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sequestro armi pistole fuciliLombardo: "Organizzazione contigua alle 'ndrine"
di AMDuemila
"Arma Cunctis" è il nome che gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno hanno dato all'operazione che si è svolta ieri nella provincia di Reggio Calabria e in cui sono stati eseguiti 28 arresti, otto obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e numerose perquisizioni.
L'inchiesta è stata coordinata della Dda di Reggio Calabria ed ha consentito di individuare "l'assetto organizzativo e l'operatività di una pericolosa struttura criminale", riferisce un comunicato dalla Questura reggina, di cui fanno parte persone come Bruno e Francesco Filippone, ritenuti vicini alla cosca Commisso di Siderno, e altre, come Domenico e Giuseppe Zucco, appartenenti alla cosca Cataldo di Locri, che gestiva nell'area della Locride e in altre zone della provincia di Reggio Calabria "un impressionante traffico di armi clandestine".
Gli inquirenti hanno sequestrato fucili e pistole con numeri di matricola cancellati e l'inchiesta ha svelato anche come le persone contigue alla cosca Commisso e quelle appartenenti alla cosca Cataldo abbiano avuto la capacità di gestire il traffico di centinaia di armi micidiali di ogni genere e calibro, fra cui fucili mitragliatori Kalashnikov e pistole calibro 9 luger e 44 magnum. "Le attività svolte - ha detto il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo - sono estremamente lineari e
rassegnano con evidenza come la 'ndrangheta disponga di armi pesanti e da guerra e soprattutto come le cosche di Locri e Siderno siano sempre pronte a fronteggiare qualsiasi esigenza di fornitura, anche per altre cosche del reggino. Quello del traffico delle armi denota ulteriormente la pericolosità della 'ndrangheta, pronta ad ogni tipo di risposta contro lo Stato e contro i cittadini che le si oppongono". Inoltre "la caratteristica particolare di quest'indagine è che non si è arrivati a colpire un singolo armiere a disposizione delle cosche, ma una vera e propria organizzazione contigua alle 'ndrine, che riforniva l'una o l'altra secondo le necessità del momento".
Grazie alle indagini sono stati ricostruiti i ruoli degli indagati all'interno della compagine criminale: Antonio Lizzi, Giuseppe Arilli e Bruno Filippone al vertice del sodalizio; Maurizio Napoli e Giorgio Timpano in posizione apicale con il ruolo di stabili fornitori e altri indagati, in posizione subordinata, in qualità di collaboratori, corrieri e intermediari, tra venditori e acquirenti.
Inoltre è emerso che gli appartenenti alle due organizzazioni criminali per comunicare al telefono utilizzavano, in molti casi, un linguaggio criptico al fine di schermare il vero oggetto delle conversazioni, che erano armi e droga. I poliziotti reggini sono riusciti a decifrare ugualmente i termini convenzionali usati dai trafficanti, anche attraverso servizi di osservazione e pedinamento degli indagati che si sono conclusi con il sequestro di armi e l'arresto dei corrieri. Determinanti le intercettazioni telefoniche, ambientali e di video ripresa disposte dalla Dda di Reggio Calabria.
Secondo il dirigente della Squadra mobile di Reggio Calabria, Francesco Rattà, quello culminato con l'operazione di ieri "è stato un lavoro investigativo che ha richiesto spesso sacrifici personali degli operatori di polizia. Un lavoro ampiamente corroborato dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali che ci hanno permesso di cogliere sul fatto persino alcuni passaggi delle decine di armi oggetto del traffico illecito, tra cui i tristemente noti mitragliatori Ak 47 kalashnikov".
Infine, nel corso delle indagini, è stato anche individuato un traffico di marijuana e hashish. Contestati anche diversi episodi di coltivazione, in siti impervi, di numerose piantagioni di canapa indiana, di raccolta e lavorazione delle piante e di immissione nei mercati illegali della sostanza stupefacente prodotta in quantità ingenti.

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