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arresto-cal-webdi Lara Borsoi - 30 maggio 2012 - VIDEO
Questa mattina sono stati arrestati dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria il boss della cosca Nasone-Gaietti, Virgilio Giuseppe Nasone di 68 anni, Arturo Burzomato (22), Carmelo Calabrese (40), Matteo Gaietti (43), Francesco Libro (38), Antonino Nasone (31), Domenico Nasone (29), Domenico Nasone (43), Francesco Nasone (40), Rocco Nasone (38), Pietro Puntorieri (24) e una donna Annunziatina Fulco (47).

I fermati sono stati accusati di associazione mafiosa e estorsione per aver imposto il pizzo alle ditte in forza per la costruzione del sesto macrolotto dell'autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria) nella percentuale del 3% in base al valore dell'appalto. La donna invece,  è stata accusata di essere il collante tra la cosca e il fratello Giuseppe Fulco tutt'ora detenuto.

La richiesta del pizzo, se così si può dire, avveniva correlata di minacce pesanti. Ovvero se le imprese si rifiutavano di pagare i mezzi di lavoro sarebbe stati danneggiati seriamente.
Secondo gli inquirenti con questi arresti è stato possibile scomporre la cosca mafiosa di Scilla. Un'operazione complessa iniziata un anno fa, con il fermo di Giuseppe Fulco, classe 71, arrestato in flagranza di reato per estorsione, tutt'ora detenuto e accusato di aver estorto 6 mila euro ad un imprenditore impegnato nei lavori di manutenzione nella statale 18 tra Scilla e Favazzina.
Le indagini partite dalla denuncia di un imprenditore che non si è voluto piegare al volere della 'ndrangheta, rafforzate dal sistema “Sciamano”,avevano poi appurato che erano state prese di mira anche le aziende al lavoro sulla A3. Da lì è partita l'operazione denominata “Alba di Scilla” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria.
Oltre ad eseguire gli arresti i Carabinieri hanno applicato i sigilli a 32 beni immobili.

Il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino durante la conferenza stampa ha voluto sottolineare quanto sia importante il ruolo degli imprenditori
«Qui abbiamo la fotografia chiarissima di un percorso investigativo che rivela come il coraggio di un imprenditore sottoposto ad intimidazione possa trovare ascolto e protezione negli apparati dello Stato» e invita “ gli imprenditori a fare la loro parte”.
Inoltre ha spiegato che «Il project manager del contraente generale dei lavori sull'A3 nei mesi scorsi aveva inviato una lettera alla prefettura e alla procura per sollecitare una maggiore attività di controllo e di vigilanza, di prevenzione sul territorio lamentando che la pressione della criminalità organizzata stava creando una situazione di allarme alle aziende. Quando è arrivata la lettera stavamo già indagando ma non potevamo dirlo e oggi abbiamo raggiunto questo importante risultato». Prestipino ha aggiunto: «Mi auguro che il contraente generale inviti gli imprenditori a essere collaborativi. Solo con la combinazione tra la collaborazione delle ditte e le forze investigative si possono raggiungere risultati». «Le indagini confermano la spartizione tra le cosche della 'ndrangheta dei lavori sull'Autostrada, ed è auspicabile che altri imprenditori si ribellino con determinazione a questi soprusi poichè è con la parte buona delle imprese che si può costruire una realtà migliore».
Il procuratore aggiunto ha voluto sottolineare anche come:«la struttura della 'ndrangheta è sempre più caratterizzata dal vincolo familistico per limitare i danni derivanti da eventuali collaborazioni con la giustizia».

Valutazione più tecnica per il procuratore facente funzioni Ottavio Sferla che ha spiegato che le aziende per saldare il “conto” con la 'ndrangheta ricorrevano a inganni contabili e sovraffaturazioni. «In un'intercettazione un imprenditore si lamenta perchè i controlli stringenti della Capitaneria di Porto non gli permettevano di fare la sovrafatturazione che serviva a coprire i costi della tangente». Il procuratore Sferla inoltre in merito all'operazione ha detto:«È un'operazione di assoluto valore concreto e simbolico con cui è stata disarticolata la cosca mafiosa di Scilla che taglieggiava le imprese impegnate sulla A3. L'operazione è frutto di un intenso lavoro investigativo eseguito dal comando provinciale dei carabinieri cui hanno anche contribuito i colleghi pm Ferracane e Cerreti, che ha permesso di fare luce su tutta una serie di atti di intimidazione che di cui sono state vittime le imprese esecutrici dei lavori. L'attività estorsiva è uno degli aspetti che connotano l'attività parassitaria della 'ndrangheta, come di altre organizzazioni mafiose, che mette in discussione l'autorità dello Stato».

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