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La difesa dell’ex ministro al processo Breakfast
di AMDuemila
"Io non ho mai negato di essermi interessato a far ottenere l'asilo politico a Matacena, ma continuo a pensare che non sia un reato. Semmai una questione inopportuna, che non rifarei". Durante una pausa del processo “Breakfast”, in corso a Reggio Calabria, l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola ha commentato così il suo atteggiamento in favore dell’ex parlamentare di Forza Italia, oggi latitante a Dubai.
Secondo l’accusa però, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo, quell’interessamento - e non solo - costituisce la procurata inosservanza della pena con l'aggravante di avere favorito un'associazione mafiosa - il reato che gli viene contestato insieme alla moglie di Matacena, Chiara Rizzo - per avere aiutato l'ex deputato di Forza Italia a sottrarsi alla condanna a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, è coinvolto anche Vincenzo Speziali, anche lui latitante a Beirut.
Scajola, quando fu sentito in qualità di imputato, nell'ottobre scorso aveva negato di avere aiutato Matacena. "Ho solo aiutato la signora Rizzo", aveva detto spiegando che per la donna "avevo pena, condizione trasformatasi in trasporto con qualche sentimento". Anche allora, comunque, aveva parlato del suo interessamento per l'asilo politico a Matacena.
Quel tentativo, si difese l'ex ministro, era stato fatto "attraverso i canali diplomatici" visto che, dopo che Speziali aveva prospettato la possibilità di far ottenere l'asilo a Matacena, "chiesi formalmente all'ambasciatore di farmi avere tutta la documentazione utile per presentare ufficialmente la richiesta di asilo".
Nei giorni scorsi, il coindagato di Scajola ha chiesto di patteggiare e questo complicherebbe la posizione dell’esponente di Forza Italia che comunque ha commentato: “Speziali patteggia la pena? Bene sarà un passo avanti verso la verità su questa vicenda. Speziali dovrà dire che la lettera di Gemayel, con le istruzioni per l’asilo di Matacena, in realtà l’ha scritta lui. Il suo obiettivo era quello di farsi candidare al Parlamento. Non cercava solo me. Con Dell’Utri si è visto un sacco di volte”.
Se l’interessamento possa configurare un reato, lo stabiliranno i giudici del Tribunale reggino. Intanto ieri è stata sentita la testimonianza del funzionario ex Carige (banca di cui era vicepresidente un fratello di Scajola) Paolo Pippione, il quale ha affermato che l'ex ministro gli chiese se era possibile aiutare Chiara Rizzo spostando una somma di denaro. Pippione ha riferito che quando accertò che Matacena era stato condannato disse a Scajola che non era possibile e lui ne prese atto. In aula, inoltre, cresce l’attesa per ‘audizione del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. L’ex premier sarà chiamato a deporre sui frapporti tra i vari protagonisti della vicenda, il prossimo 5 febbraio.

In foto da sinistra: il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e l’ex ministro Claudio Scajola in aula (© lastampa.it)