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Il giovane boss si nascondeva nella “sua” Rosarno
di Aaron Pettinari
Giovanissimo, appena 26 anni, ma già reggente della famiglia mafiosa della Piana di Gioia Tauro e già condannato in via definitiva a sedici anni di reclusione per associazione mafiosa. E’ questo il profilo di Antonino Pesce, ricercato dal 4 aprile 2017, arrestato all’alba, ieri mattina, dagli uomini della squadra mobile e del Servizio centrale operativo (Sco). Pesce, sfuggito alla cattura un anno fa durante l'operazione “Recherche” della Polizia e della Dda di Reggio Calabria che aveva portato in carcere diversi esponenti della cosca, si nascondeva in un appartamento nella “sua” Rosarno.
Gli inquirenti da giorni avevano individuato il palazzo dove ritenevano si nascondesse il latitante. Poche ore prima del blitz Pesce è stato ripreso da una telecamera nascosta, così è scattato il blitz. Alla vista della polizia il latitante non ha opposto alcuna resistenza. "Con questa cattura - ha detto il vicario del questore Roberto Pellicone - possiamo dire di avere chiuso il cerchio attorno all'ultimo dei Pesce latitante, che aveva già assunto la direzione delle attività criminali di una delle cosche di 'ndrangheta tra le più agguerrite".
Nonostante la giovane età, infatti, avrebbe assunto la direzione della cosca anche approfittando dell’assenza, poiché arrestati, degli altri familiari. Tra l'altro era incaricato di gestire con metodologia mafiosa, insieme ad altri esponenti di spicco della 'ndrina, il trasporto su gomma dei prodotti agrumicoli dalla Piana di Gioia Tauro verso altre regioni d'Italia. La squadra mobile di Reggio Calabria aveva da tempo individuato il rifugio di Antonino Pesce, filmando i suoi spostamenti, spesso accompagnato da uno dei figli maggiorenni della coppia che lo stava proteggendo. "All'interno dell'appartamento - ha detto il dirigente della squadra mobile Francesco Rattà - non abbiamo rinvenuto armi, ma soltanto una somma cospicua che serviva al latitante per i suoi spostamenti quotidiani". Antonino Pesce è fratello di Savino e figlio di Vincenzo Pesce, alias "U pacciu”, di 59 anni, da tempo detenuti con pesanti condanne. Gli inquirenti li definiscono come il ramo cadetto della "cosca madre", capeggiata dal cugino Marcello Pesce, arrestato l'1 dicembre dl 2016 a Rosarno e considerato boss di primissimo livello, lettore di filosofi e autori classici come Sartre, Garcia Marquez, Bolano e Tolstoj, i cui libri furono rinvenuti sul comodino accanto al suo letto. "La leadership dei Pesce - ha sottolineato il dirigente della sezione criminalità organizzata della Questura di Reggio Calabria Fabio Amore - è ancora molto forte a Rosarno ed in molti centri vicini, ma l'azione dello Stato continuerà per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico".

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