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afragola duplice omicidio 1 610di Francesco Ferrigno
I boss del contrabbando di sigarette sono stati uccisi e fatti a pezzi per una faida interna all’organizzazione criminale. Due i presunti assassini arrestati ieri dalla polizia: uno di loro ha 16 anni.

L’operazione è stata effettuata dalla squadra mobile di Napoli che ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare, una emessa dal gip del Tribunale partenopeo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, l’altra emessa dal giudice del Tribunale per i Minorenni. In manette sono finiti Domenico D’Andò di 24 anni alias ‘o chiattone, accusato di aver deliberato, organizzato ed eseguito il 31 gennaio 2017 il duplice omicidio insieme a I. A.. Dovranno rispondere di duplice omicidio volontario, di vilipendio e occultamento di cadavere. I corpi di Luigi Ferrara di 53 anni e Luigi Rusciano di 43 anni sono stati ritrovati quasi due settimane dopo nelle campagne di Afragola, nella contrada Franzese: erano stati fatti a pezzi, chiusi in buste di plastica e parzialmente interrati.

Stando a quanto accertato dagli inquirenti il duplice omicidio si inquadrerebbe in una lotta interna ad un’organizzazione criminale dedita all’acquisto, allo stoccaggio e alla vendita di sigarette di contrabbando nei Comuni a nord di Napoli. Ai vertici del gruppo Luigi Ferrara, Luigi Rusciano, Pietro Caiazza e Domenico D’Andò (nipote di Caiazza). Un’organizzazione parallela, insomma, agli storici gruppi camorristici: Ferrara era ritenuto vicino ai Franzese, un sottogruppo del clan Moccia, e per conto della cosca gestiva il contrabbando; Caiazza era un affiliato di spicco del clan Amato-Pagano, i potenti scissionisti, in quanto cugino di Raffaele Amato, capo fondatore della cosca; Anche D’Andò era affiliato al clan Amato-Pagano, prima della faida interna che li decimò: Domenico D’Andò, che parteggiava per la fazione Amato, perse il padre Antonino per lupara bianca nel febbraio del 2011.

afragola duplice omicidio 2 610Dopo la morte del padre si era stabilito ad Afragola entrando nell’organizzazione di Ferrara, Rusciano e Caiazza. Proprio la cattura di quest’ultimo il 26 gennaio scorso, ritenuto il referente del capoclan Rosaria Pagano, ha alterato gli equilibri del gruppo aprendo una sanguinosa resa dei conti tra due fazioni per assumere una posizione di egemonia. Squadra mobile e Antimafia hanno ricostruito i movimenti di D’Andò e del suo complice sia nei giorni antecedenti la scomparsa delle vittime sia in quelli successivi, quando sono avvenute continue operazioni di approvvigionamento delle merce una volta eliminati i soci.

Il duplice omicidio sarebbe scaturito a seguito di una richiesta di denaro da parte di Ferrara nei confronti di un familiare di D’Andò. Un debito da diverse migliaia di euro per il quale il giovane ci avrebbe messo la faccia e garantito la restituzione dei soldi, ma Ferrara non avrebbe voluto saperne: basta rifornimenti di sigarette per il parente di D’Andò. Un’offesa che ha fatto scattare il piano per ammazzare il socio: il 24enne ha noleggiato un’auto, fittato un appartamento a Giugliano e comprato corde, sacchi di plastica, coltelli e roncole. Poi avrebbe attirato Ferrara e Rusciano in quella casa di Giugliano. Qui i due sono stati aggrediti a tradimento e alla fine sgozzati con le roncole. Ma i due prima di morire hanno lottato e si sono difesi, tanto che i killer D’Andò e I. A. al termine della lotta hanno riportato numerose ferite. Qualche ora più tardi, dopo aver portato l’auto delle vittime ad Afragola ed essersi medicati da soli, hanno fatto a pezzi i cadaveri trasportandoli con il veicolo noleggiato nel campo dove sono stati poi rinvenuti.

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