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caridi antonioOperazione “Mammasantissima” 4 arresti e una richiesta per un senatore
di Francesca Mondin

Una struttura segreta di vertice, composta dai cosiddetti “invisibili”, colletti bianchi che manovrano l'infiltrazione della 'Ndrangheta nei vari livelli istituzionali. Una “cupola” mafiosa, portata allo scoperto dalle indagini coordinate dal procuratore della Dda Giuseppe Lombardo, occulta anche agli affiliati dell'organizzazione, eccetto i grossi boss. E' questa la faccia nascosta della 'Ndrangheta che emerge dall'operazione “Mammasantissima” che oggi ha portato all'arresto di quattro persone che secondo gli inquirenti dimostrano l'esistenza di questa struttura segreta. I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip Domenico Santoro, sono: gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano, entrambi già in carcere, l'ex dipendente della Regione Francesco Chirico e l'ex sottosegretario regionale Alberto Sarra.
E' stata inoltre inviata alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato la richiesta d'arresto del senatore di Gal Antonio Stefano Caridi (in foto).

La trasformazione e la capacità di infiltrazione della 'Ndrangheta in questi anni ha portato a queste nuove dinamiche. “La 'ndrangheta - spiega il procuratore de Raho - si muove con questa componente riservata alla quale aderiscono solo persone totalmente ignote alla base”. I quattro arrestati “finiscono per essere componenti di questo gruppo elitario di livello superiore - continua il procuratore - dal quale partono le strategie che devono poi infiltrare l’economia nell’ambito poi dei soggetti che sono stati ritenuti affidabili” come “appunto Caridi Antonio Stefano”.

Nello specifico, questa struttura, spiega il comandante del Ros Giuseppe Governale “costruisce gli uomini da infiltrare ai vari livelli del mondo istituzionale” e non si limita al locale ma “tenta di farlo anche nel Parlamento nazionale e addirittura in quello europeo”.
Il progetto che i due avvocati avrebbero cercato di coordinare infatti partirebbe dal locale: nel 2002 Paolo Romeo e Giorgio De Stefano sarebbero riusciti a interferire in modo determinante nelle elezioni che portarono alla vittoria Giuseppe Scopelliti (che dimettendosi lasciò il posto in regione ad Alberto Sarra) e di Pietro Fuda come presidente della Provincia.

Il senatore Antonio Caridi
Non lascia spazio ad incertezze il procuratore Cafiero de Raho quando spiega che il senatore “è soggetto strumentale rispetto alle finalità che quella stessa componente riservata segreta si pone nell’ambito del proprio progetto politico e economico”.
Dall'inchiesta emerge come la carriera politica di Antonio Caridi sembrerebbe essere stata “agevolata” dall'appoggio dalle cosche calabresi.
A casa del boss Giuseppe Pelle si sente, in un'intercettazione, parlare di avvicinare il politico: “Questo lo dovete avvicinare perché questo è un … un assessorato importante per le banche e per tutto! … omissis … l’attività produttiva viene qua a Reggio. A coso … Caridi … Questo qua dovete avvicinare …”.
Il senatore, agli atti dell'inchiesta, “fruiva dell’appoggio della ‘ndrangheta, cosca De Stefano, in occasione di tutte le consultazioni elettorali alle quali prendeva parte, dalla prima candidatura (elezioni comunali 1997) alle elezioni regionali del 2010”. E ancora “del clan Crucitti e Audino in occasione delle elezioni regionali del 2005”. Per le comunali del 2007 e le regionali del 2000 cambierebbero le famiglie ma resterebbe quel sistema.
A questo si aggiunge l'accusa che per agevolare l'associazione criminale avrebbe abusato del proprio potere decidendo nomine, effettando assunzioni pilotate e guidando finanziamenti “mediante l’uso deviato del proprio ruolo pubblico, delle cariche di volta in volta ricoperte all’interno del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, della Giunta Comunale di Reggio Calabria, del Consiglio Regionale della Calabria, della Giunta Regionale della Calabria e del Senato della Repubblica”.

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