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Sorpreso in casa con altre tre persone
di AMDuemila
Neanche erano trascorse 24 ore dall'inizio della detenzione domiciliare, causa emergenza coronavirus, che il boss di Sinopoli, Carmine Alvaro, aveva già trovato il modo di violare le prescrizioni del giudice.
I carabinieri, durante un controllo, lo hanno sorpreso mentre era in compagnia di altre tre persone, che in base all'ordinanza non erano autorizzate ad interloquire o ad avere contatti con il capomafia. I tre lo sapevano al punto che uno di loro ha tentato di sfuggire all'occhio dei militari, nascondendosi sotto il letto.
Alvaro, sessantunenne, affetto da diverse patologie, era stato considerato fra i soggetti statisticamente a rischio in caso di contagio da Covid-19, per questo il 21 aprile scorso i giudici lo avevano addirittura rimandato a Sinipoli, ma con il divieto assoluto di avere contatti con chiunque che non fosse uno dei familiari conviventi.
E' uno dei tanti casi che dimostra l'assurdità di quanto avvenuto con le scarcerazioni fin qui adottate dai Tribunali di Sorveglianza, e che hanno scatenato diverse polemiche sul piano politico e sociale.
Di fatto quella di Carmine Alvaro è stata una doppia violazione: da una parte ha ignorato le limitazioni alle comunicazioni previste dai giudici, ma anche le prescrizioni governative per la prevenzione del contagio in pieno lockdown.
I militari hanno immediatamente segnalato ai magistrati della procura antimafia di Reggio Calabria, che hanno chiesto e ottenuto che Alvaro tornasse in carcere.

Foto © Imagoeconomica

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