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matrimonio elic nicoteradi Emiliano Federico Caruso
La prefettura di Vibo Valentia ha chiesto lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune calabrese di Nicotera, di recente teatro di un discusso matrimonio in elicottero

La prefettura di Vibo Valentia, retta dal prefetto Carmelo Casabona, ha inviato al Viminale una proposta di scioglimento per infiltrazioni mafiose di Nicotera, la cui giunta comunale è stata già sciolta in passato, una prima volta nel 2005 con l’allora sindaco Adilardi Princivalle e una seconda nel 2010 con il sindaco Salvatore Reggio, che presentò anche un ricorso, poi respinto dal TAR, contro lo scioglimento.
I motivi sono gli stessi: condizionamenti della criminalità organizzata negli organi elettivi del Comune. Tanto per dirne una l’ex sindaco Salvatore Reggio vantava, per così dire, un fratello raggiunto da ben quattro mandati di cattura per omicidio e associazione mafiosa, e per questo latitante nei primi anni ’90.

Due storie, quelle del 2005 e del 2010, di società fantasma, affidamenti diretto di appalti e di una poco chiara gestione del porto turistico locale. Un festino che coinvolgeva vari consiglieri comunali oltre al sindaco e al suo vice, e che ha portato a un commissariamento di Nicotera finito solo nel 2012, quando vinse l’attuale sindaco Franco Pagano, sostenuto allora da importanti fette del centrosinistra e da Forza Italia.

Da febbraio di quest’anno tre commissari, il comandante della compagnia di Tropea Francesco Manzone, il capo di Gabinetto della Prefettura Roberto Micucci ed Ettore Cecere, dirigente della Questura, hanno quindi esaminato le varie attività della giunta di Nicotera, tra decreti, documenti vari, appalti, permessi, atti amministrativi e delibere, considerando anche i due scioglimenti del 2005 e 2010 e persino i legami che alcuni amministratori sembrano avere con i clan. Arrivando infine alla conclusione, condivisa dai tre commissari, che il Comune di Nicotera non è in grado di opporsi alle decisioni e alle influenze della criminalità organizzata locale.

Tra scioglimenti, indagini, prefetti, clan, amministratori collegati alla ’ndrangheta e sindaci di “larghe vedute”, nella storia di Nicotera troviamo anche il recente episodio di un matrimonio in elicottero nei cieli della cittadina (episodio che, va precisato, non è direttamente collegato con la richiesta di scioglimento inviata dalla Prefettura).

È una giornata di fine estate, e fa ancora caldo a Nicotera, una piccola cittadina calabrese popolata da poco più di 6 mila abitanti. Siamo nel centro storico, a piazza Castello, e nella chiesa centrale si sta celebrando un matrimonio di quelli classici nel sud Italia. Ma a un visitatore occasionale sarebbe apparsa subito agli occhi una certa ostentazione nella cerimonia, piuttosto fuori luogo in una piccola cittadina della Calabria: il centro storico è transennato, bloccato al traffico, e lo sarà per le successive tre ore, ci sono 600 invitati (un decimo della popolazione della cittadina), tra i quali nientemeno che lo stesso sindaco Franco Pagano e il suo vice Francesco Mollese, e poi si vedono macchine di lusso, Maserati, Ferrari e persino un elicottero che attende tranquillamente la fine della cerimonia sul retro della chiesa. Ma da questa chiesa, fresco di matrimonio, non esce un capo di stato, né un personaggio politico o dello spettacolo, ma un operaio trentenne, faccia da bravo ragazzo, elegantissimo nel suo giorno più bello, a braccetto con la graziosa moglie Aurora.

Ma lui, a Nicotera, non è uno qualsiasi, si chiama Antonio Gallone, ma lì lo chiamano tutti Nino, ed è piuttosto conosciuto alle forze dell’ordine. L’omonimo nonno, arzillo ottantenne di Nicotera Marina conosciuto come “U Pizzichiju”, venne messo ai domiciliari lo scorso anno: coltivava con amorevole cura un centinaio di piantine di marijuana. Una tradizione ereditata dal nipote Nino, che qualche anno prima, nell’estate del 2011, si fece anche lui trovare dai carabinieri mentre coltivava altre piantine, 600 questa volta, ad “Acquafresca” del Poro, nel comune di Spilinga. Una storiella per la quale Nino, a differenza del nonno, finì ai servizi sociali.

