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di AMDuemila
Le rivelazioni scioccanti del pentito Andrea Mantella sul circuito di mazzette delle famiglie vibonesi per “addolcire le sentenze”
Ora nei guai lo stesso pentito, rinviato a giudizio insieme agli avvocati coinvolti nell'inchiesta sulle presunte false perizie realizzate per consentirgli di uscire dal carcere

"Praticamente si impegna una persona distinta, un professionista distinto che si mette a disposizione attraverso diciamo grosse somme di denaro e tocca solo a quell'avvocato, a quel funzionario di mettere a posto quello che si potrebbe mettere a posto". Era questa la “pratica” con il quale i clan, in particolare i Grande Aracri di Cutro e i Giampà di Lamezia Terme, avrebbero corrotto a suon di mazzette alcuni giudici per ottenere sconti di pena e altri favori giudiziari. A svelare la vicenda nei dettagli, come ha riportato il Corriere della Calabria, è un “pezzo grosso” dei clan di Vibo Valentia, Andrea Mantella (oggi collaboratore di giustizia), ex ’ndranghetista “trequartino” ed ex killer dei Lo Bianco. Mantella è stato sentito nell'ambito di sette diversi fascicoli, compreso quello che ha dato luogo all'operazione "Genesi" della procura di Salerno sul sistema di corruzione nel quale erano finiti avvocati, politici e giudici, tra i quali l’ex presidente di sezione della Corte d'Assise di Catanzaro Marco Petrini, che avrebbe accettato, a detta di Mantella, "soldi cash, auto a noleggio, soggiorni turistici e orologi". Il sistema era stato collaudato a tal punto che i Grande Aracri "erano tranquillissimi che la cosa sarebbe andata a buon fine... è come se fosse che già avevano scritta l'assoluzione in mano”, ha sottolineato il pentito.
Mantella, sul punto, ha riferito ai pm anche del suo tentativo di lasciare la casa di cura dove stava scontando la pena sostenendo di aver consegnato al suo avvocato 70mila euro per corrompere i giudici. Sempre sul tema Mantella ha spiegato ancora il circuito di corruzione adottato: "Addolcire significa che praticamente... di fargli cambiare praticamente un'opinione negativa per il tuo cliente, ecco, allora praticamente cerchi di addolcirla in qualche maniera. La tattica, il sistema è questo: qualche Cartier, qualche Rolex e alla fine... un po' di pazienza e ce la fai a uscire dal carcere. Tutti i miei episodi sono stati denaro in contanti". Mantella nel corso degli interrogatori ha fatto presente di essere imparentato con il clan Giampà di Lamezia Terme. “Ero il cognato di Pasquale Giampà, alias "buccaccio", quello che è stato ucciso”, ha detto a verbale coi magistrati di Salerno titolari dell'inchiesta "Genesi”. I pm, come riporta il Corriere della Calabria, gli hanno chiesto dei collegamenti tra Pasquale Giampà, detto "tranganiello", e i magistrati. "Tranganiello praticamente era un massone, aveva entrature nella massoneria", e avrebbe avuto un "socio, non lo so se era un socio occulto", che lavorava in magistratura, ha spiegato il pentito. Un rapporto, presunto, che Mantella avrebbe sfruttato per attenuare la sua pena in un processo. "Mio cognato Antonio Franzé - ha dichiarato - mi ha detto praticamente nel carcere di Siano quando io facevo il colloquio, mi ha detto ‘stai tranquillo che abbiamo speso un patrimonio’...”. In questo caso, stando a quanto ha sostenuto Mantella, in un processo per tentato omicidio in concorso, l'avvocato che avrebbe fatto da intermediario gli avrebbe riportato la proposta di un giudice: "O 24 anni al complice e Mantella lo facciamo uscire per un concorso in tentato omicidio, una cavolata, oppure 12 anni ciascuno". Il tutto sempre in cambio di denaro.

A giudizio gli avvocati

Nel frattempo in queste ore, come si apprende sul sito di lacnews24, gli avvocati di Andrea Mantella, Salvatore Staiano e Giuseppe Di Renzo e il collaboratore di giustizia stesso sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Catanzaro. Insieme a loro sono imputati altri 6 tra avvocati e medici: Silvana Albani, Luigi Arturo Ambrosio, Domenico Buccomino, Massimiliano Cardamone, Francesco Lo Bianco e Antonio Falbo. I nove sarebbero coinvolti proprio nell'inchiesta sulle presunte false perizie realizzate per consentire a Mantella di lasciare il carcere per essere ricoverato nella clinica Villa Verde di Donnici. I capi d'imputazione sono diversi e nello specifico i reati contestati con l'aggravante mafiosa sono false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsa perizia o interpretazione, falsa attestazione o dichiarazione ad un pubblico ufficiale sulle identità e qualità personali proprie o di altri, favoreggiamento personale in concorso, corruzione. In particolare, per quanto riguarda i legali del pentito, Salvatore Staiano è accusato di corruzione in atti giudiziari mentre l’altro legale del pentito, Giuseppe Di Rienzo dovrà rispondere di falso e favoreggiamento. Nell'inchiesta risultano coinvolti anche altri 4 imputati che hanno scelto un rito alternativo a quello ordinario. Si tratta della compagna di Andrea Manella, Santina La Grotteria, il medico legale Mauro Notarangelo, Massimo Rizzo, medico e consulente tecnico della difesa e Antonella Scalise, anche lei consulente tecnico della difesa.

Foto © Imagoeconomica

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