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di bernardo giulianoL’audizione in Commissione antimafia: seppi di traffico d’armi, in elenchi P2 3mila persone
di AMDuemila
I legami tra ‘ndrangheta, mafia e massoneria sono stati al centro dell’audizione della Commissione parlamentare antimafia, che ieri ha sentito Giuliano Di Bernardo (in foto), Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1990 - entrato in massoneria a 22 anni - fino al 1993, quando rassegnò le dimissioni. "Diverse sono le ragioni che portarono alle mie dimissioni da Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, ma quella che fu determinante fu connessa con l'inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova. Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992, quasi fosse una fotocopia”. "Ho deciso di dimettermi dal Goi perché avevo constatato una realtà che mai avrei immaginato e che da quel momento mi sarei rifiutato di governare" ha proseguito l'ex Gran Maestro.
Di Bernardo ha raccontato che la prima volta che vide il procuratore di Palmi Agostino Cordova, quando aveva già consegnato gli elenchi degli iscritti calabresi al Goi, gli chiese perché volesse anche gli elenchi di tutti i massoni iscritti al Goi. La risposta è stata: "dalle nostre verifiche è emerso che i massoni della Calabria hanno connessioni con i massoni del nord Italia e formulò l'ipotesi che la 'ndrangheta stesse occupando le regioni del Nord servendosi anche della massoneria. Quella che era un'intuizione di Cordova a distanza di 20 anni è realtà”.
Di Bernardo ha inoltre affermato di aver saputo dall'allora numero uno in Calabria che su 32 logge, 28 erano in mano alla ‘ndrangheta. Dopo le dimissioni, ha continuato, "sono stato crocifisso, i miei ritratti bruciati, ho ricevuto minacce inimmaginabili. L'allora ministro dell'Interno Mancino allertò il prefetto per farmi proteggere. Non ho potuto far capire ai miei confratelli le mie ragioni: ho lasciato una lettera che non è stata divulgata”.
“Ricordo - ha poi aggiunto durante l’escussione - una riunione a Palermo: credevo di trovarmi di fronte a tutti i fratelli e mi sentii dire dal numero uno della massoneria siciliana di non accettare l'invito del presidente del collegio regionale perché aveva a che fare con la mafia. Era un avvocato e avevo parlato con questa persona che mi era sembrata degna di ogni fiducia e rispetto”. "Mi dissi: c'è qualcosa che stride con i principi e la visione che mi sono sempre fatto della massoneria. Aprii un Osservatorio sulla Sicilia e proprio in quei mesi del 1990 il sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, fu arrestato in quanto membro della mafia. Feci in modo che immediatamente fosse sospeso dal Goi. La verità è che le cose che avvengono nelle realtà locali si vengono a sapere solo per caso anche se ci sono gli ispettori che dovrebbero controllare. Ma lo fanno?". Il sindaco di Castelvetrano fu sospeso e mandato davanti a giustizia massonica. Ma secondo quanto ha riferito Di Bernardo, che qualcuno sia condannato dalla giustizia massonica "è un evento eccezionale". "Stiamo assistendo oggi alla degenerazione della massoneria", ha concluso.
L’ex Gran Maestro ha poi rivelato di aver saputo di un traffico di armi attuato dal suo predecessore. Quanto alla P2, ha detto che quando furono sequestrati gli elenchi a casa di Licio Gelli, si disse che gli iscritti erano 800-900, mentre "io credo ci sia un altro elenco di oltre 3 mila nomi e su questo ho delle evidenze" raccontando che dopo la sua elezione a Gran Maestro chiese di incontrarlo il segretario personale del Gran maestro Battelli, che lo informò che una sera Gelli si era presentato portandogli un librone con tutti gli iscritti. "Battelli divenne paonazzo e disse al suo segretario personale: 'è qualcosa di assolutamente grave e pericoloso per l'Italia quello che ho visto'". Dopo la sua espulsione, Gelli chiese a Di Bernardo di poter rientrare nel Goi - "la P2 è sempre stata una loggia regolare all'interno del Goi" ha chiarito - ma Di Bernardo oppose il suo rifiuto. Oggi la Commissione parlamentare antimafia deciderà come procedere con l'inchiesta. Tra le ipotesi, anche la richiesta di intervento della Finanza per sequestrare gli elenchi degli iscritti in Sicilia e in Calabria a quelle obbedienze - come il Goi - che non hanno provveduto alla consegna dei dati.

Fonte ANSA

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