuto, sono ora ai domiciliari altre sei persone coinvolte a vario titolo nel giro di favoritismi e omissione dei controlli sulla qualità dei servizi: Antonio Alterio, titolare della SAF srl di lavaggio, con contratto di 4.498.829 euro, Nicola Buonafede, titolare della American Laundry S.P.A., Domenico Ferraiuolo, Marco Napolitano, Pasquale Picazio e Michele Tarabuso. Altri sedici persone, tra dipendenti dell'ospedale, imprenditori e consulenti sono al momento indagate, anche se in stato di libertà, per abuso d'ufficio, corruzione e falso in atto pubblico.

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