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chianese-cipriano1di Savino Percoco - 12 dicembre 2013
È stato arrestato martedì, alle prime luci dell’alba, Cipriano Chianese (foto), avvocato e imprenditore di 62 anni, imputato di disastro ambientale e avvelenamento delle acque con l’aggravante di associazione mafiosa legata al clan dei casalesi. Definito dalla Dda partenopea come l’inventore dell’ecomafia campana per il traffico di rifiuti illeciti confluiti anche nella Terra dei Fuochi. È stato prelevato presso la sua villa con giardino a Parete (CE) dagli uomini della Dia di Napoli agli ordini del capocentro Giuseppe Linares.
Nell’ordinanza di notifica, gli vengono contestati gravi reati come mandante, regista e insieme ad altri, è  ritenuto parziale esecutore delle attività delittuose che nel dicembre 2005 portarono alla cessione delle quote della società di trasporti e del relativo complesso aziendale, a suo fratello Francesco Chianese, anch’egli arrestato con il collaboratore e pregiudicato Carlo Verde (detto o' scassaporte).

I tre avrebbero adottato metodologie mafiose per costringere, i torinesi Lilliana Zarrigo e Antonio Giusto, titolari della società “Mery Trans srl” a riconsegnare le quote e la gestione dell’azienda che avevano formalmente ceduto per ripulirla dai debiti.
I Chianese, disinteressati alla perdita della società per il trasporto di persone e in particolare di rifiuti pericolosi, avrebbero ostacolato il corretto andamento aziendale sfruttando il clan per imporre la restituzione delle quote. Gli imprenditori, indotti a presentarsi dal notaio per ufficializzare il passaggio di consegne, vengono poi, fisicamente accompagnati dagli uomini dei casalesi.
Nel documento, sono presenti minacce intimorite da Francesco Chianese ad Antonio Giusto, per indurlo a cedere le quote societarie acquistate solo 2 mesi prima: “ti spengo come una candela”.
In prima battuta, l’imprenditore torinese denunciò le pressioni ai carabinieri ma le successive minacce, ammorbidirono le sue dichiarazioni fino all’archiviazione del caso nel 2011.
L’inchiesta, ormai archiviata, verrà riaperta grazie agli elementi forniti dal pentito Francesco Della Corte, killer casalese e attore dell’attività estorsiva.
rifiuti-emergenza-webDalla sua testimonianza è emersa la necessità da parte di Francesco Chianese, di vendere la società indebitata e accordando con Salvatore Mondello, 400.000€ per il passivo più un versamento di 150.000€.
Non potendo figurare come acquirente a causa di un problema legale, Mondello avrebbe intestato le quote ad altre persone, ma nei giorni successivi alla vendita, nonostante le sollecitazioni dei fratelli Chianese, avrebbe rifiutato di accollarsi altri 500.000€ di debiti, subendo così, ritorsioni mafiose.

Il pentito ha riferito anche del progetto di Chianese per ammazzare un pm dell’antimafia di Napoli, “Tornando a casa con Carlo Verde, mi fu chiesto da quest'ultimo di eliminare un magistrato della Procura che stava facendo indagini sui conti dell'avvocato Chianese. Verde mi disse che Chianese era disponibile a dare anche 500 mila euro. Io dissi che ci voleva un milione. Lui rispose che ne avrebbe parlato con Chianese che sicuramente avrebbe accettato”. Il progetto poi, fu accantonato perché Chianese, il 4 gennaio del 2006, venne arrestato.
Secondo le ricostruzioni e alcune affermazioni di un altro collaboratore di giustizia Salvatore Laiso riguardo un progetto stragista, è emerso che il pm in questione sarebbe Alessandro Milita, firmatario della confisca di beni posseduti dai Chianese per un valore di 80 milioni di euro.

Una figura particolare quella dell’avvocato, prima di tornare in carcere per la quinta volta, Cipriano Chianese, stava scontando un’agiata detenzione domiciliare per un reato legato all’ecomafia. Al momento dell’arresto, chiedeva addirittura di rivestirsi, cravatta e pull di cachemire.
rifiuti-fiamme-620x410In base alle ricostruzioni degli inquirenti, vanterebbe una folta rete di amicizie con criminali, massoni, politici, generali dei carabinieri, agenti dei servizi e braccio imprenditoriale del commissariato. Secondo le inchieste, dalla fine degli anni Ottanta, avrebbe insegnato ai Casalesi il business della spazzatura sedendo al fianco del boss Francesco Bidognetti.
Quindi è stato arrestato nel 1993, e successivamente assolto, continuando a gestire il grande affare del traffico illecito di rifiuti, pattume tossico ingoiato dalle discariche e dalle terre campane.  Nonostante ciò, prima di essere arrestato nel 2006 ha lavorato al commissariato di governo dal 2002 al 2003.
Tuttora sotto processo dinanzi alla Corte di Assise di Napoli, per avvelenamento delle falde acquifere e la gestione della discarica Resit, a Giugliano.
Nel 1994 fu anche candidato, non eletto, alla Camera con Forza Italia.
Il gip Alessandra Ferrigno evidenzia come “Chianese sia stato capace, negli anni, di tessere relazioni ai livelli più vari: istituzionali, politici, imprenditoriali e criminali” e quanto la sua “spregiudicatezza imprenditoriale sia espressione di una vera e propria propensione a delinquere” che neanche “l’autorità giudiziaria ha in concreto frenato”.

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