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di AMDuemila - 27 maggio 2015

Arrestati Francesco Carannante e Raffaele Venosa, i due casalesi che nel lontano 1992 avrebbero ucciso per errore due civili, scambiati per uomini della fazione Schiavone in quel periodo in guerra contro la fazione Venosa. A finire sotto i colpi dei kalashnikov, in quel 26 febbraio del 1992 a Casapesenna (Caserta), furono Pasquale Pagano, commerciante di 36 anni e Paolo Coviello, pensionato di 63 anni, entrambi completamente estranei ad ambienti criminali. I tragico equivoco fu dettato dal fatto che i due passarono sul tragitto che era solito fare Alfredo Zara, affiliato alla fazione Schiavone, viaggiando inoltre a bordo di un'auto (una Renault Clio grigio chiaro) dello stesso tipo e dello stesso colore di quella dello Zara, vero obbiettivo dei Venosa, che qualche giorno prima aveva attentato alla vita di Pietro Paolo Venosa, fratello di uno dei due arrestati ed elemento apicale della fazione opposta.

Il gruppo di fuoco era formato da ben cinque persone, due arrestati stamani e gli altri tre attuali collaboratori di giustizia che hanno permesso, a distanza di oltre vent'anni, di fare chiarezza sul duplice omicidio. L'operazione è il risultato di un complesso lavoro d'indagine dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe (CE), coordinati dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, basata, oltre che sulle dichiarazioni dei pentiti, su attività d'indagine specifiche di tipo tecnico scientifico. Come le attività che hanno permesso la localizzazione di Raffaele Venosa, ritenuto l'attuale reggente della fazione Venosa del clan dei Casalesi, che da qualche settimane si era reso irreperibile e che è stato individuato ed arrestato in un ristorante di Parete. A Francesco Carannante, già recluso per reati aggravati dal metodo mafioso, l'ordinanza di custodia è stata notificata in carcere.   
"L'operazione di oggi è la dimostrazione è che anche a distanza di diverso tempo grazie ad attività d'indagine specifiche che riscontrano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia riusciamo per fortuna ad assicurare una giustizia su episodi mafiosi di stampo camorristiche che purtroppo hanno come vittime persone innocenti estranee ai contesti criminali - ha detto il Capitano Michele Centola, comandante dei carabinieri di Casal di Principe - è stata una grande gratificazione il fatto che in caserma sono venuti  i famigliari anche a distanza di vent'anni".

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