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lo-giudice-antonino0di Miriam Cuccu - 15 novembre 2013
Lo scorso 6 giugno doveva deporre al processo "Archi-Astrea" a Reggio Calabria, nel quale sono imputate le più potenti cosche della 'Ndrangheta reggina. Invece nei tre giorni precedenti non aveva più dato sue notizie. Il pentito di 'Ndrangheta Antonino “Nino” Lo Giudice (foto) era scomparso, lasciando dietro di sé solo un memoriale nel quale ritrattava le sue deposizioni. E una pen drive con delle immagini dove il collaboratore diceva “Non mi cercate, tanto non mi troverete mai”.
Questa mattina, invece, la squadra mobile di Reggio Calabria l'ha individuato, e arrestato, in un appartamento alla periferia della città, da dove probabilmente non era mai andato via dopo essersi allontanato dalla località segreta dove viveva agli arresti domiciliari.
Lo Giudice aveva dichiarato davanti ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, al tempo in cui era diretta da Giuseppe Pignatone (oggi Procuratore della Repubblica di Roma) le proprie responsabilità in merito a tre attentati risalenti al 2010. L'esplosione di un ordigno davanti al portone della Procura generale di Reggio Calabria, l'attentato incendiario di fronte all'abitazione di Salvatore Di Landro, Procuratore generale di Reggio Calabria, e la presenza di un bazooka davanti agli uffici della Dda (un'intimidazione ai danni di Pignatone) segnalata alla Polizia da una telefonata anonima. Per questo è stato condannato a sei anni e quattro mesi di reclusione. Gli episodi farebbero parte di una strategia della tensione messa in atto dalla 'Ndrangheta contro la magistratura del capoluogo calabrese.

Lo Giudice, prima di aver fatto perdere le sue tracce, aveva lasciato un video memoriale nel quale ritrattava tutte le dichiarazioni rese fino a quel momento. Sulla sua fuga “nessuno ha contribuito, nè ci sono stati complici” in quanto “non potevo fidarmi più di nessuno” aggiungendo che era stato costretto e “spronato da più parti” nello specifico da Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino, aggiunto alla procura reggina, Beatrice Ronchi, sostituto procuratore alla Dda e Renato Cortese ex capo della Mobile di Reggio Calabria, oggi capo della Mobile di Roma. Ora, di tutto questo, dovrà rispondere ai magistrati.
lo-giudice-antonino”E’ l’ennesima operazione, forse la più significativa, che viene fatta nella città di Reggio Calabria perchè dimostra che lo Stato è presente e non è inquinato, come è stato detto quando Lo Giudice si è allontanato” ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho “Ancora una volta la professionalità della Polizia di Stato e dei magistrati della Dda hanno consentito di cancellare le illazioni che in questi mesi sono state ripetutamente diffuse. Lo Giudice verrà interrogato e verrà chiarito ogni aspetto del suo comportamento”.
Nino lo Giudice era il collaboratore di giustizia su cui si era basato il lavoro del sostituto Gianfranco Donadio, a suo tempo incaricato dall'oggi presidente del Senato Piero Grasso di fare luce sulle indagini tuttora aperte in merito alle stragi del '92 e '93, in particolare sul ruolo che avrebbero ricoperto elementi riconducibili ai servizi segreti e ad ambienti “deviati” dello Stato. Il pentito di 'Ndrangheta accusa nel suo memoriale anche Donadio per essere stato costretto a fare nomi di persone a lui sconosciute, tra cui “faccia di mostro”, descritto come un killer dal volto sfigurato per un colpo di arma da fuoco che sarebbe coinvolto in molti dei misteri italiani, dalla strage di Capaci all’omicidio del poliziotto Antonino Agostino. Il superprocuratore Franco Roberti il 6 settembre aveva avocato su di sé le indagini precedentemente seguite da Donadio. In seguito ci fu poi una fuga di notizie, su Il Sole 24 ore e L’Ora della Calabria in merito al resoconto di due riunioni nel quale il pm aveva esposto gli sviluppi di un’indagine. Lo Giudice, arrestato la prima volta per estorsione e associazione mafiosa, ha portato avanti una collaborazione con la giustizia molto discussa, culminata con la fuga risalente allo scorso giugno e con la ritrattazione. Un pentito che avrebbe molto da raccontare su una serie di episodi ancora tutti da chiarire e che ora dovrà nuovamente rendere conto alla magistratura reggina delle sue azioni.

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