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di Francesco Ferrigno
Napoli. I camorristi erano al corrente di ogni attività di edilizia, anche privata, che veniva eseguita sul territorio. Grazie al parere di “esperti” al soldo del clan erano in grado di quantificare i lavori e pretendere perciò una tangente “adeguata” dalle ditte. È uno dei retroscena dell’indagine che ha portato oggi all’arresto in carcere di 11 indagati ritenuti affiliati ai clan Orlando e Nuvoletta-Lubrano. Un’inchiesta condotta in tre fasi, partita nell’aprile scorso, che ha permesso di decapitare il clan Orlando. Una cosca che aveva preso il potere nell’area di Marano di Napoli, Calvizzano e Quarto dopo la caduta dei potenti Polverino, decimati anch’essi da decine di arresti.

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I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di 11 indagati di cui 4 già rinchiusi in carcere. Si tratta di: Raffaele Orlando di 63 anni; Angelo Orlando di 38 anni; Castrese Carbone di 37 anni; Raffaele Veccia di 40 anni; Mario Sarappo di 47 anni; Giuseppe Assenzo di 47 anni; Salvatore Trinchillo di 56 anni; Cristoforo Chianese di 46 anni; Chiara Catuogno di 38 anni; Vittorio Felaco di 25 anni; Crescenzo Muoio di 54 anni. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso ed estorsione. Nell’ambito delle indagini i militari hanno rinvenuto in un garage di un 22enne incensurato quello che considerano una parte dell’arsenale della cosca: 4 kalashnikov, una mitragliatrice, un fucile, 3 pistole semiautomatiche e circa 600 cartucce.

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Stando a quanto accertato dai carabinieri il clan Orlando aveva ampliato e consolidato la propria egemonia criminale su Calvizzano. La cosca aveva “posizionato” qui Castrese come referente dell’area: per lui l’Antimafia ha chiesto ed ottenuto la misura cautelare per 416 bis. Gli Orlando erano a conoscenza di ogni attività di edilizia sul territorio e, avvalendosi di esperti del settore, riusciva a quantificare l’opera da eseguirsi e dal relativo importo veniva “calcolata” la tangente da estorcere. Ma non solo, perché la cosca effettuava anche servizi di “recupero crediti”. “Il presunto creditore – ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli – si rivolge al clan che, utilizzando la forza di intimidazione garantisce, previo compenso, la riscossione del credito vantato. Con tale ulteriore ordinanza sono stati smantellati i quadri criminali del clan Orlando sostituiti dopo gli arresti del 18 aprile 2017”.

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Quattro mesi fa, infatti, i carabinieri hanno arrestato 32 persone delle cosche Orlando e Nuvoletta-Lubrano (un tempo alleata dei Polverino). Le accuse anche in quel caso erano di associazione camorristica, droga di tipo hashish importato dalla Spagna ed estorsioni. Ombre anche sul condizionamento del Comune di Marano, recentemente sciolto per infiltrazioni camorristiche. A capo degli Orlando c’era e, con ogni probabilità, c’è ancora in quanto latitante dal 2003 e sfuggito al blitz di aprile, Antonio Orlando alias mazzolino. Le misure cautelari sono state confermate dal Tribunale del Riesame ed a carico di tutti gli imputati si è proceduto con richiesta di giudizio immediato. Tutti gli imputati hanno avanzato richiesta di definizione con rito abbreviato.

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Il 29 giugno i militari hanno invece eseguito un decreto di sequestro nei confronti di 16 indgati, elementi apicali del clan Orlando e delle famiglie Nuvoletta-Lubrano. Un maxi-sequestro da 7 milioni di euro: sigilli a ville, appartamenti, frutteti, rapporti bancari e postali, quote societarie, aziende, esercizi commerciali, cavalli da corsa, automobili e un’imbarcazione di lusso.

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