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ferrandino-giuseppeCPL Concordia corruzione e camorra per aggiudicarsi gli appalti
di Francesca Mondin - 30 marzo 2015
Il colosso delle cooperative CPL Concordia avrebbe controllato un giro di tangenti e altri “favori” da non pochi miliardi di euro per la metanizzazione dei comuni dell’Isola d’Ischia. Questo è quanto emerge dall’indagine dei pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto che ha portato all’arresto del sindaco di Ischia Giuseppe «Giosi» Ferrandino (Pd) assieme ad altre 9 persone, compresi i vertici della CPL Concordia.

Ferrandino “factotum al soldo della CPL”
Il sindaco Ferrandino, secondo quanto scrive l’accusa, “era diventato una sorta di factotum al soldo della CPL”. Per corromperlo la cooperativa avrebbe pagato 330 mila euro di tangenti, oltre ad assumere come consulente il fratello Massimo Ferrandino (anche lui arrestato nell’operazione dei carabinieri del Comando Tutela Ambiente, ndr), ed un viaggio, tutto spesato, in Tunisia. Secondo gli inquirenti, l’appalto della metanizzazione di Ischia (comune capofila del progetto) e dei comuni di Lacco Ameno e Casamicciola Terme sarebbe stato affidato alla CPL proprio grazie all'interessamento del sindaco. Un “modello organizzativo ispirato alla corruzione” a cui i dirigenti della CPL Concordia avrebbero fatto “sistematico ricorso” si legge negli atti dell’inchiesta, e “che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”.

Corruzione e connessioni con i Casalesi
Dall’inchiesta, che ha origine nell'aprile 2013, emergerebbe, secondo l'accusa, come la CPL Concordia utilizzasse un sistema di corruzione basato sulla costituzione di fondi neri in Tunisia con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenerne i 'favori' nell'aggiudicazione di appalti. La CPL Concordia, con sede a Concordia sulla Secchia, nel Modenese, è una cooperativa storica, nata nel 1899 che opera a livello internazionale, con 1.800 addetti e 70 società controllate e collegate in tutto il mondo e un fatturato consolidato di 461 milioni nel 2014. Si occupa di energia in tutti i suoi aspetti: dall’approvvigionamento e distribuzione alla vendita e contabilizzazione di gas ed elettricità, alla produzione mediante sistemi tradizionali o impianti rinnovabili.
Solo un mese fa era uscita la notizia che l’ex presidente del colosso modenese, Roberto Casari, arrestato stamani (andato in pensione il 30 gennaio scorso), era finito nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sui lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe e in altri sei comuni del Casertano. Anche se in quest'ordinanza di custodia cautelare relativa alle tangenti che sarebbero state pagate per la metanizzazione dell’isola campana non si entra nel merito dei possibili legami tra la CPL e la camorra, altre indagini si stanno occupando delle presunte connessioni che la cooperativa avrebbe avuto con uomini vicino ai Casalesi. Secondo le rivelazioni del boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine, la realizzazione della rete del gas in sette comuni campani, avviata negli anni Novanta e affidata alla cooperativa modenese in “concessione di servizio pubblico” fu praticamente controllata dal clan dei Casalesi, attraverso l’intermediazione dell’imprenditore Antonio Piccolo, un uomo di Michele Zagaria.

Gli arrestati
Dietro le sbarre, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti, oltre al sindaco di Ischia ed al fratello Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo CPL Concordia Francesco Simone, l'ex presidente Roberto Casari, il responsabile commerciale dell'area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della CPL distribuzione Maurizio Rinaldi e l'imprenditore casertano Massimiliano D'Errico.
Il dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone è finito invece gli arresti domiciliari mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, rispettivamente direttore amministrativo e consulente esterno della Cpl, è stata disposta la misura cautelare dell'obbligo di dimora nel comune di residenza. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione, anche internazionale, dal riciclaggio alla turbativa d'asta.

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