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carabinieri-web2di AMDuemila - 24 febbraio 2012
Si erano infiltrate nell'appalto per i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della Statale 106, nel tratto compreso tra Reggio Calabria e Melito Porto Salvo, imponendo la fornitura di beni e servizi, le cosche Ficara-Latella di Reggio e Iamonte di Melito, colpite stamani dall'operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio che hanno sottoposto a fermo cinque presunti affiliati. Le due cosche, secondo quanto emerso dalle indagini della Dda, avevano chiesto una mazzetta del 4% all'impresa che aveva vinto l'appalto, ognuna per il tratto ricadente sul territorio di propria competenza, ma invece di prendere il denaro avevano imposto la fornitura dei servizi.

Ciò che le cosche non potevano aspettarsi è stata la decisione dei dirigenti della società Cogip di Catania che subito dopo le prime richieste hanno fatto sapere agli affiliati che non solo non avrebbero pagato, ma anzi si sarebbero rivolti ai carabinieri. Ed è cosìche questa mattina sono stati sottoposti a fermo Filippo Fontana, di 53 anni, Giovanni Gullì, di 34, Salvatore Minniti di 51, Luigi Musolino di 36 e Domenico Musolino di 36 (titolare di un'impresa che forniva mezzi d'opera a nolo alla ditta vittima del tentativo) con l'accusa, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata dall'aver favorito un sodalizio mafioso.
“Le indagini - ha detto Pasquale Angelosanto, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio - sono state attivate dopo la segnalazione dell'imprenditore che ha permesso di predisporre i servizi sul territorio per consentire il buon andamento del cantiere e la sicurezza delle persone che vi operavano. Questo comportamento ha consentito di costruire un'efficace risultanza investigativa con l'individuazione dei personaggi coinvolti, legate a due storici raggruppamenti di 'Ndrangheta come i Ficara - Latella e gli Iamonte”.
Diverse le intercettazioni inserite negli atti dell'inchiesta in cui sono state certificate le minacce.
“Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo!” Non solo. Gli indagati “sconsigliavano” addirittura di rivolgersi ad altre ditte per la fornitura di servizi e di opere, probabilmente, secondo gli investigatori, perché i subappalti dovevano essere affidate a ditte vicine alla cosca: “le ditte a cui avete richiesto i preventivi come quella di Bovalino non vanno bene!”. E quando il responsabile del cantiere ha fatto presente che ancora stavano eseguendo dei semplici lavori di messa in sicurezza e che le opere di ammodernamento non erano ancora iniziate, i due esponenti delle cosche lo hanno congedato con un eloquente “ci rifaremo sentire noi. Dite al vostro responsabile che prima di continuare i lavori si deve mettere a posto”. Dalle intercettazioni emerge anche la spartizione territoriale sui lavori operata dalle due cosche: “allora - dicono gli indagati - dal km 6+700 fino al semaforo di Pellaro è di competenza mia, dal semaforo di Pellaro fino al km 22+000 la competenza è divisa a metà tra la mia 'famiglià ed un'altra 'famiglià; dal km 22+000 fino al km 31+000 la competenza è delle persone che hai incontrato la scorsa volta adesso andiamo da loro”. Dalla ricostruzione fatta dai carabinieri, il professionista, dopo queste parole, viene portato in località Annà di Melito Porto Salvo dove ad attenderlo c'è un altro indagato il quale gli ha detto: “noi siamo i referenti della zona. Per il vostro quieto vivere dovete darci il 4% dell'intero importo dei lavori relativo alla posa delle barriere e del rifacimento del manto stradale. Un'impresa come la vostra non è che mo si perde per 60.000 euro”.
Ed al rifiuto del professionista le cosche reagirono piazzando, neanche 24 ore dopo, una bottiglia con della benzina vicino all'auto del professionista. Infine, contestualmente all'esecuzione dei fermi, i carabinieri stanno sequestrando beni per un valore di circa 20 milioni di euro ritenuti patrimonio delle cosche Ficara-Latella e Iamonte.

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