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cocaina sacchi personadi Aaron Pettinari
A San Luca il fulcro della rete internazionale

Almeno due tonnellate di cocaina sono state importate dal Sudamerica in Europa dall'organizzazione criminale diretta dalle cosche di 'Ndrangheta della Locride, i Pelle-Vottari-Romeo di San Luca (le stesse coinvolte nella faida di San Luca culminata con la strage di Ferragosto a Duisburg), i Cua-Ietto di Natile di Careri e gli Ursini di Gioiosa Jonica. E' il dato che emerge dall'operazione “Pollino”, denominata anche “European ’ndrangheta connection”, condotta da forze di polizia di vari Stati che ieri ha portato all'arresto, su richiesta della Dda di Reggio Calabria, di 90 persone per associazione mafiosa e narcotraffico. Un vero e proprie "fiume" di droga che veniva convogliato prevalentemente in sette porti, cinque italiani e due europei, Rotterdam ed Anversa, grazie anche alla collaborazione di gruppi criminali turchi che mettevano a disposizione veicoli con il doppiofondo per il trasporto delle sostanze stupefacenti. E il carico, una volta giunto in Italia, veniva lasciato ai corriere calabresi.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo, è il frutto di anni di inteso lavoro di una squadra investigativa comune (Joint Investigation Team). L'indagine, avviata nel 2014, fotografa perfettamente come la 'Ndrangheta si sia diffusa in Europa ed è partita proprio dal monitoraggio di alcune attività all'estero che vedeva i boss della Locride come soci occulti. L'organizzazione criminale, grazie ad "agganci" locali, riusciva ad individuare i porti più idonei per lo "scarico" dei container andando oltre il solito hub del porto di Gioia Tauro.
Parte di questo traffico in questi anni è stato intercettato e sequestrato nel corso delle indagini. Ciò è avvenuto, ad esempio, nel 2015 quando il sodalizio, sfruttando una ditta costituita ad hoc, aveva tentato di importare, con la complicità di trafficanti di Guyana e Suriname, 95 chili di cocaina sequestrati nel porto di Rotterdam. Nel novembre 2016, sono stati sequestrati 57,77 kg di cocaina giunti nel porto di Gioia Tauro. Nello stesso porto sono stati intercettati 25,66 chili nel marzo 2017 e 15,67 nel novembre 2016. Altri 129 chili di sostanza destinata al porto di Napoli, erano stati intercettati precedentemente, nell'aprile 2016, dalle autorità panamensi. Altri 169,45 chili sono stati intercettati ad Anversa nel gennaio 2017, e lo scorso aprile, 7 chili di coca sono stati stoppati nel porto di Livorno.
Considerato che in Italia un grammo di cocaina viene "valutato" attorno ai 50 euro il conto del guadagno per le organizzazioni criminali è presto fatto. L'indagine ha anche fatto emergere come quei soldi "illeciti" venissero riciclati e reinvestiti in attività commerciali all’estero, in Olanda, in Belgio e in Germania.
Un ruolo centrale in questo giro di affari era tenuto da Giovanni Giorgi, un soggetto legato direttamente ai clan calabresi.
Secondo gli inquirenti Giorgi avrebbe svolto la funzione di collettore per l'investimento di denaro provento da affari criminali anche per conto di diverse cosche dell'area ionica reggina che, in tal modo, diventavano soci occulti delle attività commerciali a lui riconducibili, tra le quali il ristorante "La Piazza 3" e l'adiacente gelateria “Cafè La Piazza" di Brüggen (Germania). Locali che, secondo le indagini, costituivano la sede di supporto logistico ai traffici di cocaina proveniente dall'America Latina. L'organizzazione poteva contare su basi logistiche dislocate in più Regioni d'Italia ma anche, e soprattutto, nei Paesi Bassi e in Germania.
L'inchiesta ha anche fatto emergere i collegamenti tra la 'Ndrangheta e le altre mafie italiane. Contatti erano stati presi con i fratelli Serafino e Giulio Fabio Rubino di Caserta o con la pluripregiudicata napoletana Maria Rosaria Campagna, compagna del boss catanese Salvatore Cappello. L'Operazione Pollino "è un'attività investigativa che fotografa oggi come mai come la 'ndrangheta si sia diffusa in Europa - hanno spiegato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho ed il Procuratore di Reggio Calabria Bombardieri - infiltrando i Paesi non solo per farvi i propri investimenti, ma anche per i propri traffici illeciti".
Un elemento di "novità" emerso durante le indagini è il tentativo, da parte delle cosche della Locride, di pagare i "narcos" con i Bitcoin. "Abbiamo accertato per la prima volta - ha detto il procuratore nazionale antimafia - il tentativo di pagare la droga in Bitcoin a dimostrazione che i canali informatici sono la nuova frontiera". "Abbiamo la prova - ha aggiunto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo - che le cosche hanno proposto ai loro referenti in Brasile il pagamento in Bitcoin. Questi però hanno rifiutato ma non per mancanza di fiducia quanto probabilmente per incapacità delle strutture. Questo dimostra la capacità della 'ndrangheta di portarsi avanti. Le cosche sono pronte gli altri no".  "Grazie agli esiti di questa operazione - ha aggiunto Lombardo - abbiamo ricevuto un bagaglio di conoscenze che consentono di capire la nuova struttura della 'ndrangheta e le sue articolazioni in Italia e
all'estero. L'organizzazione criminale calabrese si conferma soggetto unitario, con una forte tendenza ad internazionalizzarsi e a delocalizzare anche le proprie strutture operative all'estero, cui sono affidati margini di autonomia operativa, ma con la 'testa' ben salda a San Luca e Platì. Tutto ciò per rendere più veloci le decisioni, soprattutto per gli emissari che operano oltre confine, ma mantenendo nei rapporti con altre articolazioni di criminalità organizzata una sua granitica univocità e garantendo il regolare pagamento degli stupefacenti, che è il 'brand reputation' criminale delle cosche calabresi. In alcune intercettazioni si sentono alcuni degli arrestati affermare di conoscere le lingue straniere, il portoghese, lo spagnolo, l'inglese, strumenti utili per interloquire in maniera più chiara e definire i patti criminali che si sottoscrivono. La sua pervasività è ormai chiara in Paesi come la Germania, il Belgio e l'Olanda, dove gli emissari del crimine calabrese si muovono con assoluta conoscenza dei luoghi, tant'è che in qualche caso ci è stato difficile individuare gli spostamenti di alcuni indagati, in perenne movimento tra i tre Stati. Tutto ciò ha comportato una lenta ma progressiva infiltrazione delle 'ndrine calabresi nel tessuto economico, ed in particolare nella ristorazione e nei servizi, tale da destare allarme per la capacità di inquinare il mercato e a piegarlo alle proprie esigenze".