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carabinieri-web0di AMDuemila - 17 luglio 2012
Rilasciavano certificati sanitari che accertavano patologie neuropsichiatriche incompatibili con il carcere, al fine di favorire esponenti delle cosche di 'Ndrangheta. Per questo con l'operazione odierna, denominata “Villa Verde”, sono finiti in manette quattro medici e due mogli di esponenti della criminalità organizzata. Ad eseguire l'ordinanza di custodia emessa dal Tribunale di Catanzaro sono stati gli uomini del Ros e del Comando provinciale di Cosenza. I reati contestati sono quelli di corruzione in atti giudiziari, falsa perizia, false attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, abuso d'ufficio, procurata inosservanza di pena e istigazione alla corruzione, aggravati dalle finalità mafiose.


Al centro dell'indagine ci sono i rapporti di complicità tra alcuni medici e le cosche Forastefano di Cassano Jonio e Arena di Isola Capo Rizzuto (Crotone), finalizzati a evitare il carcere agli affiliati. Due dei camici bianchi sono in servizio alla struttura sanitaria "Villa Verde" di Cosenza, uno è primario in una struttura pubblica a Reggio Calabria e l'altro è medico legale a Catanzaro.
Così i boss della 'Ndrangheta diventavano improvvisamente pazzi e per aumentare la gravità delle patologie ai loro assistiti, i medici corrotti erano pronti anche a sostenere metodi «classici» come il dimagrimento pilotato, per aggravare appunto la loro condizione fisica e riscuotere davanti ai giudici la certezza di sottrarsi al regime carcerario. Un contributo importante alle indagini è stato dato, oltre che le intercettazioni telefoniche e ambientali, anche dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia legati al clan Forastefano, Lucia Bariova, Salvatore Lione e Samuele Lo Vato.
Secondo l'inchiesta era Luigi Antonio Ambrosio, direttore sanitario della clinica Villa Verde, il personaggio principale del meccanismo per ottenere la scarcerazione. Insieme a lui sono stati arrestati Franco Antonio Ruffolo, 58 anni medico psicologo nella stessa struttura, il medico legale Massimiliano Cardamone (37), il primario del policlinico Madonna della Consolazione di Reggio Calabria Gabriele Quattrone (63) e le mogli di Antonio e Pasquale Forasefano, rispettivamente Caterina Rizzo (43) e Patrizia Sibarelli (30). Secondo quanto emerso dalle indagini, Rizzo, Ambrosio e Quattrone sarebbero stati coinvolti in un episodio di corruzione. In particolare la Rizzo ha avrebbe dato denaro a Quattrone tramite Ambrosio. Anche la Sibarelli avrebbe offerto denaro a un consulente ma in questo caso il tentativo non sarebbe andato a buon fine perche' non ha accettato. Il medico legale Cardamone invece avrebbe firmato una perizia a favore del boss Nicola Arena di Isola Capo Rizzuto (Crotone) dimenticando di segnalare che era incompatibile in quella occasione. Non solo. La diagnosi era demenza mentre, hanno rilevato i magistrati, solo cinque giorni prima aveva rilasciato una lucida intervista a una tv nazionale.

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