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gallace antonio da romatodaydi Emiliano Federico Caruso
Ricercato da quattro anni e considerato tra i boss del clan omonimo, Gallace è stato infine tradito dall’organizzazione della sua festa di compleanno.
Aeroporto di Valencia, Spagna, è la sera dell’8 marzo, in mezzo a turisti e viaggiatori si nascondono, ben vigili, alcuni poliziotti di Roma insieme ai loro colleghi del Grupo de Localizaciòn de Fugitivos iberico, e non si trovano lì per caso, stanno aspettando qualcuno. Alle 20.30, fuori dall’aeroporto, arriva una Land Rover dalla quale scende un individuo che somiglia molto alla persona che gli investigatori stanno cercando, anche se non ne sono sicuri. Iniziano quindi a pedinarlo fino all’interno dell’aeroporto, dove l’uomo sembra stia aspettando qualcuno, e avvicinandosi gli agenti scoprono che è proprio la persona che stanno cercando da anni.
L’uomo viene bloccato e gli vengono chiesti i documenti, che risultano intestati a un’altra persona, e stranamente non oppone la minima resistenza, anzi si congratula con gli investigatori per la loro abilità. Quell’uomo, che viene subito arrestato, poi portato negli uffici della Polizia di Valencia e da qui trasferito in carcere, non è uno qualsiasi. Si chiama Antonio Gallace, 46 anni, considerato uno dei boss del clan omonimo della ’Ndrangheta, originario di Guardavalle e molto attivo nell’intera fascia ionica tra Catanzaro e Reggio Calabria e nel litorale romano, in particolare ad Ardea, Anzio e Nettuno.
Latitante da almeno quattro anni, Gallace era stato condannato nel 2012 a cinque anni di prigione dal tribunale di Milano per detenzione illegale di armi ed estorsione, oltre a essere indagato per alcuni incendi dolosi ai danni di attività commerciali nei dintorni di Milano e per alcune infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Lombardia, che gestivano il passaggio di droga proveniente dal Sud America e dalla Spagna. Un curriculum criminale, quello di Antonio Gallace, che gli aveva fatto meritare un mandato di cattura internazionale.
Già legato alla famosa Faida dei boschi il clan Gallace, che aveva iniziato la sua ascesa criminale negli anni ’50 lucrando appunto sugli appalti forestali di Guardavalle, era piuttosto attivo anche nel campo dell’edilizia a Nettuno, in questo caso insieme alla cosca dei Novella. Ma non finì bene: nei primi anni del duemila i rapporti tra i due clan si incrinarono a tal punto che il boss Carmelo “compare Nunzio” Novella fu costretto a fuggire a nord, dove venne ucciso il 14 luglio 2008 dietro ordine di Vincenzo Gallace, che non aveva mai perdonato le idee separatiste dell’ex complice. Un sodalizio, in verità, già minato dalle operazioni Mythos e Appia della DDA di Catanzaro e Roma, che nel 2005 portarono anche allo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Nettuno, ormai diventato un punto di snodo per il narcotraffico.
Nonostante la separazione dai Novella, il clan Gallace riuscì comunque a mantenere altre solide alleanze, in particolare la cosca Romagnoli di Roma, attiva nel traffico di droga proveniente dal Sud America tramite l’aeroporto di Fiumicino e poi spacciata nei quartieri romani di Torre Maura, Prenestino, Magliana, Casilino e san Basilio, fino ad Acilia e Velletri. Un’alleanza smantellata dai 23 arresti dell’operazione Itaca nell’estate del 2013.
Ma torniamo ad Antonio Gallace e alla sera dell’8 marzo nell’aeroporto di Valencia. Quella degli investigatori di Roma e del Grupo de Localizaciòn de Fugitivos non è stata un’operazione improvvisata, ma l’ultimo tassello di un’indagine iniziata alcuni mesi prima. Una volta accertato che Gallace si era rifugiato in Spagna dopo essere fuggito dall’Italia, le indagini vennero infatti estese fino a controllare i movimenti dei parenti stretti del boss. Furono proprio questi controlli trasversali, uniti alle intercettazioni, a permettere agli investigatori di scoprire che i parenti sarebbero partiti dall’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio alle 19.20 dell’8 marzo, per giungere a Valencia un paio d’ore dopo per festeggiare il compleanno di Antonio Gallace, previsto per il 10 marzo. Una volta intuito che il boss si sarebbe recato di persona ad accogliere i parenti all’aeroporto, al termine di una vera e propria attività di intelligence non è stato difficile per gli investigatori mettere fine alla carriera criminale del ras di Catanzaro.

In foto: Antonio Gallace fermato dalla polizia all'aeroporto di Valencia in Spagna (da romatoday.it)

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