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di AMDuemila
Le rivelazioni di Andrea Mantella, ex capo dell’omonimo gruppo criminale di Vibo Valentia

I magistrati della Dda di Torino dovevano essere eliminati perché le loro inchieste davano fastidio alla 'Ndrangheta dal Piemonte alla Calabria. A rivelare ai magistrati il piano di morte è stato Andrea Mantella, l’ex capo dell’omonimo gruppo criminale di Vibo Valentia staccatosi dal clan Lo Bianco. Le dichirazioni del collaboratore sono poi finite negli atti delle inchieste “Carminius” della Dda di Torino e “Rimpiazzo” della Dda di Catanzaro. Secondo Mantella a voler colpire i magistrati sarebbe stato il "ministro" della 'Ndrangheta, Francesco D’Onofrio, originario di Mileto, ma residente a Nichelino, in Piemonte, che è stato condannato di recente a 6 anni per mafia in appello a Torino. Inoltre, sarebbe stato anche un militante della formazione terroristica “Prima Linea” e condannato per questo in passato anche per il reato di banda armata.
Il collaboratore è entrato poi nel dettaglio del piano di eliminazione dei magistrati. "In carcere D’Onofrio mi disse che aveva dell’astio nei confronti della magistratura torinese. Diceva che le Dda di Reggio e di Torino gli avevano fatto delle tragedie - ha detto Mantella - e che lo stavano rovinando e per questo bisognava prendere dei provvedimenti su alcuni magistrati, sia in Calabria che a Torino. Mi ha detto che c’era un procuratore che gli stava alle calcagna: non mi ricordo il nome di costui, ma mi disse che questo magistrato avrebbe dovuto fare la fine di quell’altro magistrato di Torino che era stato ucciso (Bruno Caccia ucciso nel 1983 a Torino, ndr)". Mantella e D'Onofrio sono stati detenuti insieme nel 2013, periodo in cui il pm della Dda di Torino, Roberto Sparagna, da tempo sotto scorta, conduceva indagini proprio su D’Onofrio e sulla ‘Ndrangheta calabrese trapiantata in Piemonte, colpita con le operazioni “Crimine” e soprattutto “Minotauro”.
Inoltre, il pentito ha parlato del ruolo che D'Onofrio aveva nella 'Ndrangheta: "Era il ministro della ‘Ndrangheta, con il grado mafioso di diritto al medaglione, una dote molto alta. Uso il termine ministro - ha detto Mantella - perché la ‘ndrangheta ha i suoi referenti al Nord e in Piemonte c’è lui. Tanto è vero che ha potuto far attivare un locale di ‘ndrangheta a Piscopio come ho potuto constatare personalmente per via della sua carica. D’Onofrio so che è attivo a Torino nel settore della sanità, traffica droga con i Piscopisani, gli Arone e i Bonavota. Diceva di essere a Torino in rapporti con i fratelli Crea, anche se loro erano più azionisti mentre lui cercava di rimediare in silenzio, di fare più politica ed era meno esaltato dei fratelli Crea. Ho rivisto in carcere D’Onofrio negli scorsi anni. Aveva a disposizione - ha rivelato - un ufficietto dove si fa la spesa e secondo lui era bonificato e quindi lì dentro parlavamo di come erano andate le cose. Mi spiegò che aveva portato i Piscopisani Galati, Battaglia e Fiorillo da Peppe Commisso a Siderno per aprire il locale di ‘Ndrangheta di Piscopio. Nel Vibonese, Francesco D’Onofrio rappresentava la ‘ndrangheta di San Luca e sentivo che avevano in comune un traffico di droga". Dopo le rivelazioni del collaboratore, sono in corso i dovuti approfondimenti investigativi.

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