Un’ombra, questa della famiglia Gallone, che coinvolse anche il padre di Nino, Giuseppe. Mai indagato per associazione mafiosa, Giuseppe “Pino” Gallone ha comunque il suo nome scritto negli atti dell’inchiesta “Dinasty” concentrata sul clan dei Mancuso, un’indagine antimafia che nel 2003 definì la cosca calabrese come “l’associazione mafiosa finanziariamente più potente d’Europa”.
Un clan, i Mancuso, con una storia criminale tra le più solide del paese: da Giuseppe Mancuso, ora in carcere duro, considerato il capo dell’ala militare del clan, a Pantaleone “Luni Scarpuni” Mancuso, tra i vertici della cosca calabrese, fino a Luigi Mancuso il quale, dicono alcuni pentiti, nel 1992 negò l’appoggio dei clan della ’ndrangheta all’allora nascente strategia stragista contro lo Stato.
E i Mancuso, qualcuno mormora a Nicotera, sembra siano persino imparentati con lo sposo, Antonio Gallone. Una circostanza finora respinta dalla magistratura a parte, sembra, un legame tramite la nonna di Antonio, cugina di un trisavolo di un affiliato al clan Mancuso. Una parentale molto lontana, quindi. Va precisato, inoltre, che nel costume dei clan mafiosi può essere definito “parente” anche chi ha fatto, per esempio, da padrino o da testimone di nozze, senza che debba per forza esserci un legame di sangue.

Ma torniamo a quel matrimonio nella piazza centrale di Nicotera. L’elicottero, un piccolo Rototech scuro, prende a bordo i due sposi per un romantico volo sopra le isole Eolie, prima di riportarli tra i 600 invitati. Tra l’elicottero, le macchine di lusso, il traffico bloccato e i sospetti di forti legami con i clan c’è una sorta di sensazione di già visto. La scena sembra troppo simile a quella del 20 agosto dello scorso anno, quando davanti alla chiesa di Don Bosco a Roma un elicottero sparse petali di rosa sopra al funerale di Vittorio Casamonica. E l’ostentazione di lusso e potere non è l’unico legame tra il matrimonio dei Gallone e il funerale del presunto “Re di Roma”.

A dirigere le operazioni di manovra dell’elicottero sul quale si trovano Nino e Aurora troviamo infatti una vecchia conoscenza: Enrico Abbagnale, il pilota di Pompei che lo scorso anno si prese una sospensione di 33 mesi dall’Enac proprio perché a pilotare l’elicottero dei petali di rosa (sempre di proprietà della Rototech) c’era proprio lui. Una sospensione che non sembra aver fermato il “senso del dovere” di Abagnale. Lui, infatti, a quel piccolo elicottero del matrimonio non ci si è nemmeno avvicinato, si è limitato a dare istruzioni al pilota rimanendo a terra. Per questo nei prossimi giorni entrambi i piloti, sospesi, verranno interrogati dalla Procura di Vibo Valentia.

Subito dopo il matrimonio gli inquirenti esaminano decine di filmati pubblicati su internet e la lista dei 600 invitati, tra i quali sembra fossero presenti anche alcuni nomi noti alle forze dell’ordine per legami con i clan calabresi. Nello stesso momento inizia lo sport nazionale italiano: lo scaricabarile.
Comincia proprio il sindaco Pagano, che insieme a Gregorio Milidoni, comandante dei vigili urbani, e Carmelo Giampa, direttore dell’ufficio tecnico, dice di non sapere assolutamente nulla di tutta questa storia. Al matrimonio lui ci era andato il minimo indispensabile per fare presenza, direttamente al ristorante e poi è andato via. In seguito sembra ricordare: c’è stata sì una richiesta, ma se ne sono occupati l’ufficio tecnico di Giampa insieme ai vigili urbani di Milidoni, e l’atterraggio era previsto in un campo sportivo. In effetti l’elicottero sembra fosse effettivamente partito dal campetto, salvo poi atterrare in pompa magna nella piazza di Nicotera.

Ora, tra abusi d’ufficio e rischi per la pubblica incolumità (i reati ipotizzati dalla magistratura), per avere bloccato il traffico per tre ore, trasformando il centro storico di Nicotera in una proprietà privata dei Gallone, è evidente che siano state rilasciate delle autorizzazioni, o che quantomeno qualcuno sapeva.
Mentre gli esponenti del PD locale chiedono le dimissioni del sindaco Franco Pagano, in seguito alla sua inquietante affermazione che “I Mancuso hanno cose più importanti da fare che pensare all’organizzazione di un matrimonio” a Rai 3 Calabria, sta ora nelle mani del Ministro dell’interno, Angelino Alfano, la decisione di accettare la proposta di scioglimento avanzata dalla Prefettura di Vibo Valentia, trasferendola poi al Consiglio dei ministri per la decisione definitiva.
Decisione che rischia di portare la giunta comunale di Nicotera al terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose in poco più di dieci anni.

In foto: l'arrivo degli sposi in elicottero (repubblica.it)

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