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dia4di AMDuemila - 10 luglio 2014
La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha sequestro, ad un imprenditore campano, beni per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro, perchè ritenuto vicino al clan dei Casalesi.
Alfonso Letizia, 67 anni, imprenditore attivo nel settore del calcetruzzo, originario di Casal Di Principe, si è visto così sequestrare, sotto disposizione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, 81 terreni e fabbricati, 29 auto, sette società e decine di conti bancari e altri rapporti finanziari.
Secondo le indagine della Dia, Letizia avrebbe messo a disposizione della “famiglia camorrista” i propri impianti di produzioni del calcestruzzo e le proprie strutture societarie, diventando in questo modo un vero e proprio punto di riferimento delle fazioni Bidognetti e Iovine, del clan dei Casalesi. I quali sembra ricambiassero il favore garantendo all'imprenditore l'oligopolio sul mercato casertano imponendo ai cantieri le sue forniture di calcestruzzo a prezzo maggiorato. L'imprenditore, indicato dagli investigatori come “il vero dominus” dell'intero omonimo gruppo imprenditoriale, si era costruito un piccolo impero: “Nel corso degli anni – sempre secondo gli investigatori -Letizia ha acquisito i siti per l'estrazione e vendita, ha costituito società, ha coinvolto i figli intestando loro quote sociali, ha tenuto personalmente i contatti con esponenti dei clan di camorra sfruttandone il potere di intimidazione per il proprio arricchimento”.
Nelle indagini e operazioni contro la camorra Alfonso Letizia non è un nome nuovo, infatti l'imprenditore è stato arrestato il 6 dicembre 2011 in un bliz della Dia napoletana che vide anche la richiesta di arresto per l'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e misure cautelari per 55 persone.

L'operazione, denominata "il principe e la scheda ballerina", era centrata sull'intreccio politica-imprenditoria-camorra e aveva al centro la costruzione di un centro commerciale a Villa Briano. Anche in quella occasione furono eseguiti sequestri, ben 15 decreti, uno dei quali riguardava proprio beni di Letizia.
Molti collaboratori di giustizia (da Carmine Schiavone, a Luigi Diana, ad Augusto La Torre) hanno parlato del suo legame con la camorra indicandolo come un vero e proprio "punto di riferimento" dei Casalesi.
Nel corso delle indagini gli investigatori hanno rilevato un meccanismo (definito come "cooptazione camorrista del fornitore"), attuato nel momento in cui il clan ha individuato in Letizia il fornitore del calcestruzzo necessario per costruire un centro commerciale nel Casertano.
L'operazione è stata possibile grazie anche al lavoro dei Carabinieri di Caserta e della Polizia Stradale di Campania e Molise che hanno collaborato assieme alla Dia di Napoli.

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