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dia big novLa relazione semestrale: “Rischio che per fasce più deboli diventi alternativa allo Stato”
di Miriam Cuccu
Una Camorra sempre più violenta è quella descritta dalla Direzione investigativa antimafia nella prima relazione semestrale riferita al 2015. Un contesto, quello campano, che risulta “lacerato da numerosi episodi violenti, soprattutto nell'area napoletana, dove il reiterarsi di omicidi ed atti intimidatori tra gruppi avversi, contribuisce ad alterare i già precari equilibri, modificando costantemente la mappatura dei clan”. Soprattutto a Napoli e nelle sue periferie, prosegue la relazione, si registra “uno scenario criminale in cui si fronteggiano sodalizi storici in momentanea difficoltà operativa e gruppi emergenti, che si caratterizzano, a loro volta, per l'assenza di una strategia unitaria, il frequente turn over delle alleanze e del profilo apicale, oltre che per l'accesa conflittualità armata”.
Rivelano “una ricerca di nuovi spazi d'azione” i violenti contrasti avvenuti nei quartieri Forcella, Maddalena e nella zona Porto, gli agguati nell'area orientale, nel quartiere Sanità, gli scontri avvenuti nei Quartieri Spagnoli e a Pianura. Nel casertano, invece, si parla di camorra “mafizzata”: è qui, spiega la Dia, che “le storiche contaminazioni con la mafia siciliana, l'esecuzione di provvedimenti cautelari, personali e reali, ne hanno condizionato la struttura ed i metodi operativi”. I Casalesi continuano a rappresentare “una struttura pericolosa per forza di intimidazione, potenzialità finanziarie e capacità di penetrare i gangli vitali della pubblica amministrazione, sia in Campania che fuori regione. All’estero, invece, non si parla di “isolate presenze” ma di un consistente “insediamento in Spagna, in Gran Bretagna, Germania o nei paesi dell’Est, di vere e proprie colonie di famiglie collegate a gruppi camorristici” dove le attività prevalentemente praticate sono “il reinvestimento di capitali che, non destando allarme sociale, consentono alle organizzazioni di operare indisturbate al pari di un normale operatore economico locale”.

Secondo le indagini “un primo settore che continua ad interessare fortemente la Camorra è quello del traffico illecito di rifiuti, per la cui realizzazione sono emerse a più riprese forti connivenze con amministratori locali”. Del resto anche la l’organizzazione campana, come le altre mafie, è risultata in grado nel tempo di “infiltrarsi, anche fuori regione, in vari ambiti economici ed amministrativi” ma anche di “attrarre figure imprenditoriali sempre più compenetrate nelle attività dell'associazioni mafiosa”.
“Nella provincia di Salerno – si legge ancora – permane l'operatività di gruppi da tempo radicati sul territorio” mentre “ad Avellino e Benevento si registra un'apparente situazione di stabilità”. Nel complesso, evidenzia la Dia, “la Campania si presenta come un territorio fortemente parcellizzato” dove sarebbero attivi “oltre centodieci clan, cui vanno ad aggiungersi un fitto sottobosco di realtà criminali minori e le collaborazioni con gruppi di etnia straniera” soprattutto per i mercati “legati agli stupefacenti, alle armi, ai rifiuti, al riciclaggio ed alla contraffazione”.
Nei clan campani, aggiunge la relazione, “persiste il tratto significativo della struttura familiare e della marcata territorialità, che si manifesta anche attraverso il condizionamento delle amministrazioni locali”. Particolarmente influente si rivela poi la presenza delle organizzazioni camorristiche “nell'opera di condizionamento culturale delle fasce più deboli della popolazione, ambendo a porsi quale punto di riferimento unitario ed alternativo allo Stato, soprattutto nelle aree economicamente e socialmente più deboli, e quindi più esposte alle insidie dei clan, che sfruttano la possibilità di offrire opportunità di guadagno, sebbene da fonte illecita, alle fasce più povere della popolazione, restando cosi elevata la capacità dei sodalizi di reclutare adepti”.
“Anche le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici – è l’allarme della Direzione investigativa antimafia – appaiono esposte ai medesimi pericoli di infiltrazione” per il fatto che “i clan si siano rivelati pronti a sfruttare la permeabilità delle Istituzioni”. Stessa cosa per il settore del gioco e delle scommesse: “La Camorra sembrerebbe aver riadattato le vecchie metodologie operative alle più complesse tecniche di gestione fraudolenta del gioco online. La spiccata vocazione dei gruppi campani ad infiltrarsi, anche fuori regione ed all'estero, negli apparati economici e finanziari potrebbe ragionevolmente portare alla scoperta di nuove realtà territoriali - allo stato apparentemente non compromesse - ritenute invece funzionali al reinvestimento dei capitali illeciti”.
“Per la realizzazione dei traffici di armi, di stupefacenti, di rifiuti e per la contraffazione, anche di documenti e di banconote – attenziona il documento – i gruppi campani sono capaci di avvalersi di tecnologie all'avanguardia, in grado di assicurare celerità nei flussi informativi, un adegualo contrasto all’intrusione elettronica e riproduzioni di merce contraffatta del tutto simile all’originale”.

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