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pistola-e-soldidi AMDuemila - 26 marzo 2014
Lo studio dell’istituto Demoskopika: meglio di Deutsche Bank e McDonald’s messi insieme
53 miliardi di euro annui, quasi 400 ‘ndrine attive in 30 Paesi e un esercito di 60mila affiliati. Sono le quote della ‘Ndrangheta, elencate dallo studio dell’istituto Demoskopika che ha stimato il giro d’affari della mafia calabrese: pari al 3,5% del PIL italiano relativo al 2013. Meglio dei due colossi Deutsche Bank e McDonald’s messi insieme.
La ‘Ndrangheta, che dal cuore dell’Aspromonte si ramifica in tutti i continenti, dimostra ancora una volta di avere tutti i numeri per presentarsi come l’organizzazione criminale più potente sul versante economico, sorpassando la Sacra Corona Unita pugliese, la Camorra napoletana e perfino Cosa nostra in Sicilia. Solo 24,2 miliardi sono tutti riconducibili al traffico di stupefacenti, considerata l’attività illecita più redditizia. Non a caso, è la mafia calabrese a detenere la quasi totalità del monopolio di importazione della cocaina, che dal Sudamerica tramite broker affiliati alle cosche approda nelle piazze di spaccio europee attraverso le vie più disparate, dalle doppie valige in aereo, ai sommergibili, ai container.

Segue immediatamente dopo il riciclaggio, che porta nelle tasche della ‘Ndrangheta 19,6 miliardi di euro, mentre 2,9 miliardi fruttano invece l’estorsione e l’usura. Fruttano 2,4 miliardi di euro gli appalti pubblici e 1,3 miliardi di euro il gioco d’azzardo. Con i proventi del traffico di armi ci si ricavano “solo” 700 milioni di euro, 670 con i rifiuti illeciti, 370 con la prostituzione, 330 milioni di euro con la contraffazione, mentre le ultime briciole (appena 130 milioni di euro) derivano dall’immigrazione clandestina.
“La ‘Ndrangheta è percepita come una componente “normale” dal mondo produttivo”. Ad affermarlo è Raffaele Rio, economista e autore dello studio di Demoskopika. “Si arriva ad una situazione paradossale per cui l’insieme delle attività vessatorie nei confronti delle aziende, dal racket all’usura, dagli incendi dolosi alle rapine, fino ai meccanismi più sofisticati di infiltrazione nel mercato, sembrano ormai costituire un sottofondo latente, uno scenario inevitabile delle loro attività. In questo quadro - prosegue Rio - la criminalità organizzata calabrese rappresenta un evidente ostacolo che grava pesantemente sullo sviluppo del territorio”. Tradizione e innovazione sono i due baluardi della ‘Ndrangheta, che è riuscita ad esportare il suo sistema criminale grazie alla sua capacità di adattarsi ai più diversi contesti, avvalendosi della tecnologia pur mantenendo intatte le sue tradizioni. La ‘Ndrangheta, continua Rio, “dal punto di vista economico scoraggia la libera iniziativa, altera il mercato e i meccanismi della concorrenza, crea monopoli basati sull’intimidazione e l’interesse privato; dissemina paura, determina sprechi e inefficienze. Sul versante sociale genera il consenso di pochi e l’acquiescenza di molti che, per quieto vivere, per interesse o per paura, preferiscono far finta di non vedere e perfino sottostare alle richieste dei criminali, piuttosto che denunciare e schierarsi apertamente contro di essi. Queste trasformazioni - conclude - finiscono per avvicinare alla criminalità organizzata strati sempre più ampi di popolazione che, pur non appartenendo alle famiglie mafiose e non volendo condividere nulla degli affari dei boss, sono in qualche modo condizionati da una presenza che trae la sua forza dalla capacità di esercitare un capillare controllo del territorio”.
Tra i territori più permeabili all’infiltrazione vi è al primo posto l'Australia (19 'ndrine), segue la Colombia (14 'ndrine), la Germania (12 'ndrine) e il Canada (10 'ndrine). Risulta essere invece tra le mete predilette dalla ‘Ndrangheta il Togo, per traffico di rifiuti illegali o di pietre preziose, ma anche la Tahilandia e le Antille olandesi.
Tornando nella penisola ed escludendo la Calabria (dove sarebbero 141 le organizzazioni criminali mafiose) sono 122 i sodalizi che si sono insediati attivamente oltre i confini regionali: in cima alla lista troviamo Piemonte, Liguria, Lazio e Lombardia. Solo in provincia di Reggio Calabria risulterebbero invece operanti 74 'ndrine che possono contare su circa 10 mila 'ndranghetisti.
Dal 1991 ad oggi, prosegue ancora lo studio, sono 82 i comuni sciolti per 'Ndrangheta, 76 dei quali in Calabria. Le operazioni pervenute alla Direzione Nazionale Antimafia in Calabria sono state complessivamente 2.827 con un'attenzione primaria sugli enti creditizi con 2.023 episodi, pari al 71,6% del totale, seguiti dalle agenzie di affari in mediazioni immobiliare (10,8%) i ragionieri con l'8,6%, la pubblica amministrazione con il 4,6%, gli intermediari finanziari con il 2,7% e, infine, le società fiduciarie ed i notai con l'1,7%.
L’Istituto Demoskopika stima inoltre che le attività criminali dell’usura e del racket, soltanto in Calabria, prenderebbero di mira oltre 40 mila commercianti e operatori economici provocando una mancata crescita calcolabile in 3,5 punti della totale ricchezza prodotta in Calabria, pari a circa 1,2 miliardi di euro.

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