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matacena amedeo 1Si aggrava la posizione dell'ex parlamentare, Mattiello: “Governo agisca"
di AMDuemila
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha decretato il rigetto del ricorso presentato dai legali dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena (in foto). L’istanza chiedeva l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto della moglie dell'imprenditore, Chiara Rizzo, e dell'ex ministro Claudio Scajola. L’accusa che pende su Matacena è di aver tentato di schermare il proprio patrimonio per sottrarlo ad un eventuale sequestro da parte della magistratura, di qui l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. I legali di Matacena, Caccavari e Politi, hanno presentato un ricorso per violazione di norme procedurali e nel merito, ma la Cassazione ha dato loro torto. Si aggrava quindi ulteriormente la posizione dell'ex parlamentare latitante a Dubai da ormai tre estati a seguito della sentenza di condanna per un altro processo, per il quale deve scontare tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

"Il cerchio attorno alla latitanza di Matacena si stringe, ora il Governo può chiuderlo” ha dichiarato il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. "La decisione della Cassazione - ha osservato - è particolarmente pesante nella vicenda che ha ad oggetto la latitanza di Matacena. Infatti se la Cassazione avesse annullato l'ordinanza di custodia cautelare, sarebbe rimasta a motivare l'estradizione soltanto (si fa per dire) la sentenza di condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, titolo questo da un lato riconosciuto non senza difficoltà dalle autorità non italiane e dall'altro sottoposto all'attenzione della Corte europea dei diritti dell'uomo, come per altro ha recentemente dimostrato la contraddittoria vicenda Contrada. Insomma: se l'unico motivo di estradizione fosse rimasto l'esecuzione della condanna definitiva, qualche spiraglio sarebbe rimasto aperto per tenere in sospeso l'estradizione. Invece no. Ora spetta al Governo italiano chiudere questa vicenda, firmando al più presto il trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi, chiedendone l'immediata efficacia almeno - ha concluso il deputato - sulle situazioni pacificamente e reciprocamente riconosciute".

Fonte ANSA

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