Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di AMDuemila - Video/intercettazioni
In manette anche l'assessore regionale Roberto Rosso

Un'inchiesta che ha portato a scoprire una nuova interconnessione operativa tra la criminalità organizzata, l'economia borderline e la politica in Piemonte. Sono questi i contorni dell'operazione "Fenice", condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia torinese, che questa mattina ha portato all'arresto di 8 persone.
Secondo chi indaga, la criminalità organizzata ha esercitato la propria ingerenza in occasione delle elezioni regionali dello scorso 26 maggio e tra gli arrestati a spiccare è il nome dell'ormai ex, dopo le dimissioni, assessore regionale del Piemonte, Roberto Rosso, da un anno passato nelle file di Fratelli d'Italia ed immediatamente estromesso dal partito come annunciato dalla leader Giorgia Meloni.
Le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, reati fiscali per 16 milioni di euro e voto di scambio, con la guardia di Finanza che ha effettuato anche sequestri per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti, eseguiti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.
Le indagini hanno fatto emergere la piena consapevolezza del politico (Rosso, ndr) e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori.
Le indagini hanno messo in luce le attività di figure di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, che hanno riorganizzato gli assetti della ‘ndrangheta operante a Torino, intessendo rapporti con l’imprenditore Burlò, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Gli investigatori hanno documentato - anche con immagini - diversi incontri con i presunti boss ma anche quelli con i mediatori, l’imprenditrice Enza Colavito e Carlo De Bellis.

viterbo garcea gdf ndrangheta

Soldi come caramelle
Vi sono anche delle intercettazioni dove i soldi dati in cambio di voti diventano caramelle. Nell'ordinanza si leggono questi passaggi di una conversazione tra Colavito e De Bellis: "Eh…5 (5mila euro, ndr) e bon tagliamo la testa al toro di differenza e basta", diceva al telefono la donna. "Glielo dico, provo a dirglielo, ok", risponde De Bellis a cui replicava Colavito "cinque (mila euro, ndr), e tre caramelle (mila euro, ndr) le han già prese. E bon...".
Rosso, secondo gli inquirenti, avrebbe versato in due tranche un totale di 7.900 euro, a fronte di una promessa di 15mila euro per un ‘pacchetto’ di voti.
L'interesse dei calabresi impiantati nel capoluogo piemontese è tale, scrive ancora il gip, "da arrivare a fornire il proprio 'sostegno' al candidato Roberto Rosso" ex Forza Italia passato poi a Fratelli d'Italia. A lui, che in passato ha ricoperto incarichi parlamentari, Enza Colavito ha proposto di "coinvolgere nella sua campagna il duo Garcea/Viterbo nella consapevolezza che si trattava di 'ndranghetisti. L'accordo che sta alla base della 'collaborazione' elettorale - scrive il gip nell'ordinanza - prevede una dazione di denaro da parte di Roberto Rosso al duo Garcea/Viterbo (...) Tale accordo, tuttavia, ha rischiato di venire compromesso, in via indiretta, dall'attività della Dda di Milano che il 7 maggio 2019 ha arrestato esponenti politici nazionali e locali appartenenti a Forza Italia, per tangenti ed affari con la 'Ndrangheta".
Alla fine incontrerà anche i due soggetti il 14 maggio 2016. Viene spiegato nell'ordinanza, che in quel giorno "hanno formalizzato, direttamente con Roberto Rossoche li ha accolti nel suo ufficio, la loro 'collaborazione' elettorale. Nel corso di tale incontro è stato stipulato l'accordo definitivo in merito alla somma di denaro che Rosso avrebbe consegnato ad Onofrio Garcea e Francesco Viterboin cambio del loro sostegno per la sua campagna elettorale". L'incontro vis a vis con gli 'ndranghetisti ha giovato l'ex Forza Italia, al quale i due decidono di "andare incontro" accettando la sua proposta che, per quanto se ne deduce, discostava di molto rispetto a quanto gli avevano chiesto.



Dopo le consultazioni elettorali Roberto Rosso, opponendo la "scarsa incidenza dell'aiuto fornito da Garcea e Viterbo" avrebbe di fatto preso le distanze dai due, negando il contributo pattuito. La promessa mancata ha così portato all'irritazione in particolare di Viterbo "offesosi - scrive il gip Gilio Corato - per l'essersi il Rosso dapprima accordatosi in maniera precisa per poi successivamente quasi far finta di non conoscere gli interlocutori". "Di rilievo - si legge nell'ordinanza - appare l'adirata esternazione del Viterbo circa un Rosso andato a cercarli nel bisogno elettorale per poi immediatamente dimenticare quanto oggetto di accordo, temporeggiando in vista degli sviluppi politici".

In carcere anche l’imprenditore Burlò, vicepresidente di Pmi Italia
In manette è finito anche il 46enne Mario Burlò, imprenditore di Moncalieri e presidente di Oj Solution, un consorzio di imprese che opera nel settore della gestione esternalizzata delle risorse umane. È anche vicepresidente nazionale di “Pmi Italia“, un’associazione che riunisce 200mila piccoli e medi imprenditori italiani. Burlò è molto conosciuto anche nell’ambiente sportivo, come sponsor di varie società, tra cui la Basket Torino e la Auxilium Torino fallita nei mesi scorsi.
Secondo gli inquirenti ha adottato un complesso schema di violazioni fiscali che gli ha permesso di accumulare "compensazioni indebite" per milioni. L'enorme liquidità è stata sfruttata per operazioni immobiliari: la prima è stata l'acquisto di una villa appartenuta al calciatore Arturo Vidal (estraneo ai fatti). I componenti della cosca, operando al suo fianco, hanno ottenuto "profitti ingenti" e "il controllo di attività economiche". Ma la 'ndrangheta ha allungato le mani anche sulla politica. Onofrio Garcea, alle ultime regionali, si è interessato a un candidato di Forza Italia (oggi consigliere di una circoscrizione a Torino). Sono stati documentati incontri elettorali con degli onorevoli berlusconiani in cui, tra l'altro, si è detto che "i lavori del Tav a Chiomonte devono continuare".

villa ex vidal op ndrangheta

Loreto: "'Ndrangheta infiltrati a livelli sempre più alti"
"Questa è un'indagine che dimostra ancora una volta che se ci organizziamo e collaboriamo alla fine riusciamo a individuare e fermare un fenomeno criminale che è veramente infiltrato nel territorio sempre a livelli più alti" ha commentato Anna Maria Loreto, neo procuratore di Torino. "Se agiamo tutti insieme con le forze dell'ordine che hanno sempre risposto in maniera eccellente a questa richiesta di collaborazione, riusciamo a fermarli". "L'indagine - ha poi spiegato Loreto - è la prosecuzione dell'operazione 'Carminius' che riguarda una 40ina di sodali per i quali a febbraio inizierà l'udienza preliminare. Continuando a indagare sui sodali rimasti liberi che si sono presto riorganizzati per sopperire al colpo sicuramente significativo con l'esecuzione delle prime misure, muovendosi in tre campi particolari, quello imprenditoriale con indebite compensazioni dell'Iva e del riutilizzo di denari illeciti così ottenuti per l'acquisto di beni immobili, il campo politico e il campo prettamente criminale", ha osservato ancora sottolineando che "i sodali erano in attesa di un grosso carico di stupefacenti che continuano ad essere una grandissima fonte di reddito".

In foto di copertina: Roberto Rosso (© Imagoeconomica) e un frame durante un incontro con Onofrio Garcea